UN'ULTIMA FRASE {2009}

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GENNAIO

« ... tienimi sveglio, Dori  »

alla moglie che l'assisteva negli ultimi giorni

FABRIZIO CRISTIANO DE ANDRÉ (Faber -> Paolo Villaggio) cantautore

A. Genova—Pegli ¦via De Nicolay 12¦, 18.02.1940 12:00

Ω. Milano ¦istituto nazionale dei tumori · reparto ‘Solventi′ · stanza 9¦, 11.01.1999 02:30

 cancro ai polmoni [leggi qui]  link

« Dove è il mio orologio? »

Salvador Felipe Jacinto Dalí y Doménech (Salvador Dalí)

 pittore surrealista

A. Figueras ¦Calle Monturiol 20¦ [Catalogna], 11.05.1904 08:45

Ω. Figueras ¦Torre Galatea¦, 23.01.1989 10:15

 paralisi cerebrale, mortbo di Parkison  link

FEBBRAIO

« Ti prego, amico fammi volare. »

Richard Steven Valenzuela (Ritchie Valens) cantante e chitarrista

A. Pacoima ¦County Osteopathic Hospital¦ (contea di Los Angeles), 13.05.1941 00:56

Ω. pascolo a nord-est del Mason City Municipal Airport - Clear Lake (contea di Cerro Gordo) [Iowa], 03.02.1959 01:00

 trauma cranico-encefalico, fratture multiple  link

« Non possiamo viaggiare su quel catorcio! »

quando vide l'autobus che doveva portarli alla successiva tappa del tour

Charles Hardin HolleY (Buddy Holly) cantante, cantautore, chitarrista

A. Lubbock ¦1911 6th Street¦ [Texas], 07.09.1936 15:30

Ω. pascolo a nord-est del Mason City Municipal Airport - Clear Lake (contea di Cerro Gordo) [Iowa], 03.02.1959 01:00

 trauma cranico aperto, fratture e lesioni interne addominali  link

Nel 1959 fu organizzato il Winter Dance Party, un tour che avrebbe portato i nomi emergenti del rock & roll in giro per gli stati. Si aprì il 23 Gennaio in un locale di Milwaukee, nel Wisconsin. I partecipanti erano tre star del momento (Ritchie Valens, Buddy Holly, ‘The Big Bopper′) ed un gruppo (i Dion and the Belmonts). Valens con il suo primo singolo [Come on, let′s go! - audio • testo] in breve tempo aveva venduto mezzo milione di copie. Anche il suo primo "lato A" [Donna, La Bamba] — uscito nell'Ottobre 1958 — stava andando bene. Buddy Holly aveva lasciato il gruppo da lui creato nel 1957; aveva deciso d'intraprendere la carriera del solista, producendosi da solo. Insieme a lui c'erano: il chitarrista Tommy Allsup, il bassista Waylon Jennings e il batterista Charlie Bunch. Jiles Richardson era meglio conosciuto come ‘The Big Bopper′; questo soprannome se lo era guadagnato nel Maggio 1957 quando aveva messo in onda ben 1821 canzoni durante una maratona radiofonica in diretta durata cinque giorni, due ore e otto minuti (record mondiale). A parte Valens, appena 17enne, Holly e Richardson erano sposati ed aspettavano un figlio; quindi avevano particolarmente bisogno di soldi.  Il Winter Dance Party faceva tappa  in ventiquattro città ¦programma¦ nel corso di tre settimane ¦date¦. Praticamente ogni sera fino al 15 Febbraio ci sarebbe stata un'esibizione in posti anche molto distanti fra loro. Nei tre stati del Minnesota-Iowa-Wisconsin l'inverno poteva/può essere davvero rigido. Già nel viaggio verso Duluth in Minnesota, fra il 30 e 31 Gennaio, il riscaldamento del pullman smise di funzionare durante la notte! I musicisti — letteralmente congelati — parlarono di affittare un aereo. Il tour si sarebbe dovuto fermare l'indomani pomeriggio ad Appleton nel Wisconsin; ma il pullman andò in panne. Gli occupanti dovettero avvolgersi nelle coperte e bruciare giornali nel corridoio centrale... Meno male che arrivò il vicesceriffo della contea, avvertito da un automobilista. Con quattro macchine i musicisti furono portati a Hurley; invece Charlie Bunch finì al Grand View Hospital in Ironwood per congelamento! Gli esausti e arrabbiati musicisti arrivarono a Green Bay in treno. Durante la serata al Riverside Ballroom, mancando il batterista, Ritchie suonò la batteria per Buddy; questi lo fece per i Dion e questo ultimo per Ritchie. L'autobus — il sesto in dieci giorni — portò la comitiva a Clear Lake nello Iowa nella notte fra il e 2 Febbraio. Per percorrere 560 km impiegarono nove ore! Quel giorno, il 2 Febbraio, sarebbe stato di riposo se gli organizzatori non avessero fissato all'ultimo minuto un'esibizione al Surf Ballroom ¦locandina¦. I giovani avevano dormito poco e male nel vecchio autobus e per di più non si erano potuti nemmeno cambiare. Il bollettino meteo emesso alle 17:30 per la zona di Mason City-Clear Lake parlava di livello delle nuvole a 1,5 km [5000 piedi] e visibilità di massimo 16 km [10 miglia]>>. Alle 19:30 — quando i giovani musicisti arrivarono al locale — li stavano aspettavano ben 1200 teenager. La temperatura sotto zero ed il costo del biglietto (1,25 dollari anziché i soliti 0,75) non avevano scoraggiato questi ragazzi, molti dei quali accompagnati dai genitori. Il 23enne cantautore del Texas parlò con il proprietario del locale, Carroll Anderson, e gli chiese se poteva prenotargli un volo privato per Fargo, l'aeroporto più vicino all'esibizione del giorno dopo (Moorhead, lontana 579 km). Anderson conosceva un pilota del posto, Roger Peterson, che guarda caso lavorava per il Dwyer Flying Service, un aeroclub situato nel vicino Mason City Municipal Airport. Con 36 dollari a testa si poteva andare a Fargo in tre ore; Buddy Holly — che non ne poteva più delle scomodità di quegli autobus-frigorifero — prenotò anche per Tommy Allsup e Waylon Jennings. Così fu prenotato un piccolo aereo per mezzanotte e mezzo. Il concerto iniziò alle ore 20, i musicisti diedero il loro meglio; il pubblico in sala impazzì letteralmente. Verso le 22:30 ‘The Big Bopper′ chiese a Jennings se gli poteva cedere il posto perché era influenzato; in cambio gli avrebbe dato il suo nuovo sacco a pelo. Alle 23:20 circa tutti i musicisti salirono sul palco per il finale, Ritchie naturalmente fece il bis del suo travolgente cavallo di battaglia: La Bamba. Nel dietro le quinte, Holly si divertì a sfottere il collega: «Ti congelerai le chiappe su quel bus, Waylon!»; il collega rispose ridendo: «'Fanculo Buddy che possiate schiantarvi al suolo con quel trabiccolo». Era mezzanotte passata del giorno 3 quando tutti si trovarono fuori in attesa di partire: chi verso l'aeroporto e chi per un lungo viaggio nello scomodo autobus-frigorifero... Ritchie per l'ennesima volta chiese a Allsup di poter volare sull'aereo; allora il chitarrista — forse esasperato — tirò fuori mezzo dollaro e lo lanciò; al ragazzo chiese di chiamare, lui rispose <<Testa>> e... vinse! Così Ritchie prese il posto di Allsup. Nella zona di Mason City il "livello delle nuvole" era sui 1,8 km [6000 piedi], la visibilità massima 24 km [15 miglia], la temperatura -8 °C e venti da sud sui 25-32 nodi; inoltre un fronte freddo sarebbe passato su Fargo alle 2 invece che alle 4. I tre musicisti furono accompagnati al Mason City Municipal Airport dal proprietario del Surf Ballroom; la notte era gelida, ventosa e nevicava fitto. Intanto alle 23:55 Roger Peterson era arrivato all'aeroporto cittadino. Il ragazzo dall'Aprile 1958 poteva pilotare voli commerciali, di piccoli aerei s'intende; dall'Ottobre 1954 aveva accumulato 711 ore di volo, di cui 128 sui Beechcraft Bonanza. Il suo addestramento strumentale per un test di controllo era incompleto anche se aveva appena passato l'esame scritto. La certificazione per il volo strumentale l'aveva fallita il 21.03.1958 e quindi poteva solo pilotare a vista. Inoltre nell'ultima visita fisica gli era stata riscontrata una lieve ipoacusia all'orecchio destro; questo deficit auditivo l'aveva così obbligato a superare quel test. Il ragazzo viveva poco lontano dall'aeroporto e lavorava da un anno per il Dwyer Flying Service; era sposato dal 14.09.1958 con una coetanea. Alle 23:30 Peterson aveva telefonato all'Air Traffic Communications Station per sapere la situazione meteo. Nella zona di Mason City il <<livello delle nuvole>> era sui 1,8 km [6000 piedi], la visibilità massima 24 km [15 miglia], la temperatura -8 °C e venti da sud sui 25-32 nodi. Alle 00:15 i tre musicisti arrivarono alla mèta, andarono negli uffici del Dwyer Flying Service, pagarono il proprietario Jerry Dwyer e furono così portati all'hangar dove l'aspettava il pilota ed un Beech Bonanza modello 35, sigla identificativa N3794N, uscito dalla fabbrica il 17.10.1947. Montava un motore Continental E185-8 a cui restavano un totale di 40 ore alle principali revisioni periodiche. Da quando era stato acquistato nel Luglio 1958, il personale qualificato l'aveva sempre sottoposto a tutti controlli e alla manutenzione ordinaria. Il velivolo era dotato di radio ricevitori/trasmettitori, un navigatore Narca, un autopilota Lear (però non ancora operativo), tutti i necessari strumenti di navigazione, un pannello strumentale incluso un giroscopio Sperry F3. Tornando a quella notte, i passeggeri verso le 00:40 si sistemarono nell'abitacolo. Il pilota aspettò sulla pista 17 l'autorizzazione; intanto disse a Dwyer che avrebbe comunicato il suo piano di volo dopo essere decollato; poi chiamò nuovamente l'Air Traffic Communications Station per conoscere la situazione meteo fino a Fargo. Non era cambiato molto dall'ultimo aggiornamento: nuvole con precipitazioni sui 980 m/3000 piedi, visibilità 10 km circa, leggera nevicata, vento da sud a 37 km/h, pressione di 1011 mbar. Però il pilota non sapeva nulla di due segnalazioni emesse dall'US Weather Bureau alle 23:25 e 23:55: un fronte freddo profondo 160 km che gli si sarebbe parato davanti. Alle 00:55 Dwyer osservò il decollo: il suo piccolo aereo si alzò dalla pista da sud, accostò a destra, fece un'inversione a 180°, passò sopra da est, guadagnò altitudine e si diresse a nord. L'uomo da una piattaforma accanto alla torre di controllo continuò ad osservarlo: questi dopo una leggera deviazione a sinistra imboccò la direzione di rotta nord-ovest. Dwyer vide le luci sulle ali iniziare ad abbassarsi a circa cinque miglia di distanza; le seguì finché non scomparvero. Il pilota, avendo una visibilità nulla e raffiche a 50 nodi, si affidò alla strumentazione di bordo. L'aereo si inclinò verso destra finché non colpì il suolo ghiacciato ad una velocità di 270 km/h; continuò a scivolare per 150 metri fino a terminare la sua corsa su una rete di recinzione: erano le 01:00. Dwyer intanto aveva cercato di mettersi in contatto con Peterson senza riuscirci. Verso le 03:30, quando l'aereo doveva essere giunta a destinazione, dall'aeroporto di Fargo arrivò una chiamata preoccupata: quel Beech Bonanza non era atterrato. Per di più le condizioni erano davvero proibitive: una violenta tormenta di neve riduceva la visibilità a meno di tre metri! Dwyer comprese che era successo qualcosa di brutto; segnalò la scomparsa dell'aereo, ma fu impossibile iniziare le ricerche per le pessime condizioni meteo. Verso le 06:30 smise di nevicare e solo dopo qualche ora si diradò la nebbia; fatto sta che solo alle 09:15 Dwyer poté decollare con un altro suo aereo. Indirizzandosi verso il punto in cui aveva visto per l'ultima volta le luci del Beech Bonanza, verso le 09:35 — a circa otto km dall'aeroporto — avvistò il rottame in un campo innevato. L'uomo fece un ampio cerchio sulla zona e compresa la tragica realtà: i rottami si trovavano sparsi per decine di metri e quasi sicuramente gli occupanti erano morti; appena atterrato avvertì l'ufficio dello sceriffo. Il conduttore radiofonico Bob Hale — anche lui presente la sera prima al Surf Ballroom — ebbe in diretta la notizia da Carroll Anderson. Lo sceriffo Jerry Allen arrivò per primo sul luogo del disastro in aperta campagna; poco dopo giunsero anche fotografi e giornalisti. Il velivolo fu trovato accartocciato su un palo di una rete di recinzione; i musicisti erano stati sbalzati fuori e giacevano al suolo; invece il pilota era ancora dentro l'abitacolo. Naturalmente i quattro erano morti, forse sul colpo. l medico legale arrivò sul posto alle 11:15 e poté solo stilare il certificato di morte, avvenuta per fratture e lesioni interne gravissime. La difficoltosa identificazione fu possibile grazie a Carroll Anderson; fra i detriti venne ritrovato un portafoglio a nome di Tommy Douglas Allsup. Il chitarrista prima di montare sull'autobus la sera prima aveva chiesto a Holly di ritirargli delle lettere spedite da sua madre all'ufficio postale di Fargo, così gli aveva lasciato il portafoglio. In un primo momento il nome del chitarrista fu associato ad una delle vittime. L'autobus con gli altri componenti del tour arrivò a Fargo verso le 11; Allsup andò in un hotel e chiese di essere messo nella stanza vicino a quella di Buddy Holly, l'addetto al banco gli chiese se non sapeva della notizia: quei tre musicisti erano morti nella notte in un incidente aereo. Radio e tv stavano dando le notizie riportando anche il nome di Allsup fra le vittime perché la sua carta d'identità era stata trovata sul posto. Il ragazzo telefonò subito alla madre in Oklahoma, la donna fortunatamente non sapeva nulla. L'equivoco sulla presunta quinta vittima fu così chiarito. Il medico legale arrivò sul posto alle 11:15 e poté così stilare per i poveretti il certificato di morte, avvenuta per fratture e lesioni interne gravissime. Il corpo di Valens era steso supino a cinque metri di distanza dal rottame; quello di Holly invece si trovava dalla parte opposta. Il cadavere di Richardson era a dodici metri, quasi disteso sul lato destro. La neve caduta dopo lo schianto aveva leggermente ricoperto corpi e rottami. Il coroner di Cerro Gordo County, Ralph E. Smiley, stese un rapporto. Il corpo di Roger Peterson fu rimosso solo dopo l'autorizzazione data dagli ispettori della Civil Aeronautics Board e Federal Aviation Agency. Il pilota fu trasportato al Mercy Hospital di Mason City per l'autopsia; i corpi dei musicisti invece vennero portati nella sala mortuaria del paese. Gli investigatori della Civil Aviation Board rimasero sul luogo della tragedia per tre giorni; le cinture di sicurezza erano rimaste sui seggiolini come se fossero state lacerate, non c'era stato incendio, nessun segno di cedimento strutturale o avaria. Il motore venne esaminato: nessun malfunzionamento, né precedenti o accaduti in volo. Anche se la cabina di pilotaggio era molto danneggiata, fu possibile rilevare che: I. la batteria e il generatore erano in posizione "on"; II. la lancetta del contagiri era ferma a 2200 giri/minuto; III. le lancette della pressione del carburante e dell'olio erano bloccate nella ‘zona verde’; IV. l'indicatore del giroscopio indicava una direzione con un angolo retto; V. l'indicatore della velocità di quota segnava 3000 piedi al minuto [55 km/h] in discesa; VI. la lancetta della velocità di crociera era bloccata fra 165-170 miglia/orarie [265-274 km/h]; VII. il selettore di rotta indicava 360° in linea; VIII. la frequenza del trasmettitore era su quella dell'aeroporto. L'inchiesta stabilì che la responsabilità dell'incidente doveva addebitarsi al pilota che: sottovalutò l'avverse condizioni meteo, non fornì il piano di volo prima di decollare, andò nel pallone quando si trovò a volare con soli strumenti nella tormenta. Probabilmente Peterson non rese conto che la strumentazione gli stava segnalando che l'aereo scendeva invece di salire... Il Winter Dance Party continuò: Bobby Vee & The Shadows sostituirono rispettivamente Valens e ‘The Big Bopper′; Ronnie Smith divenne il nuovo cantante dei The Crickets. Il Winter Dance Party continuò: Bobby Vee & The Shadows sostituirono Valens e ‘The Big Bopper’; Ronnie Smith divenne il nuovo cantante dei The Crickets. Charles Hardin Holley lasciò la moglie Maria Helena Santiago, sposata il 15.08.1958; il forte trauma per la perdita del marito provocò alla 22enne un aborto. La donna si risposò e ebbe tre figli; adesso è divorziata e vive a Dallas. Nel Gennaio 2008 è ritornata nell'appartamento di New York dove visse per i sei mesi del breve matrimonio. Da quel tragico 03.02.1959 ha voluto sempre proteggere l'eredità del marito. Ritchie Valens fino allora non aveva mai volato; curiosamente era scampato alle conseguenze di uno strano incidente aereo quando il 31.01.1957 due velivoli si schiantarono sul campo da gioco della sua scuola, Pacoima Junior High School; alcuni suoi amici morirono e rimasero feriti. Lui non ebbe conseguenze poiché era al funerale del nonno. Valens ebbe la sua stella nel famoso Hollywood Walk of Fame al 6733 dell'Hollywood Boulevard. Roger Peterson fu sepolto nel cimitero di un paese vicino, la vedova Deanne ricette lettere di condoglianze dalle famiglie di Valens e Holly; si risposò nel 1969 e adesso dovrebbe vivere nel Minnesota. Dall'edizione del 1960 il Winter Dance Party Tour finisce rigorosamente al Surf Ballroom di Clear Lake. Nel 1971 Donald ‘Don’ McLean incise American Pie in spesso si riferisce al The Day the Music Died... Nella biografia non autorizzata di Buddy Holly, quella curata da Ellis Amburn nel 1996, è scritto che la polizia avrebbe trovato segni di colluttazione a bordo del piccola aereo. È anche riportato che la pistola trovata due mesi dopo avesse uno o due colpi in meno nel tamburo. Waylon Jennings divenne un famoso cantante country, nel 1979 ebbe un particolare successo con Good Old Boys, la canzone della serie televisiva “Hazzard. Nell'autobiografia uscita nel 1996 rilevò che si era sempre sentito in qualche modo responsabile di quella tragedia; la "gufata" — sparata nel dietro alla quinte del locale in quella gelida serata di Febbraio — lo perseguiterà negli anni a venire. Jennings negli ultimi tempi per l'aggravarsi del diabete dovette abbreviare o interrompere i tour. Il 19 Dicembre 2001 i medici dell'ospedale di Phoenix dovettero amputargli il piede destro che si era infettato. Infine il 13 Febbraio 2002 morì nel sonno per complicanze diabetiche nella sua casa di Chandler in Arizona. Waylon Arnold Jennings aveva nemmeno 65 anni. Anderson lasciò la gestione del locale nel 1967 dopo 17 anni; in seguito tornò a fare il carpentiere fino alle pensione. Carroll D. Anderson si è spento in una casa di riposo a Mason City il 20 Febbraio 2006 all'età di 86 anni. Il figlio del dj texano chiese ed ottenne nel 2007 l'autopsia sul corpo del padre; c'erano dei dubbi tipo la distanza notevole del corpo rispetto ai resti dell'aereo. L'esito di un antropologo forense fu che ‘The Big Booper’ era morto all'istante. A Febbraio 2015 la NTSB considerò la richiesta di un ex pilota di rivedere il caso per cui esiste un report del Settembre 1959. Due mesi dopo arrivò la risposta: nessuna revisione. Jerry Dwyer l'uomo che quel 03.02.1959 aveva trovato il relitto del suo aereo ed i corpi degli occupanti — si ritirò nel 2003 all'età di 73 anni; all'attivo aveva ben 44mila ore di volo! Durante la guerra del Vietnam ottenne un contratto con il governo per verniciare un terzo di tutti gli aerei dell'Aeronautica militare. Fu anche uno dei primi operatori aerei ad essere autorizzato a far spostare materiali pericolosi in volo. Hubert Jerome Dwyer si è spento il 16 Gennaio 2016 al Muse Norris Hospice Center di Mason City per l'aggravarsi del morbo di Alzheimer; aveva 85 anni. Tommy Allsup si spostò in California dove iniziò una nuova carriera da sessionman per la Liberty Records; poi ne divenne uno dei produttori. Nel 1979 aprì un club a Fort Worth: il “Tommy's Heads Up Saloon”; gli ultimi anni li ha passati a Azle nel Texas. Fino al 2016 ha collaborato con i Common Ground Studios. L'11 Gennaio 2017 morì in un ospedale di Springfield nel Missouri per le complicazioni di un'operazione all'ernia; aveva 86 anni.

MARZO

« Penso che così starò più comodo. »

all'infermiera della sua stanza

LOUIS FRANCIS CRISTILLO (Lou Costello, Pinotto) attore e comico

A. Paterson (contea di Passaic) [New Jersey], 06.03.1906

Ω. Los Angeles—Beverly Hills ¦Doctors Hospital¦, 03.03.1959 15:55

 attacco cardiaco  link

L'attore formò con Bud Abbott una formidabile coppia comica; insieme girarono: 36 film (dal 1940 al 1956); un programma radiofonico (1940-49) e 52 episodi di una loro serie per televisione (1952-54), I due attori erano/sono conosciuti in Italia come ‘Gianni e Pinotto’. Dopo gli incassi deludenti, e le critiche negative, di “Dance with Me, Henry” [“Gianni e Pinotto banditi col botto” in Italia], i due decisero di separarsi in maniera amichevole nel 1957. Lou Costello decise di fare spettacoli "stand-up" a Las Vegas; apparve diverse volte nello show di Steve Allen e per la prima volta interpretò un ruolo drammatico in episodio di “Wagon Train”; dal 3 al 22 Dicembre 1958 fu impegnato nelle riprese del film “The 30 Foot Bride of Candy Rock”. Il 25 Febbraio 1959 mentre guardava la tv ebbe un attacco cardiaco. Fu ricoverato al Doctors Hospital di Beverly Hills. Secondo l'analisi i problemi al cuore erano dovuti ad una febbre reumatica che nel Marzo 1943 l'aveva costretto a stare sei mesi fuori dalle scene. Potendoselo permettere, gli venne riservata una stanza con tre infermiere che si alternavano nelle 24 ore. Tutto sembrava andare per il meglio; presto sarebbe stato dimesso e già progettava di tornare sia “The Tonight Show” di Steve Allen e alle serate "stand-up" a Las Vegas. Alle 10:30 del 3 Marzo accennò che si sentiva in maniera "strana" come se avesse mangiato un gelato di fragola con soda... Alle 15 salutò la moglie che era venuto a visitarlo; gli disse di andare a preparare il pranzo per la figlia. Verso le 15:55 chiese all'infermiera di girarlo dall'altro parte perchè sarebbe <<stato più comodo>>. Pochi secondi dopo Costello crollò sul cuscino e se ne andò per un infarto fulminante; avrebbe compiuto 53 anni tre giorni dopo. La vedova, Anne Battlers, morì appeena 47enne il 5 Dicembre 1959; sembra che si trattò di attacco cardiaco. Bud Abbott continuò la sua carriera cinematografica specialmente nel doppiaggio di personaggi dei cartoni animati. Morì nella sua casa di Woodland Hills il 24 Aprile 1974 all'età di 76 anni.

APRILE

 « Signori, è stato un onore suonare con voi stanotte. »

ai colleghi dell'orchestra pochi minuti prima dell'affondamento

Wallace Henry Hartley violinista

A. Colne ¦92 Greenfield Road¦ Lancashire [Inghilterra], 02.02.1878 05:15

Ω. oceano Atlantico ¦41°44’ nord 49°57’ ovest¦, 15.04.1912 02:20?

 annegamento?/assideramento?  link

La famiglia di Wallace Hartley si trasferì a Colne nell'East Lancaster quando il capofamiglia, Albion, fu promosso assistente-sovrintendente alla locale agenzia assicurativa. L'uomo era anche capo-coro alla Bethel Chapel, la chiesa metodista di  Colne. Vedendo del talento nel figlio (che già cantava nel coro) lo incoraggiò a prendere lezioni di violino. Nel 1895  il signor Hartley — diventato nel frattempo sovrintendente — si trasferì con la famiglia nella città di Huddersfield. Wallace nel 1898 entrò a far parte dell'orchestra filarmonica cittadina; poi diventò primo violino a Bridlington e Harrogate. Nel 1909 decise di diventare un musicista da crociera; iscrittosi all'agenzia CW and FW Black di Liverpool fu poi assegnato a varie transatlantici della White Star e Cunard. Nel 1910 gli fu offerto di dirigere l'orchestra a bordo del Mauretania, piroscafo della Cunard. Dopo un'ottantina di viaggi, l'8 Aprile 1912, l'agenzia gli comunicò la sua prossima e prestigiosa destinazione: ilTitanic della White Star! All'inizio era titubante perché non voleva allontanarsi dalla sua fidanzata, ma poi accettò. Hartley e gli altri sette componenti dell'orchestra ¦cartolina · lista¦ si imbarcarono il 10 a Southampton con il biglietto comune #250654. Ogni giorno si ritrovavano verso poppa sul ponte E dopo aver preso gli strumenti da un locale. Di solito si dividevano in due orchestre: una costituita da un trio (un violinista, un violoncellista e da un pianista) e l'altra diretta da Hartley e composta dal primo violinista, da due violoncellisti e da un contrabbassista. Durante il viaggio le due orchestre intrattenevano i passeggeri con un repertorio di ragtime e suonate popolari; talvolta suonavano nella hall di prima classe, al ristorante “À la carte”, nelle vicinanze del ponte lance (sempre di prima classe). Alle 23:40 del 14 Aprile un grande iceberg scivolò sul bordo destro delTitanic. In dieci secondi con un suo spunzone provocò sei squarci lunghi 67-75 metri poco sotto la linea di galleggiamento. Il costruttore del transatlantico, Thomas Andrews, lo ispezionò e verso mezzanotte comunicò all'attonito capitano E. J. Smith il suo responso: affondamento sicuro. Infatti con quattro — su sedici — compartimenti stagni allagati, ilTitanic poteva rimanere a galla ma con cinque no! Sì le paratie trasversali dei primi due e ultimi cinque compartimenti arrivavano al ponte D, ma negli otto centrali si fermavano al ponte E. Con cinque compartimenti allagati, la nave sarebbe inesorabilmente affondata di prua; infatti per il principio dei vasi comunicanti l'acqua avrebbe superato il quinto compartimento, riempito il sesto, invaso il settimo e così via... Quindi anche azionando le pompe d'aspirazione, come era stato subito ordinato, si poteva solo rimandare l'inevitabile. Secondo Andrews, il piroscafo poteva galleggiare 1-1,5 ore massimo 2 (se le paratie reggevano). Alle 00:25 del 15 E. J. Smith diede l'ordine di far salire sulle scialuppe prima le donne ed i bambini. I musicisti dell'orchestra si erano già ritirati nelle loro stanze; probabilmente qualcuno del comando chiese a Hartley di suonare sul ponte lance per tenere calmi i passeggeri e dare la sensazione che tutto era sotto controllo. Così dalle 00:15 i sette musicisti guidati al violino da Hartley — probabilmente per la prima volta — suonarono insieme; intanto l'inclinazione aumentava... L'unica nave che aveva risposto all'SOS, il Carpathia, stava arrivando ma non prima delle quattro! Invece un'altra, il Californian, era ferma ad una trentina di chilometri di distanza tanto che le sue luci si potevano vedere dal ponte lance. Purtroppo l'unico telegrafista a bordo dormiva e gli ufficiali di bordo si limitavano ad usare la lampada Morse e aspettare risposta! Sembra che in un momento di pausa Hartley aiutò la signora Florence Ware, una passeggera di seconda classe, a salire sulla scialuppa 10; prima che fosse calata a mare l'uomo gli regalò la sua fiaschetta d'argento, poi tornò a suonare. All'01:55 la superficie del mare si trovava solo cinque metri sotto il ponte. Alle 02:05 l'ultima scialuppa poté essere calata; per circa 1500 persone restavano solo i due canotti pieghevoli A e B (posti sopra gli alloggi degli ufficiali). Alle 02:10 il mare irruppe sul ponte; alle 02:15 gli uomini dell'equipaggio decisero di gettare i canotti in mare, non potendo più calarli: l'A cadde diritto, ma il B invece capovolto. Alle 02:17 fu lanciato l'ultimo messaggio telegrafico, poi mancò la corrente al trasmettitore. Proprio in quegli attimi, il capitano venne sicuramente scorto sul ponte di comando con il megafono in mano. Alle 02:18 si spensero tutte le luci elettriche. Il terzo fumaiolo si staccò per l'inclinazione della nave. L'immensa massa di metallo cadde sui naufraghi e scagliò il canotto B a 30 metri di distanza. Alle 02:19 il transatlantico si spezzò: la prua colò a picco ed il rimanente pezzo di poppa continuò a galleggiare. Centinaia di persone vi si aggrappavano disperatamente. Il moncone rimase verticale per qualche minuto e poi affondò lasciandosi dietro una coltre di vapore: erano le 02:20. Centinaia di persone si dibatterono nell'acqua gelida (si stima che la temperatura fosse di 2 °C); in quella condizione un essere umano può sopravvivere dieci minuti, forse mezz'ora. Solo in pochi raggiunsero il canotto A a qualche decina di metri; alla fine erano in 24. Quasi nessuna delle diciotto scialuppe a largo tornò indietro; solo la numero 14 guidata da Lowe — che prima trasbordò tutti sulla numero 10 — arrivò sul luogo dell'affondamento alle 3 passate. Ma ormai erano quasi tutti morti per ipotermia: al massimo un essere umano può resistere dieci minuti in quelle condizioni. Lowe riuscì a recuperare solo quattro uomini, uno di questi morì un'ora dopo. Alle 4 il transatlantico Carpathia, arrivò sul luogo; aveva cambiato rotta circa tre ore e mezzo prima e percorso 107 km. Alle 08:30 fu recuperata l'ultima scialuppa; alle 08:50 il capitano Rostron come ultimo tentativo si portò sul luogo dell'affondamento, ma ormai non c'era più nulla da fare. Solo alle 6 il Californian, appresa la notizia dell'affondamento, si diresse sul posto. Il Carpathia, con a bordo i 705 superstiti, si diresse a New York dove arrivò il 18 Aprile. Wallace Hartley né gli altri sette membri dell'orchestra si salvarono. La White Star Line affittò, e predispose, varie navi per il recupero dei corpi; la prima fu la Mackay-Bennett. L'operazioni di recupero iniziarono il 20 Aprile e andarono avanti per circa una settimana; così furono recuperate 306 salme. In totale, fino ad inizio Giugno, furono recuperati circa 334 salme (il 23% di chi era morto nel naufragio). Il 4 Maggio un cadavere venne recuperato quasi sicuramente dalla Minia visto che la Mackay-Bennett era già arrivata ad Halifax il 30 Aprile. Il riconoscimento fu abbastanza agevole: indossava ancora l'uniforme da orchestrante (soprabito, stivali neri e calzini) ed inoltre al corpo era attaccata la valigia in cuoio con dentro il violino. Su questi c'era una targhetta in argento con questa iscrizione [Per Wally, in occasione del nostro fidanzamento. Maria]. Oltre a Hartley furono recuperati altri due membri dell'orchestra; gli altri cinque o sono dispersi oppure se recuperati non sono stati riconosciuti e quindi sepolti in mare o nelle fosse comuni dei cimiteri di Halifax. Il funerale di Wallace H. Hartley si tenne a Colne il 18 Maggio; il corteo funebre lungo mezzo miglio sfilò per le strade fra un ala di folla di circa 40mila persone. Sette bande suonarono mentre il feretro fu portato al cimitero locale. Al basamento del tomba c'è un'iscrizione con le note della probabile ultima canzone che intonò quella notte. Florence Ware, nata Louise Long,tornò in Inghilterra e visse insieme al cognato; si spense a Plymouth il 14.08.1973 all'età di 93 anni. Il violino usato da Hartley è stato venduto il 19 Ottobre 2013 per 900.000 sterline. Lo ha reso noto la casa d'aste “Henry Aldridge & Son” ¦fonte¦.

MAGGIO

« Ora possiamo attraversare le shifting sands. »

alla moglie Maud Gage

Lyman Frank Baum (L. Frank Baum)

scrittore, attore e regista

A. Chittenango – Syracuse [New York], 15.05.1856

Ω.  Los Angeles—Hollywood ¦‘Oczon’¦, 06.05.1919

 ictus subito il giorno prima  link

GIUGNO

« Sono stanco. Me ne torno a letto. »

agli ospiti con cui si era arrabbiato per averlo svegliato; mezzanotte circa

George Keefer Brewer (George Reeves) attore

A. Woolstock (contea di Wright) [Iowa], 05.01.1914

Ω. Los Angeles—Benedict Canyon, 16.05.1959 01::30-02:00

  suicidio? con colpo di pistola [clicca qui]  link

LUGLIO

« No! »

un attimo prima che il killer gli sparasse

GIORGIO BORIS GIULIANO (‘lo sceriffo’) {sposato, tre figli}

funzionario di Pubblica Sicurezza {dal 1963}

capo della Squadra Mobile e vicequestore di Palermo {dall'10.1976}

A. Piazza Almerina (Enna), 22.10.1930

Ω. Palermo ¦bar Lux · via di Biasi¦, 21.07.1979 07:55

  sette colpi di pistola calibro 7,65: due alla testa e cinque alla schiena 

Boris Giuliano si laureò in Giurisprudenza il 23.06.1956, qualche mese dopo partecipò ad un concorso per entrare nella polizia,  lo vinse e così approdò alla scuola superiore di polizia. Intanto si era sposato, trasferito a Milano e lavorava in un'azienda lombarda, la Plastica Italiana di Trino Vercellese, come responsabile dell'area commerciale  dell'area Sicilia-Calabria. Nell'Ottobre 1963 fu trasferito come richiesto al commissariato di Palermo, per il momento in un ufficio dell'Amministrativa, la Terza divisione. Comunque aveva fatto precisa richiesta al capo della Squadra mobile, Umberto Madia; dopotutto aveva lasciato un lavoro da dirigente che gli assicurava uno stipendio tre volte superiore a quello di commissario. Dopo poche settimane fu accontentato: entrò a far parte della Mobile alla sezione Omicidi. Lì conobbe Bruno Contrada, che da nemmeno un anno dirigeva la sezione pronto intervento della Squadra mobile; insieme collaborarono nella sezione Investigativa e Antimafia. Il giornalista Mauro De Mauro scomparve la sera del 16 Settembre 1970 davanti alla propria casa di Palermo; uomini a bordo di  un'auto lo "prelevarono" proprio mentre rincasava, lo portarono via e da allora non fu più visto. Questo caso di ‘lupara bianca’ fu seguito in particolare da Boris Giuliano. Il procuratore della Repubblica di Palermo, Pietro Scaglione, fu ucciso la mattina del 5 Maggio 1971 insieme al suo autista in via dei Capuccini; la Fiat 1300 fu bloccata e crivellata da tre killer. Fu il primo omicidio "eccellente" del secolo, il precedente risaliva al 1893 con l'uccisione del presidente del Banco di Sicilia. Giuliano e Contrada indagarono prima sulla strage di viale Lazio e poi sulla scomparsa De Mauro. Qualche mese dopo si tenne una riunione con il ministro dell'Interno, il questore di Palermo, il capo della Criminalpol per la Sicilia occidentale, il capo della Squadra mobile, il generale dei carabinieri Dalla Chiesa. Fu stabilito che si sarebbe fatta luce sugli esecutori e mandanti sull'omicidio Scaglione e la natura di Cosa nostra. Nel 1975 Boris frequentò, unico italiano allora prescelto, un corso di tecniche poliziesche alla sede Fbi di Quantico in Virginia. Nell'Ottobre 1976 alla guida della Mobile di Palermo ci fu un avvicendamento: Bruno Contrada dopo tre anni fu "promosso" capo della Criminalpol per la Sicilia Occidentale e così lasciò posto allo ‘Sceriffo′, così era stato soprannominato. Il 20 Agosto 1977 a Ficuzza furono uccisi il tenente colonnello Giuseppe ‘Ninì′ Russo, in convalescenza da vari mesi, e un suo amico, il professore Filippo Costa. Fra la fine del 1978 e l'inizio del 1979 Francesco Marino Mannoia raffinò il primo chilo di eroina, iniziò così u businisso: dalla Sicilia quattro-sei tonnellate (stime della Dea-Fbi) di eroina attraversavano l'Atlantico e nel contempo un fiume di miliardi tornava indietro dalle famiglie mafiose che poi la rivendevano sul mercato americano. Giuliano con il pool che aveva creato alla Mobile seguì il metodo che aveva appreso a Quantico, sede dell'Fbi: seguire i soldi. Già nel 1978 aveva una pista: gli assegni trovati nelle tasche del capomafia nessine, e confidente della polizia, Giuseppe Di Cristina (ucciso dai Corleonesi). Tali assegni per 300 milioni portavano la firma di Domenico Balducci, esponente di spicco della cosiddetta banda della Magliana. L'intestatario era un nome di fantasia dietro il quale si celava Michele Sindona. Così Giuliano insieme ai colleghi della DEA iniziò ad indagare sul traffico di stupefacenti; dopotutto le "raffinerie" sono occultabili, ma il flusso di denaro che ne deriva no... Il 29 Aprile 1979 al 113 di Palermo arrivò una telefonata minatoria: «Giuliano morirà». Era la risposta per la retata del giorno prima che aveva permesso di recuperare i soldi di una rapina in cui era stato ucciso un metronotte. Inoltre furono arrestati i fiancheggiatori del temibile sicario ‘Scarpuzzedda′. Verso metà Giugno, secondo quanto dichiarato dall'avvocato Giuseppe Melzi (legale dei piccoli azionisti delle banche di Sindona), Giuliano incontrò Giorgio Ambrosoli, curatore fallimentare delle banche di Sindona. Il 19 Giugno all'aeroporto di Punta Raisi la polizia notò due valigie che continuavano a girare sul nastro trasportatore; sembravano abbandonate, non avevano nemmeno l'etichetta e quindi era impossibile risalire al proprietario. Appena aperte mostrarono un contenuto davvero particolare: 497.916 dollari! Fu subito avvertita la squadra Mobile: Giuliano e Tom Tripodi, agente sotto copertura della DEA che collaborava all'indagine da un paio d'anni, avevano finalmente un traccia. Casualmente l'indomani all'aeroporto di New York i colleghi della narcotici sequestrarono un carico da dieci miliardi di lire... Era un mosaico dello sterminato traffico di droga fra la Sicilia e gli Usa; la cosiddetta Pizza Connection’. A fine mese il vicequestore avvertì ‘Tommy′: qualcuno [in questura] aveva parlato e così la copertura era andata a farsi benedire. Inoltre quei 497.916 dollari avevano portato l'indagini verso la “Cassa di risparmio per le province siciliane”: un tale Giglio aveva depositato 300mila dollari in contanti. Il direttore dell'istituto, Francesco Lo Coco (cugino del boss Stefano Bontate), a domanda del vicequestore rispose con un laconico «Non lo so, dottore». La sera del 7 Luglio un revolver di grosso calibro fu rinvenuto in un bar-trattoria di via F. Crispi a Palermo; i proprietari avvertirono subito la polizia. Fu così costatato che si trattava di una P38; gli investigatori ebbero un'idea: aspettare che qualcuno tornasse a riprenderla... Difatti un'ora due uomini (Antonino Marchese della zona di corso dei Mille e Antonino Gioè di Altofonte) furono visti aggirarsi per il locale. Naturalmente negarono ogni addebito e così vennero portati in questura; dalle tasche di Marchese spuntò una bolletta dell'Enel con l'indirizzo di via Pecori Giraldi 56. La polizia con l'ausilio dei vigili del fuoco irruppe all'alba nell'appartamento e trovò un arsenale: un fucile a canne mozze, due Magnum 357, chili di munizioni; inoltre in un armadio c'erano ben otto sacchetti di eroina da mezzo chilo per un "valore" stimato di quasi cinque miliardi! Quell'appartamento aveva sicuramente ospitato Leoluca Bagarella, cognato di Salvatore ‘Toto′ Riina: c'erano abiti, camicie con le sue iniziali, una sua fotografia su una patente contraffatta, lettere alla sua fidanzata. L'uomo aveva sulla testa un mandato di cattura come esecutore di diversi omicidi: quello del colonnello dei Cc Russo, del boss del Nisseno Di Cristina ed il giornalista Mario Francese. La sera del giorno stesso, l'8, arrivò 113 un'altra telefonata intimidatoria: «Dite a Giuliano che morirà presto». Il vicequestore congedò ‘Tommy′ Tripodi e mandò la famiglia in vacanza nella sua città natale, Piazza Armerina. Poco dopo la mezzanotte del 12 Giorgio Ambrosoli rincasò da una serata passata con amici; uno sconosciuto gli si avvicinò mentre questi chiudeva la portiera della macchina, gli chiese il nome, si scusò e subito dopo esplose tre colpi di 357 Magnum. Ambrosoli rimase cosciente fino all'arrivo dei soccorritori, ma poi spirò in ambulanza; il 17 Ottobre avrebbe compiuto 46 anni. Il 14 al Palazzo di Giustizia di Palermo il pm doveva fare le richieste per l'omicidio del colonnello Giuseppe Russo. Sembra che per Leoluca Bagarella fosse già pronta l'assoluzione per insufficienza di prove; ma il ritrovamento di quella P38 impose un supplemento di indagini: infatti quel revolver poteva aver sparato a Ficuzza il 20.08.1977 ed in altre occasioni... Boris ne era convinto e per questo voleva conoscere al più presto l'esito della perizia; ai cronisti disse solo che <<il 28 vi darò una notizia bomba>> ¦fonte¦. Verso le 07:45 del 21 Luglio il vicequestore uscì dalla sua casa di via Alfieri 47; diede una busta con i soldi dell'affitto al portiere e si diresse in strada. Invece di attendere l'autista fece qualcosa di insolito: andò a prendere il caffè in un bar. Di solito la prima tazzina della mattina la consumava con i colleghi al bar della questura prima dell'inizio del turno. Che avesse un appuntamento con qualcuno? La volante “Siena Monza 21” (cioè SM, Squadra Mobile) comunicò alla centrale che sarebbe andata <<a prendere il dottore>>. Intanto questi a piedi si fece una quarantina di metri ed entrò nel bar Lux quasi deserto; ordinò un caffè, lo bevve e poi andò alla cassa per pagare. Mentre cercava gli spiccioli in tasca, entrò un giovane tarchiato. Questi aspettò che Giuliano gli voltasse le spalle e solo al quel punto sparò, tremando vistosamente, con una Beretta 7.65. Il poliziotto,  forse lo vide dal riflesso nella vetrata davanti, ma poté solo dire «No!» senza riuscire a mettere la mano sulla sua Smith & Wesson calibro 38 Special che teneva nella fondina. Gli spari furono sicuramente due, alla nuca; altre fonte riferiscono di sei o anche sette. Comunque sia le ferite furono mortali: erano le 08:10. Le volanti arrivarono subito sul posto; il cassiere e il banconista non furono d'aiuto nell'identificare quel giovane che era salito su una 128 con tre complici. La macchina — "prelevata" il 19 Giugno con le targhe rubate — fu trovata poco lontano un'ora dopo. Giorgio Boris Giuliano avrebbe compiuto 49 anni il 22 Ottobre. Come da lui espresso da vivo, nessuno al di fuori dei colleghi poté fotografarlo; non voleva che le foto del suo cadavere uscissero in prima pagina. Il giorno dei funerali, celebrati nella cattedrale di Maria Santissima Assunta a poche decine di metri dalla questura, i vicoli intorno erano stracolmi di cittadini qualunque. Gli abitanti di via dei Biscottari, dove ogni giorno Boris si fermava a parlare prima di andare in ufficio, esposero uno striscione con una grande scritta:VIA DEI BISCOTTARI IN LUTTO. ERAVAMO TUTTI AMICI DI BORIS. Con l'omicidio del collega Bruno Contrada diventò capo ad interim della Squadra Mobile, incarico che lascerà il 01.02.1980 a Giuseppe Impallomeni (tessera P2 n. 2213). Il nuovo vicequestore era stato allontanato dalla Mobile di Firenze per un giro di tangenti e curiosamente era passato — anzi saltato — dal 309° al 13° posto nella graduatoria nazionale! L'esito della perizia balistica sulla fatidica P38 venne ufficializzato l'8 Agosto: NEGATIVO; Leoluca Bagarella fu così prosciolto in relazione agli omicidi di ‘Ninni’ Russo e Filippo Costa. Il 20 Agosto furono minacciati con lettere d'intimidazione Bruno Contrada che aveva preso il posto di Giuliano e Giovanni Siracusa, l'unico testimone oculare dell'omicidio che aveva fornito la descrizione del sicario. Il 25 Ottobre la squadra Mobile presentò denuncia per associazione a delinquere, spaccio di stupefacenti, porto e detenzione illegali d'armi per i due arrestati il 7 Luglio, più Leoluca Bagarella. Questi venne fermato l'11 Dicembre 1979 ad un posto di blocco dei carabinieri; era con la fidanzata Vincenzina e tentò di presentare documenti falsi. Finì all'Ucciardone di Palermo dove fu poi raggiunto da un mandato di cattura per l'uccisione del vicequestore; tentò di evadere nel Luglio 1981; quando morì il padre chiese di andare al suo funerale, ma essendoci notificata un ordinanza di custodia cautelare non poté uscire. Antonino Burrafato, vicebrigadiere della penitenziaria, fece rispettare il regolamento e così ebbe un alterco con Bagarella. Questi gli giurò vendetta e così il 29.06.1982 Burrafato fu ucciso da un commando a poche decine di metri dal carcere di Termini Imerese. Uscirà nel 1984 perchè la Corte d'Assise lo prosciolse per insufficienza di prove; comunque tornerà in carcere nel 1986 su ordine di cattura firmato da Giovanni Falcone. Nel maxiprocesso Luchino′ si beccò sette anni che per l'indulto diventarono quattro. Così l'8 Dicembre 1990 poté uscire dal carcere di Spoleto; quattro mesi dopo, il 24 Aprile 1991, si sposò in una cerimonia sontuosa a Villa Igiea, nel cuore del centro storico di Palermo ¦fonte¦. Dal successivo viaggio di nozze con Vincenzina non tornò perché venne raggiunto da due ordini di cattura: quello per l'omicidio di Boris Giuliano e di ‘Ninì′ Russo. Con l'arresto di Riina, nel Gennaio 1993, Bagarella divenne il vice di Provenzano e quindi uno dei più importanti boss di Cosa nostra. Intanto procedeva lentissimamente l'iter per il processo all'esecutore, ed ai mandanti, dell'omicidio del vicequestore. Per motivi davvero incomprensibili, solo il 28.11.1980 la Procura della Repubblica palermitana aveva chiesto al giudice istruttore di formalizzare l'inchiesta nei confronti di <<imputati ignoti>>! Il primo vero rapporto sull'omicidio Giuliano arrivò il 07.02.1981 a cura di Contrada e del nuovo comandante del Reparto operativo dei carabinieri. Il pentito Francesco Marino Mannoia in un interrogatorio con Falcone disse che era stato Leoluca Bagarella a sparare a Giuliano per poi fuggire su un'auto guidata da complici. La procura di Palermo chiese sia la revoca di una prima sentenza-ordinanza di proscioglimento che la riapertura dell'indagini nei confronti di Bagarella. Nel Dicembre 1991 ci fu la prima richiesta di archiviazione, ma il giudice istruttore — che con il nuovo ordinamento è diventato gip — respinse la richiesta e ordinò altre indagini. La procura di Palermo, retta dal 15.01.1993 da Giancarlo Caselli, reiterò la richiesta. Il gip Alfredo Montalto respinse per la terza volta l'istanza di archiviazione e anzi dispose che il pm formulasse entro dieci giorni l'imputazione a carico di Luchino′ (ancora latitante). Il processo per l'assassinio di Boris Giuliano iniziò finalmente il 05.12.1994. La sentenza arrivò il 07.03.1995: l'imputato latitante Leoluca Biagio Bagarella veniva condannato all'ergastolo. Gli audio del processo si possono ascoltare in questa pagina grazie a Radio Radicale. La Dia finalmente riuscì a catturare Bagarella il 24.06.1995 ¦fonte¦; da allora sottoposto a regime di 41 bis. La sua reclusione è un fine pena mai perché — oltre agli ergastoli confermati per gli omicidi di Giuliano e Russo — gliene sono aggiunti altri. Fare un computo dei suoi omicidi è davvero difficile; si stima che siano almeno un centinaio. Bruno Contrada nel 1982 transitò nei ruoli del Sisde; nel 1986 fu chiamato a Roma presso il Reparto operativo della Direzione degli ex servizi segreti. Il 24.12.1992 venne arrestato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso sulla base delle dichiarazioni da alcuni collaboratori di giustizia. Dopo varie sentenze, di condanna e assoluzione, il 26.02.2006 i giudici di secondo grado confermarono il verdetto di primo grado: dieci anni di carcere e pagamento delle spese processuali. Infine il 10.05.2007 la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di condanna in appello; dal 24.07.2008 Contrada è agli arresti domiciliari per motivi di salute. Per maggiori informazioni questo è il suo sito-blog: www.brunocontrada.info. Il 25 Settembre 1984 Michele Sindona fu estradato in Italia, dal 1980 stava scontando venticinque anni di reclusione in un penitenziario americano per bancarotta fraudolenta. Il tribunale di Milano con la sentenza del 18 Marzo 1986 condannò l'ex ‘banchiere di Dio′ all'ergastolo come mandante dell'omicidio di Giorgio Ambrosoli. Due giorni dopo quando bevve il primo caffè nella sua cella del carcere di Voghera si sentì male e cadde in coma. Inesplicabilmente nel caffè c'era del cianuro, Sindona morì alle 14:10 del 22 Marzo nel reparto di rianimazione dell'ospedale civile di Voghera senza riprendere conoscenza; aveva 65 anni e non fu mai appurato se fosse stato un avvelenamento o un suicidio. Thomas Charles Tripodi, ex agente della Narcotici e ispettore della DIA, si arrese al cancro il 13 Agosto 1999 nella sua casa di Thurmont in Maryland; aveva 67 anni. Nel 1992 diede alle stampe le sue memorie: “Crociata segreta contro la mafia e il KGB” nell'edizione italiana. L'edificio che ospita la Squadra mobile di Palermo in piazza Vittoria è stato intitolato a Boris Giuliano. Il 21 Luglio 2009 a Palermo fu proiettato un film documentario, scritto e diretto da Roberto Greco e Valeria Sirausa. Il 23 e 23 Maggio 2016 su Rai1 è andata in onda la fiction Boris Giuliano - Un poliziotto a Palermo”.  P.S. del 17.11.2017  Salvatore ‘U curtu’ Riina è morto nel reparto detentivo dell'ospedale di Parma; aveva compiuto 87 anni il giorno prima [clicca qui]. L'ultima destinazione dell'ultrasettantenne Bagarella è nel carcere di Sassari. Prima era a L'Aquila; ma le sue intemperanze, aggressioni a detenuti e guardie carcerarie hanno convinto il Dap di trasferirlo e rendere il suo livello di sorveglianza più stretto. Il bar Lux ha chiuso i battenti nel Marzo 2019 ¦fonte¦; i titolari hanno parlato di <<ristrutturazione>>, ma da allora è ancora chiuso.

AGOSTO

« Corri! »

alla moglie quando vide i sicari

ANTONINO AGOSTINO (Nino)

{sposato dal 01.07.1989} agente di polizia

A. Palermo, 29.03.1961

Ω. Villagrazia di Carini (Palermo), 05.08.1989

  colpi d'arma da fuoco al torace e alla testa; morto all'istante [leggi qui] 

« Io ti conosco! »

al chi aveva sparato al marito

GIOVANNA IDA CASTELLUCCIO

{sposata dal 01.07.1989, incinta}

A. Palermo?, 08.12.1969

Ω. Carini ¦ex ospedale Santo Spirito¦, 05.08.1989

  colpi d'arma da fuoco al torace; morta pochi minuti dopo il ricovero [leggi qui] 

L'agente di polizia Antonino Agostino terminò il suo turno alle 14 di sabato 5 Agosto 1989. Il giorno prima aveva chiesto il cambio; così sarebbe andato insieme alla moglie a Villagrazia di Carini a trovare la sorella Flavia che compiva 18 anni. Alle 19 i due giunsero sul lungomare Cristoforo Colombo, una strada stretta fra l'A29 e la spiaggia; al civico 688 i suoi genitori avevano una piccola casa di villeggiatura. Oltre a fare vedere l'album delle foto del matrimonio, era l'occasione per comunicare la gravidanza di Ida (era al secondo mese). Verso le 19:40 Antonino e Ida andarono dal vicino per fargli vedere l'album delle foto. All'improvviso sopraggiunse una moto di grossa cilindrata con due persone; quello seduto dietro iniziò a sparare numerosi colpi di una calibro 38: Antonino (disarmato) riuscì a scavalcare il cancello, ma poi fu colpito; prima di cadere, si gettò sulla moglie facendo da scudo. Venne colpito da quattro proiettili alla testa e al torace e morì all'istante. Ida da terra urlò che conosceva chi gli stava per sparare; il sicario la colpì al torace per due volte. Nino era ormai morto, invece Ida riuscì a trascinarsi carponi fino al corpo del marito. Il padre Vincenzo, quando sentì i colpi, uscì e vide quasi tutta la scena. Ovviamente rimase sconvolto; ebbe un malore e dovette essere poi ricoverato. La madre di Antonino, signora Augusta, insieme ad un vicino portarono la ragazza in auto all'ospedale, distante 4 km in linea d'aria/10’ d'automobile. Ida morì pochi minuti dopo l'ingresso al pronto soccorso. Curiosamente sul luogo sopraggiunse una volante della Polizia (evento rarissimo in quella strada); un agente fece delle strane domande al padre ancora scosso per quanto successo. Poi chiamò rinforzi e se ne andò. Decine di bagnanti che affollavano il litorale videro i killer: furono descritti come giovani, uno con i capelli castani e l'altro sul biondo. I due abbandonarono la motocicletta ad alcune centinaia di metri di distanza; per cancellare ogni traccia l'incendiarono. Ma la targa venne risparmiata dal fuoco, così fu possibile risalire all'identità del proprietario: un pregiudicato per detenzione di armi. Quando la madre ritornò dall'ospedale vide che il corpo del figlio era sempre lì in un lago di sangue; andò in casa e presa una coperta gliela mise sopra. La sera stessa fu consegnato al padre il portafoglio di Nino, l'uomo per la rabbia lo sbatté sul muro e così uscirono dei foglietti; su uno di questi c'era scritto: Se mi succede qualcosa andate a guardare nell'armadio della stanza da letto. Due poliziotti in borghese, ma forse anche altre <<strane presenze>> (come hanno poi scritto nell'inchiesta i pm Di Matteo e Del Bene), si fecero accompagnare da Flavia nella casa di Altofonte, dove i due coniugi vivevano da qualche settimana. Costoro, colleghi di Nino, andarono nella camera da letto e cominciarono a cercare; ad un certo punto la ragazza sentì dire <<l'abbiamo trovata>> e se andarono con forse una busta. Stranamente nel verbale di perquisizione non c'è niente del materiale portato via quella sera. Poi la ragazza fu interrogata negli uffici della Squadra mobile sulle ex fidanzate di Antonino! Una in particolare, di ben sei anni prima, a loro dire poteva essere la causa dell'omicidio poiché apparteneva ad una famiglia mafiosa... L'allora capo della Mobile La Barbera insisté molto su questa "pista passionale" che poi si rivelò totalmente sbagliata. Il giudice Giovanni Falcone nel giorno del funerale confidò ad un amico commissario che quel poliziotto gli aveva salvato la vita... Circa un mese e mezzo prima, verso le 07:45 del 20 Giugno, era stato rinvenuto un borsone con 58 candelotti di gelatina sulla spiaggia antistante la villa che Falcone aveva affittato per l'estate all'Addaura. La carica esplosiva [candelotti da 350 grammi l'uno per 30,3 TNT equivalenti] era collegata con un detonatore e pronta ad esplodere; se ciò fosse avvenuto avrebbe disintegrato tutto nel raggio di almeno 70 metri. La sera prima il giudice aveva invitato i magistrati svizzeri Carla del Ponte e Claudio Lehmann, i quali si trovavano in Sicilia per le indagini relative ai traffici di riciclaggio di denaro fra Cosa nostra e la Svizzera [vedi vicenda Oliviero Tognoli]. Alcuni bagnanti riferirono la presenza di due sommozzatori su un canotto dal colore giallo o arancio nel tratto di mare antistante. I quotidiani diedero ampio risalto ai loro identikit, che quasi sicuramente non furono poi consegnati alla magistratura. Un servizio d'inchiesta apparso su Repubblica del 07.05.2010 ¦link¦ sembra "ribaltare" la scena: quei due sommozzatori non erano dei sicari pronti ad attivare il detonatore, ma anzi erano i "buoni" che sventarono l'attentato mettendo in allarme i "colleghi" della scorta di Falcone. Inoltre alcuni testimoni videro davanti alla villa un gruppo di persone, poi riconosciute come mafiosi della famiglia dell'Arenella e uomini dei servizi (fra cui il famigerato ‘faccia da mostro′). Tornando a ‘Nino’, l'allora questore di Palermo Ferdinando Masone ribadì che Agostino non era impegnato in indagini di mafia: «Non è possibile dare un giudizio, perché non mi risulta che la vittima avesse partecipato a indagini su attività mafiose» ¦fonte¦. L'08.08.1989 all'Ansa di Palermo arrivò una telefonata di rivendicazione, naturalmente anonima: «Dunque, scrivete questo messaggio: dopo Mondo e Agostino adesso c'è Montalbano». Natale Mondo era un agente di polizia che scampò all'agguato di via Croce Rossa del 06.08.1985 dove rimasero uccisi il vicecapo della Squadra mobile Antonino ‘Ninni′ Cassarà e l'agente di scorta Roberto Antiochia. Mondo fu poi ucciso il 14.01.1988 davanti al negozio di giocattoli della moglie a Palermo. Saverio Montalbano da un paio di mesi dirigeva il commissariato di San Lorenzo Colli; a suo tempo era stato accusato di favoreggiamento verso gli assassini di Natale Mondo per un'intricata vicenda di appostamenti nel quartiere dell'Arenella. Era andato in ferie il 27 Luglio, il giorno dopo che Agostino era rientrato dal viaggio di nozze in Grecia [si era sposato il 1° Luglio]. Un'altra telefonata anonima, ben più interessante per la vicenda, arrivò il 12.08.1989 ai carabinieri; riguardava Domenico Sica a guida dell'Alto commissario per la lotta all'antimafia: «Chi sono non ha importanza. Informate il dottor Sica che a installare il tritolo presso la villa di Falcone è stato l'agente di polizia assassinato a Villa Grazia di Carini. Non è uno scherzo e non cambi telefono, sennò riattacco». Curiosamente quella strana telefonata arrivò proprio su un apparecchio senza registratore; ecco perchè l'informatore non voleva che si cambiasse telefono... Domenico Sica fu nominato prefetto di Bologna il 02.08.1991; gli restavano ancora tre mesi alla scadenza del mandato (poi passato a Angelo Finocchiaro prima dell'abolizione dell'ente nel 1993). Nel contempo lo Stato tolse la scorta all'ex sostituto procuratore ¦fonte¦! Domenico Sica si è spento 82enne a Roma il 30.09.2014. Il giudice Giovanni Falcone, facendo riferimento ai mandanti del fallito attentato dell'Addaura, parlò di <<menti raffinatissime>>; l'inchiesta passò alla Procura della Repubblica di Caltanissetta. Il 15 Marzo 1990 scomparve dalla sua casa di Sferracavallo - Capaci (Palermo) Emanuele Piazza, un collaboratore del Sisde. Il 17 suo padre Giustino ed il fratello, non avendo risposte al telefono, andarono a casa sua; in cucina sul fornello c'era ancora una pentola con uno scolino con la pasta già cotta, pronta per essere servita. Accanto c'era una scatoletta per cani e il cane di Emanuele, un rottweiler, che dormiva tranquillamente. Giustino Piazza il 18 telefonò in questura chiedendo ad un agente che conosceva Emanuele di provare a rintracciarlo. Una risposta arrivò dopo qualche ora: sì il ragazzo non si trovava, ma secondo il commissario D'Aleo <<era scappato con qualche femmina>>! Giustino si fece dare il suo numero di casa e questi gli confermò la sua versione; ne aveva parlato anche con il commissario Montalbano e il capitano Grignani, un capitano dei Carabinieri del centro Sisde di Palermo che conosceva Emanuele. Fatto sta che l'uomo, per niente tranquillizzato, si mise a cercare fra i documenti del figlio; e così trovò su carta intestata del Viminale una lista di 106 latitanti mafiosi, alcuni dei quali del calibro di Riina e Provenzano. Il giudice Falcone incaricò un dirigente della Mobile di sentire i funzionari del Sisde che avevano avuto contatti con Emanuele. La risposta fu che l'ex poliziotto Emanuele Piazza non aveva mai lavorato per i servizi segreti, punto e basta... Però Falcone non s'arrese e pretese una risposta dal Sisde. Finalmente il 4 Ottobre 1990 il capitano Grignani rispose: Emanuele era in contatto con i servizi segreti, anzi ci collaborava. Ma già il 22 Settembre il direttore del Sisde, prefetto Riccardo Malpica, in una nota confermò che il ragazzo aveva collaborato con i commissariati di San Lorenzo e Mondello per la ricerca dei latitanti. Emanuele era stato in prova dal 13.11.1989 al 13.02.1990; poi emerse un particolare davvero importante: ad Emanuele era stato chiesto di indagare sull'omicidio Agostino. Il 22 Febbraio 1992 il gip archiviò l'inchiesta sulla scomparsa dell'ex poliziotto. Giovanni Falcone, sua moglie e i cinque uomini della scorta perirono il 23 Maggio 1992 in seguito all'esplosione di 500 km di tritolo (strage di Capaci). Il procedimento d'inchiesta per la scomparsa dell'agente Piazza fu riaperto il 22.06.1993 e nuovamente archiviato il 03.05.1996. Dopo qualche anno venne fuori la verità: Emanuele come contatto in borgata aveva un certo Francesco ‘Ciccio′ Onorato che "lavorava" per Salvatore Biondino, capo mandamento di San Lorenzo. Il boss doveva essere stato informato da qualcuno visto che rimproverò Onorato di farsela con gli sbirri. Così questi organizzò l'uccisione di Emanuele: l'ex agente fu attirato con l'inganno in uno scantinato di un mobilificio a Capaci; lì ci trovò Biondino e altri uomini che lo strozzarono con la corda mentre ‘Ciccio’ lo teneva fermo. Come succede negli omicidi di ‘lupara il corpo di Emanuele Piazza fu sciolto nell'acido. Solo grazie al pentimento di uno dei partecipanti all'omicidio s'innescò l'effetto domino: Onorato confessò e così fu istruito un processo che il 29.11.2001 portò all'ergastolo per Biondino, due partecipanti all'omicidio e 12 anni a Francesco Onorato. Intanto sul conto di Antonino Agostino vennero fuori diverse voci: una lo portava a Trapani, dove c'è uno dei cinque centri di addestramento del Sismi. ‘Nino’ era entrato in polizia nel 1983; dopo qualche tempo trascorso in questure del nord Italia aveva ottenuto il trasferimento a Palermo, sua città natale. Il 2 Maggio 1996 Luigi Ilardo, un confidente di ‘Cosa nostra’ che aveva aiutato a far quasi arrestare Provenzano nell'Ottobre 1995, incontrò a Roma i procuratori capo di Palermo e Caltanissetta. L'uomo si rese disponibile a contrarre con lo Stato una accordo ufficiale di collaborazione. Inoltre confidò al colonnello dei carabinieri Michele Riccio che i servizi segreti erano implicati in omicidi poi addossati alla mafia. Sul caso A. ebbe a dire: «Noi sapevamo che a Palermo c'era un agente che faceva cose strane e si trovava sempre in posti strani. Aveva la faccia da mostro. Siamo venuti a sapere che era nei pressi di Villagrazia quando uccisero il poliziotto Agostino». Dopo otto giorni, il 10 Maggio, Ilardo fu crivellato di colpi davanti a casa in una piazza di Catania; entro poco avrebbe messo a verbale le sue confessioni. Il pentito Giovanni Brusca in uno dei vari processi dichiarò che Agostino fu ucciso per vendicare l'arresto di un mafioso e perché si diceva che "era sempre a caccia di latitanti". Il 2 Ottobre 1996 il pentito Giovanbattista Ferrante rilevò di aver partecipato all'uccisione di Emanuele Piazza. Inoltre disse che il capo dei Corleonesi, Totò′ Riina, avesse ordinato una specie d'inchiesta interna per stabilire chi avesse ucciso Antonino Agostino. Questo significa che non fu un vero e proprio delitto di mafia, dove è essenziale il benestare della Cupola e del capo mandamento della borgata in cui si compie ¦fonte¦. La Barbera lasciò la squadra Mobile nel 1997 quando fu nominato questore di Napoli; dal 1999 al Gennaio 2001 fu ancora questore, ma a Roma. Il Consiglio dei ministri lo nominò prefetto mettendo al capo dell'Ucigos dove però fu deposto nell'Agosto 2001 in seguito ad un avviso di garanzia per le violenze del G8 di Genova. Passato al CESIS, in quell'anno s'ammalò di cancro; Arnaldo La Barbera si spense in un ospedale di Verona il 12 Settembre 2002 all'età di 60 anni. Ferdinando Masone fu nominato capo della Polizia il 27 Agosto 1994, incaricò che ricoprì per sei anni.  Morì a Roma il 1° Luglio 2003 dopo una lunga malattia; aveva 67 anni. Il 19 Ottobre 2004 la Corte di Cassazione con la sentenza n. 40799 mise la parola fine sul fallito attentato dell'Addaura: Salvatore ‘Totò’ Riina, Salvatore Biondino, Antonino ‘Nino′ Madonia, Francesco Onorato Francesco e Giovanbattista Ferrante erano/sono colpevoli. Nel Dicembre 2005 i pm Domenico Gozzo e Gioacchino Natoli hanno chiesto l'archiviazione perché il segreto di Stato e i termini in scadenza dell´inchiesta non consentono altro. Avevano semplicemente chiesto al Sisde i nomi degli agenti operativi a Palermo nel 1989-90. La "risposta" è stata che tali informazioni sono segreto di Stato; e per legge dura trent'anni. Il 14 Febbraio 2008 Gaetano Scotto, boss già condannato all'ergastolo per la strage di Via D'Amelio, è stato iscritto nel registro degli indagati per il duplice delitto Agostino-Castelletto.  P.S. del 07.09.2010  secondo quanto riportato su la Repubblica di oggi, tutto quello che era agli atti su Gaetano Scotto, boss dell'Arenella che curava i rapporti con gli uomini dei servizi segreti per conto di Cosa nostra, è sparito. In particolare manca la mappa di tutti i suoi contatti: ogni chiamata in entrata e uscita; fino a qualche mese fa questo materiale era ancora fra le montagne di documenti processuali praticamente abbandonati in un magazzino della polizia. Un pentito ha raccontato ai pm di Caltanissetta che Scotto procurò il detonatore che avrebbe dovuto far saltare quei 58 candelotti. La mamma del poliziotto l'ha riconosciuto da una foto sul giornale come l'uomo che seguì il figlio fino all'imbarco al porto di Catania, da dove i due novelli sposi partirono per il viaggio di nozze in Grecia il 25.06.1990. Papà Agostino ha ricordato come il figlio era particolarmente inquieto al ritorno: voleva sapere se fossero stati seguiti e si girò spesso per guardare la strada. Un pentito, Oreste Pagano, ha affermato: «Ero al matrimonio di Nicola Rizzuto, in Canada. C'era un rappresentante dei clan palermitani, Gaetano Scotto. Alfonso Caruana mi disse che aveva ucciso un poliziotto perché aveva scoperto i collegamenti fra le cosche ed alcuni componenti della questura. Anche la moglie sapeva, per questo morì» . Il 30 Maggio 2008 i sostituti procuratori del Dia di Palermo, Domenico Gozzo e Nino Di Matteo, hanno iscritto nel registro degli indagati Guido Paolilli, un agente di polizia "amico" di Antonino. Nel Marzo precedente nella sua casa di Montefalco era stata intercettata una conversazione particolare: una sera Paolilli stava vedendo Rai1 che trasmetteva la testimonianza di Vincenzo Agostino in cui parlava di quel bigliettino "famoso". Il figlio che era con lui gli chiese che c'entrava l'armadio; l'uomo fra l'altro disse: «una freca [un po'] di carte che ho distrutto». Proprio l'ex agente in una relazione di servizio diretta ai suoi superiori scrisse che erano state effettuate tre perquisizioni e solo nel corso della terza, in uno stanzino, erano stati rinvenuti sei fogli su cui Agostino scriveva, tra l'altro, di temere per la sua incolumità. I sei fogli vennero sequestrati; ma in archivio ci sono solo due perquisizioni! Il 6 Giugno è stato interrogato per tre ore dai due pm; l'uomo non si è avvalso della facoltà di non rispondere. I reati a lui contestati sono favoreggiamento aggravato e continuato in quanto avrebbe depistato le indagini sul duplice verso una fantomatica pista passionale. È emerso che negli anni ottanta Paolilli, ufficialmente ispettore della questura di Pescara, veniva spesso aggregato alla Squadra mobile di Palermo. Però negli archivi delle questure delle due città non c'è traccia di questi "spostamenti". L'uomo si sarebbe difeso dicendo che faceva solo delle <<scorte>>; però negli anni Novanta fu aggregato nell'Alto commissariato per la lotta alla mafia... Inoltre particolare non da poco — a poche ore dal duplice delitto — Paolilli consegnò al capo della Squadra mobile, Arnaldo La Barbera, una relazione di servizio in cui sosteneva che il movente del duplice omicidio era passionale. Invece nelle stesse ore, un compagno di pattuglia di Agostino presentò un'altra relazione di servizio nel quale riportava una confidenza del suo collega: <<Ho buone possibilità di catturare Bernardo Provenzano, sono in contatto con un collega che fa servizio al Nord, per determinati servizi>>. Che fosse Paolilli quel misterioso "contatto"? Il 2 Luglio 2008 i giudici Domenico Gozzo e Nino Di Matteo titolari dell'inchiesta hanno acquisito nuovi documenti rinvenuti negli archivi della Mobile. Da questi emerge che l'agente Agostino avrebbe svolto un'attività antimafia, sempre negata, all'interno del Sismi ¦fonte¦. Appare sospetta la presenza di un uomo misterioso, forse un agente dei servizi segreti, soprannominato ‘faccia da mostro per il suo viso butterato. Una donna lo vide vicino all'Addaura (<<aveva una faccia brutta>>); inoltre sarebbe stata segnalato nei dintorni di via D'Amelio il giorno della strage. Vincenzo Agostino è sicuro di aver visto ‘faccia di mostro′ quando Nino e Ida erano in viaggio di nozze, quindi ai primi di Luglio del 1989: «Si presentarono in due a casa mia. E vedo una faccia da mostro, una faccia tutta martellata dal vaiolo che sembrava il muso di un cavallo. Era biondastro con i capelli lunghi. Mi ha detto: "Sono collega di Nino"». Vincenzo Agostino alcuni giorni dopo il duplice assassinio andò in commissariato e raccontò tutto; ma il verbale del suo interrogatorio non è agli atti...  P.S. del 25.05.2010  secondo quanto riportato su Repubblica di oggi, Gianni De Gennaro (responsabile degli apparati d'informazione) nell'ultime settimane ha dato inizio ad un'indagine interna sugli agenti, specie gli ex, che hanno operato a Palermo negli anni Ottanta e Novanta. Tale indagine è stata estesa sia all'AISE diretta dal generale Adriano Santini e all'ISI diretta dal generale dei carabinieri Giorgio Piccirillo. Tornando a ‘faccia di mostro′, questi dovrebbe essere facilmente identificabile; ma dopo anni di ricerche non è ancora saltato fuori il suo nome e non si sa nemmeno se è ancora vivo. Questo personaggio misterioso è stato indicato anche da Luigi Ciancimino, figlio del ex sindaco di Palermo Vito, come uno dei referenti istituzionali nella presunta trattativa fra "pezzi" dello Stato e Cosa nostra dopo le stragi del 1992 ¦fonte¦.  P.S. del 25.05.2010  secondo quanto riportato su Repubblica di oggi, ‘faccia di mostro′ sarebbe stato in contatto con l'Alto commissariato antimafia allora guidato da Domenico Sica. Quell'agente "deviato" a detta dell'ex mafioso Vito Lo Forte abitava presso il Foro Italico (di Palermo); si spostava per il capoluogo siciliano su una grossa moto Suzuki o su una Range Rover. Inoltre era conosciuto come ‘il bruciato′ per l'ustioni che gli deturpavano il volto.  P.S. dell'08.10.2013  secondo le rilevazioni di vari pentiti è emerso che ‘faccia di mostro’ sarebbe Giovanni Aiello, dirigente di polizia in pensione dal volto deturpato per un colpo da fucile ¦fonte¦. Nel 2009 Oreste Pagano, esponente di primo piano della Camorra arrestato nel Luglio 1998 in Canada e poi diventato collaboratore di giustizia, avrebbe fatto importanti rivelazioni. Quando era ancora latitante in Canada, durante il matrimonio di Nicola Rizzuto e Grazia Luppino, ebbe modo di ascoltare Alfonso Caruana ("rappresentante" di Gaetano Scotto). Questi accennò che aveva ucciso un poliziotto perché aveva scoperto i collegamenti fra le cosche ed alcuni componenti della questura; inoltre aggiunse <<anche la moglie sapeva, per questo morì>>. Caruana fu arrestato nel Luglio 1998, una corte canadese ne ordinò l'estradizione in Italia per scontare una condanna a quasi 22 anni inflitta nel 1997 dalla Corte d'appello di Palermo. Fu infine estradato in Italia il 29.01.2008 e da allora è detenuto in carcere. Dal giorno dell'omicidio di suo figlio e della nuora, Vincenzo Agostino non si è più tagliato barba e capelli ¦foto¦: lo farà solo quando avrà verità e giustizia. Il 27 Ottobre 2009 a Quarrata (Pistoia) è stata intitolata una via ad Antonino e Ida Agostino [vedi foto del 14.03.2010]. All'iniziativa hanno partecipato il sindaco di Quarrata Sabrina Sergio Gori e i genitori del poliziotto ucciso, Vincenzo e Augusta Agostino. L'appuntamento era inserito nel calendario del secondo “Meeting della legalità. Intanto la procura di Palermo sta valutando se inoltrare una nuova richiesta (la terza) ai servizi di sicurezza per avere informazioni sui rapporti di lavoro di alcuni agenti operanti sotto copertura a Palermo negli anni delle stragi. Uno degli "agenti dei servizi" cha avrebbero collaborato con i Corleonesi sarebbe quel certo ‘Carlo′ o ‘signor Franco′. Questi per una ventina d'anni è stato al fianco di Vito Ciancimino. Invece ‘faccia da mostro avrebbe fatto parte della Mobile di Palermo almeno fino agli anni Settanta, poi sarebbe "passato" dal ministero dell'Interno per essere infine trasferito alla sezione criminalità organizzata del centro Sisde di via Notarbartolo, a Palermo, fino al 1999 ¦fonte¦. Sul blog di Beppe Grillo il 10 Maggio 2010 è stata pubblicata una puntata "a tema" di Passaparola a cura di Marco Travaglio. AGGIORNAMENTO DEL 14.05.2010: oggi la Procura della Repubblica di Caltanissetta ha iscritto sei persone nel registro degli indagati per il fallito attentato all'Addaura. Ecco i loro nomi e ruoli: il killer mafioso ‘Salvo′ Madonia, già indagato da tempo; Gaetano Scotto (già condannato per la strage di via D'Amelio), i fratelli Giuseppe e Raffaele Galatolo, il nipote Angelo Galatolo ed il collaboratore di giustizia Angelo Fontana. Comunque per Giuseppe Galatolo, essendo deceduto tempo fa, l'archiviazione è stato un obbligo di legge. Inoltre la procura nissena ha ordinato il prelievo delle tracce di DNA da muta, pinne e occhiali adoperati dai sub che il 19.06.1989 piazzarono una borsa con 20 chili di esplosivo sulla scogliera sulla quale si affacciava la villa di Falcone. Il DNA prelevato dalle attrezzature dei sub verrà confrontato con i familiari di Emanuele Piazza e Antonino Agostino. L'ipotesi emersa negli ultimi giorni è che i due collaboratori dei servizi segreti furono chiamati per disinnescare l'ordigno piazzato con la complicità da parte degli servizi segreti "deviati".  P.S. del 16.05.2010  secondo quanto riportato in un articolo su Lasiciliaweb, uno sconosciuto sarebbe riuscito ad introdursi negli uffici della Dia di Caltanissetta per poi accedere sui computer ai documenti dell'indagine sugli omicidi di Antonino Agostino ed Emanuele Piazza.  P.S. del 07.09.2010  secondo quanto riportato su Repubblica di oggi un pentito ha raccontato ai pm di Caltanissetta che Gaetano Scotto procurò il detonatore che avrebbe dovuto far saltare i 58 candelotti di dinamite quel 20.06.1989. I sicari arrivarono dalla terra e non dal mare; infatti si trovavano tutti davanti alla villa presa in affitto da Falcone. Con loro fu avvistato anche il famigerato ‘faccia di mostro′; sempre secondo il collaboratore di giustizia, questo "agente deviato" avrebbe avuto un ruolo nell'assassinio di Agostino e della moglie. Così l'inchiesta riparte da Gaetano Scotto, che sarebbe "colluso" con la strage di via Mariano D'Amelio. Quel giorno, il 19.07.1992, Scotto telefonò alla scuola per manager di Castel Utveggio. In realtà questo edificio, parte dell'imponente palazzo sul promontorio del Monte Pellegrino, era un un centro dei ‘servizi‘ sovrastante via D'Amelio.  P.S. del 20.10.2010  su Repubblica di oggi c'è un articolo-intervista a Gianmarco Piazza, 46enne avvocato civilista, uno dei quattro fratelli di Emanuele ¦fonte¦. L'uomo ha detto che suo fratello <<sapeva molto anche sull'uccisione di Antonino Agostino>>. Emanuele qualche settimana dopo il fallito attentato parlò con Gianmarco; come suo solito non disse molto, comunque lasciò trapelare che aveva saputo per motivi di servizi del ruolo marginale di ‘Cosa nostra’.  P.S. del 03.01.2011  sono stati resi noti alla stampa i risultati della Scientifica sull'analisi del DNA ¦fonte¦. Delle quattro macchie di sudore isolate, una appartiene ad Angelo Galatolo (già indagato per quel fallito attentato); mentre alle altre tre non è stato possibile associare un'identità certa.  P.S. del 05.08.2011  oggi è stata posta sul luogo esatto dove furono uccisi Nino e Ida una stele di pietra ¦foto¦. Sul marmo bianco c'è scritto: Qui il 5 agosto del 1989 venne ucciso l'agente di polizia Nino Agostino, giovane servitore dello Stato, insieme alla sua sposa Ida Castelluccio ed al figlio che portava in grembo. Da quel tragico giorno la famiglia attende verità e giustizia ¦fonte¦. Accanto al sindaco di Carini c'erano Vincenzo (ancora con barba e capelli lunghi e ormai bianchi) insieme a sua moglie Augusta. Oltre loro c'erano le due sorelle di Nino, Flora e Nunzia; i loro figli gli erano accanto, due si chiamano Antonino e Ida. Nella cerimonia c'erano anche Salvatore Borsellino e don Luigi Ciotti. Intanto la procura di Palermo ha iscritto Antonio Daloiso nel registro degli indagati per il duplice omicidio. L'uomo adesso in pensione, fu prefetto di Messina e Reggio Calabria; inoltre ricoprì il ruolo di capo di gabinetto dell'Alto Commissariato antimafia. Nel Novembre 2015 il pentito Vito Lo Forte davanti al giudice dell'indagini preliminari, durante un incidente probatorio, fece il nome di Giovanni Aiello come la persona che aiutò i sicari (Gaetano Scotto e Antonino Madonia). Il primo è libero dal Gennaio 2016; invece il secondo è in carcere dal 1989 con diverse condanne all'ergastolo da scontare. Il 26 Febbraio 2016 al carcere Ucciardone di Palermo si svolse un "confronto all'americana"; Vincenzo Agostino riconobbe Giovanni Aiello come l'uomo che aveva chiesto del figlio nei primi giorni del Luglio 1989. L'anziano con la lunga barba ormai bianca è sicuro di averlo riconosciuto nonostante Aiello si fosse tinto i capelli di un castano scuro. Il 21 Agosto 2017 Giovanni Aiello, alias ‘faccia di mostro’, ha avuto un malore mentre tirava a riva la sua imbarcazione sulla spiaggia di Montauro nel Catanzarese. L'ex poliziotto aveva 71 anni; l'autopsia ha stabilito che è morto d'infarto. Nel Dicembre 2018 la famiglia Agostino ha citato a giudizio Guido Paolilli, due volte indagato per favoreggiamento in concorso aggravato. La signora Augusta Schiera, madre di Antonino Agostino, è morta nella notte fra il 27 e 28 Febbraio 2019; aveva 80 anni e da tempo era ammalata. Sulla tomba sono incise queste parole: Qui giace Augusta Schiera, madre di Antonino Agostino, una mamma in attesa di giustizia anche oltre la morte. Il 14 Gennaio 2020 Vincenzo Agostino ha dichiarato che i 50mila euro di risarcimento chiesti a Guido Paolilli nel processo in sede civile li userà per beneficenza ¦notizia¦.Gaetano Scotto è stato arrestato il 18.02.2020 nel corso di un'operazione della Dia ¦fonte¦. Cinque giorni prima un provvedimento di chiusura dell'indagine è stato notificato ai boss Nino Madonia e Gaetano Scotto. La firma è del procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato; quindi per i due boss (<<mandanti ed esecutori>>) potrebbe aprirsi il processo a 31 anni dal duplice delitto. Il 2 Luglio 2020 la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per Nino Madonia e Gaetano Scotto con l'accusa di essere i mandanti del duplice delitto; invece Francesco Paolo Rizzuto è accusato di favoreggiamento ¦fonte¦. I due ex boss hanno poi ottenuto il rito abbreviato ¦notizia¦. Il 19 Marzo 2021 Nino Madonia è stato condannato all'ergastolo come mandante; il processo si è svolto in rito abbreviato ¦notizia¦. Il gup Alfredo Montalto ha disposto che Gaetano Scotto e Francesco Paolo Rizzuto siano rinviati a giudizio; per loro il processo inizierà alla prima sezione della Corte d'Assise il 26.05.2021. Vincenzo Agostino ha ribadito che si taglierà barba/capelli solo alla fine dei processo.

SETTEMBRE

« Caro Schur, Lei si ricorda certo del nostro primo colloquio. Allora mi promise che non mi

sarebbe venuto meno quando fosse stato il momento. Ormai è solo tormento e non ha più senso. 

Ne parli con Anna, e se lei pensa che sia giusto, facciamola finita. »

al suo dottore di fiducia che l'assisteva; 21.09.1939

Sigismund Schlomo Freud - alla nascita

Sigmund Freud - nome abbreviato {dal 1877}

(‘Il padre della psicanalisi’)

psicanalista, neurologo, filosofo

A. Freiberg in Mähren/oggi Příbor ¦Zamecnicka Ulice n. 117¦

[allora Impero austro-ungarico; oggi Repubblica Ceca], 06.05.1856 18:30

Ω. Hampstead ¦oggi Freud Museum London¦—Londra, 23.09.1939 03:00

  carcinoma al cavo orale, suicidio assistito  link

Nell'Aprile 1923 Freud chiese al suo dottore, Felix Deutsch, di esaminargli una leucoplachia sul lato destro della mascella e del palato da circa un anno. Risultò essere un tumore in stato avanzato, comunque fu concordato al più presto un intervento chirurgico ed una radioterapia. Ma in Ottobre l'anziano psicanalista dovette subire un secondo intervento; fino allora era felice perchè tornato a <<masticare, lavorare, fumare>> (vedi biglietto di auguri ad un amico del 10 Maggio). Freud fin da quando aveva 24 anni fumava almeno 30 sigari il giorno; conoscendo la sua "passione", i pazienti l'omaggiavano di scatole di sigari... Stavolta subì la resezione parziale della mascella e dovette applicarci una protesi ¦foto¦. Questa gli provocò dolori lancinanti, ma nonostante tutto non smise di fumare. Nel corso dei successivi 13 anni subì 16 operazioni per rimuovere tessuti infiammati anche allo scopo di rendere normali le funzioni del mangiare, parlare e del fumo. Il figlio Ernest lo sollecitò perché consultasse il prof. Schroeder, chirurgo di Berlino; solo quando il suo medico Pichler dichiarò di non avere più strumenti per aiutarlo l'anziano psicanalista si decise. Partì con la figlia Anna il 30 Agosto 1929 ed alloggiarono presso la clinica Tegel; quando all'inizio di Novembre rientrò a Vienna, si sentì più sollevato poiché la nuova protesi gli procurò un discreto miglioramento. Intanto Marie Bonaparte — prima paziente e poi negli anni diventata allieva, traduttrice dei suoi libri in lingua francese, organizzatrice e finanziatrice della SPP — gli consigliò di farsi assistere quotidianamente dal dottor Max Schur. Freud "accettò" il molto più giovane solo dopo aver stretto un preciso patto riassunto in questa sua frase: «Posso tollerare un dolore intenso e odio i sedativi, ma ho fiducia che Lei non mi lascerà soffrire invano». Schur gli stette sempre vicino, diventandone amico, psicoanalista e biografo. Il 30 Gennaio 1933 il Presidente della Repubblica Hindenburg nominò Adolf Hitler cancelliere. Le elezioni del successivo 5 Marzo non assicurarono la maggioranza assoluta al NSDAP (288 seggi; 43,9%). Il 23 Marzo in quella che fu l'ultima seduta del Parlamento — tenuta nella chiesa della Guarnigione di Postdam — Hitler presentò un provvedimento particolare: la ‘‘legge dei pieni poteri’’ [Ermächtigungsgesetz]. Questa proposta, ufficialmente denominata ‘‘legge finalizzata ad alleviare la miseria del popolo e del Reich’’ [Gesetz zur Behebung der Not von Volk und Reich] permetteva al cancelliere e il suo gabinetto di promulgare leggi senza l'approvazione del Reichstag almeno fino al 01.07.1937. Tutti i partiti eccetto i socialdemocratici del SPD votarono contro; i comunisti erano già stati estromessi. Il voto finale del 24 Marzo fu di 441 a 94. Il 6 Maggio 1936 Freud compì ottant'anni, ormai riceveva qualche paziente il giorno; oltre al cancro alla bocca, soffriva di miocardite e frequenti broncopolmoniti. Un po' tutti gli fecero gli auguri, l'onorificenza più gradita fu quella di Membro corrispondente della “Royal Society of Medicine”. Ma ai giornali fu intimato, pena la censura, di non riportare alcuna notizia in merito. Il 12 Marzo 1938 le truppe naziste superarono i confini dell'Austria senza nessuna resistenza, anzi ci fu un'accoglienza tumultuosa, specie per Hitler a Vienna due giorni dopo. Il dittatore tedesco "concesse" al popolo austriaco di scegliere con un plebiscito se unirsi alla Germania. Il 12 Aprile la quasi totalità (99,75%) approvò l'Anschluss/‘‘Annessione’’. L'Austria cessò di esistere come nazione acquisendo tutte le leggi tedesche perché diventò l'Ostmarck/‘‘provincia di Levante’’. Più volte la Gestapo fece perquisizioni nella famosa casa al 19 della Berggasse di Vienna. Il 3 Giugno la famiglia Freud salì sull'Orient Express per Parigi, la mattina dopo furono ospitati a Parigi da Marie Bonaparte. La principessa di Grecia e Danimarca pagò per il suo maestro la tassa di uscita dalla Germania, poi subito rimborsata. Il 5 partirono per Londra dove arrivarono alla Victoria Station. I Freud si stabilirono al 20 Maresfield Gardens di Hampstead, un tranquillo quartiere londinese. Nel Gennaio 1939 si manifestò una nuova tumescenza nel cavo orale; Freud aveva sempre più problemi ad alimentarsi, poteva lasciare a malapena il letto e così cadde in cachessia; praticamente non era più autosufficiente. Accanto a lui si davano il cambio la figlia Anna e Max Schur. Per alleviargli i dolori lancinanti gli venivano fatte applicazioni di ortoformio, un anestetico. Freud era contrario ai calmanti perchè <<Preferisco pensare tra i tormenti che non riuscire a pensare con chiarezza>>. Riuscì a continuare il suo lavoro fino alla fine di Luglio; ma poi la situazione precipitò: era sempre più debole; la piaga sulla guancia emanava un odore terribile, tanto che pure la cagnolina Jofi non poteva stargli accanto... Il tempo lo trascorreva in una sedia a sdraio nel suo studio dalla quale poteva vedere i fiori in giardino. Intanto riusciva a leggere i giornali e seguì così gli avvenimenti verso la Seconda guerra mondiale. Nella sua agonia, non diede mai il minimo segno d'impazienza o d'irritabilità: era rassegnato e accettava la realtà inesorabile. Il 21 Settembre disse al suo medico: «Mio caro Schur, Lei ricorda il nostro primo colloqui: allora mi promise di aiutarmi quando non ce l'avrei più fatta. Adesso non è che tortura e non ha più senso». Schur gli strinse la mano e promise di dargli sollievo; Freud lo ringraziò aggiungendo dopo un attimo di esitazione: «Dica ad Anna del nostro colloquio». La mattina successiva Schur gli somministrò due centigrammi di morfina, il paziente sprofondò in un sonno tranquillo; altre due iniezioni gli furono ripetute a dodici ore di distanza: così cadde in coma e morì senza riprendere conoscenza verso le tre del giorno 23. Tre giorni dopo la salma fu cremata e le ceneri poste nel colombario del Golders Green Crematorium di Londra. I resti vennero raccolte in un'antica anfora greca donata a suo tempo da Marie Bonaparte; questo reperto per molti anni aveva fatto bella mostra di sé nello studio di Vienna dove lo psicanalista aveva ricevuto i pazienti dal 1896 al 1938. Martha Freud, nata Bernays, sua moglie dal 14.09.1886 al 23.09.1939, si spense a Londra il 2 Novembre 1951 all'età di 90 anni; anche lei fu cremata e le ceneri unite a quelle del marito. Maria Bonaparte, discendente in linea diretta di Napoleone, continuò a esercitare la sua pratica psicoanalitica fino alla morte avvenuta il 21 Settembre 1962 a Gassin; la donna aveva 80 anni e si spense per una leucemia fulminante. Il suo corpo fu cremato e le ceneri poste nella tomba del marito, principe Giorgio di Grecia, nel cimitero reale di Tatoi, presso Atene. Max Schur si trasferì a New York, lavorando come medico al Bellevue Hospital e praticando la psicoanalisi. Nel 1950 pubblicò una serie di studi sulla psicopatologia e trattamento psicanalitico di disturbi psicosomatici. Nel 1953 divenne responsabile e professore al Psychoanalytic Institute nel Downstate Medical Center. Dal 1957 iniziò a pubblicare i suoi 16 lavori originali in materia psicoanalitica. Fu membro fondatore dell'American Psychoanalytic Association e presidente dal 1967; Max Shur, allora 72enne, morì il 12 Ottobre 1969 a New York per un improvviso attacco di cuore. Anna Freud, ultima dei sei figli, seguì l'orme paterne; prima però si fece psicoanalizzare dal padre a 23 anni (cosa che oggi sarebbe considerata deontologicamente inaccettabile). Nel 1920 i due Freud parteciparono a l'Aia al Congresso internazionale di psicoanalisi. Anna e Sigmund cominciarono a condividere anche gli amici, oltre che gli interessi. Nel 1922 Anna presentò alla Società Psicanalitica di Vienna, di cui divenne membro, il suo primo lavoro: Fantasie ricorrenti e sogni diurni”. Nel 1923 cominciò ad occuparsi di psicoanalisi infantile e due anni più tardi condusse un seminario presso l'Istituto di Formazione Psicoanalitica di Vienna, sulle tecniche psicoanalitiche da applicare ai bambini. Anna non si sposò e visse in famiglia; dal 1927 al 1934 fu segretario generale della Società Psicoanalitica Internazionale: conduceva seminari, organizzava conferenze e, in privato, si prendeva cura del padre malato. Nel 1935 divenne direttore dell'Istituto di Formazione Psicoanalitica di Vienna; nel 1937 l'americana Edith Jackson fondò un asilo per i bambini poveri di Vienna. Anna e la sua amica del cuore Dorothy Burlington divennero le dirigenti dell'istituzione. Durante la Seconda guerra mondiale, Anna istituì gli Asili di Guerra di Hampstead, che accolsero 80 bambini; questa esperienza le ispirò tre libri. La nursery chiuse nel 1945 e due anni dopo l'iniziativa continuò con l'Hampstead Child Therapy Courses; una clinica pediatrica fu annessa nel 1952. Anna Freud divenne una vera e propria autorità nel campo della psicologia infantile e la sua influenza crebbe rapidamente. A partire dagli anni Cinquanta viaggiò molto negli Stati Uniti, per fare conferenze, insegnare e visitare amici. Negli anni Settanta si occupò di bambini socialmente svantaggiati e studiò i ritardi e le deviazioni tipiche dell'età evolutiva. Presso la Yale Law School si occupò invece di violenza domestica sui minori. Anna non era laureata, però prese molte lauree honoris causa: la prima fu nel 1950 presso la Clark University, l'ultima nel 1980, ad Harvard. Nel 1972 ricevette a Vienna la laurea di Dottore in medicina e l'anno successivo divenne presidente onorario della Società Psicoanalitica Internazionale. Si spense il 9 Ottobre 1982 a Londra all'età di 86 anni; pure lei si fece cremare e le sue ceneri furono poste in un'urna di marmo vicino a quelle dei genitori al Golders Green Crematorium. Nel 1984 l'Hampstead Clinic prese il nome di Anna Freud Center, quattro anni dopo la sua casa londinese diventò il Freud Museum London.

OTTOBRE

« Bakamono! Bakamono!! »

¦Idioti! Idioti!!¦

ai suoi uomini credendo di essere attaccato dal "fuoco amico"

Aritomo Gotō

contrammiraglio {dal 15.11.1939}

comandante della Sesta divisione incrociatori {dal 10.09.1941}

A. Ibaraki (Kantō) [Giappone], 23.01.1888

Ω. oceano Pacifico ¦incrociatore Aoba¦, 12.10.1942

  ferite da schiacciamento subìte alle 23:47 del giorno prima 

Tra l'11 e il 12 Ottobre 1942 nell'isole Salomone fra la Marina imperiale giapponese e l'Us Navy si combatté la battaglia di capo Speranza. Alle 22:33 locali dell'11 le navi dal contrammiraglio Normal Scott iniziarono a disporsi a largo del Capo; l'Ammiraglia di Gotō, l'Aoba, guidava gli incrociatori giapponesi in colonna che si avvicinavano alla velocità di 30 nodi [56 km/h]. Alle 23:30 le flotta di Gotō emerse da un temporale ed iniziò ad apparire sul radar degli incrociatori americani. I giapponesi non avendo il radar ignoravano la loro presenza... Fino alle 23:46 i due contrammiragli dubitarono di quanto gli veniva segnalato in plancia: l'uno credeva che l'altre navi avvistate, con il radar o no, fossero "amiche"; Gotō che era sul ponte della Aoba nonostante che le vedette riconobbero le navi a vista come americane rimase scettico: a suo dire erano quelle dell'ammiraglio Jojima! Senza pensarci troppo diede l'ordine di sparare razzi di segnalazioni; gli incrociatori americani più vicini, che nel frattempo avevano avuto da Scott l'autorizzazione ad aprire il fuoco, quando videro quelle luci spararono un salva di colpi. L'Aoba subì danni pesanti: il sistema di comunicazione, due delle torri principali e quella centrale di tiro; molti proiettili di grosso calibro rotolarono sul ponte senza esplodere, ma il loro peso uccise diversi uomini e ferì gravemente Gotō. L'Aoba continuò ad incassare colpi e cominciò ad allontanarsi a tribordo. Una scia di fumo indusse Scott a pensare che stesse affondando e così gli incrociatori statunitensi si concentrarono sulle altre navi giapponesi. Alle 00:16 Scott ordinò di inseguire le navi nemiche, ma avendole perse di vista fu ordinato di abbandonare l'inseguimento. La battaglia comunque proseguì fino al pomeriggio seguente anche con attacchi aerei alle navi giapponesi. Il bilancio finale a sfavore della Marina imperiale fu: un incrociatore e tre cacciatorpediniere affondati; un incrociatore pesantemente danneggiato; fra 341 e 454 uomini uccisi e 111 catturati. Probabilmente Gotō morì a bordo della Aoba qualche ora dopo. Il 22 Ottobre l'Aoba tornò a Kure dove fu riparata; il 22 Febbraio 1943 era di nuovo a Truk nell'arcipelago delle Caroline. Il 3 Aprile mentre era ormeggiata a Kavieng (Nuova Irlanda) venne bombardata da B-17 della Fifth Air Force; due siluri a bordo esplosero danneggiando i ponti. Per evitare l'affondamento l'Aoba fu tirata a secco; comunque riuscì a tornare a Truk e poi di nuovo a Kure. La nave fu riparata, potenziata nell'armamento, dotata di radar; ma per gli irrimediabili danni subìti ai motori non poteva superare i 25 nodi. Stavolta fu assegnata alla Prima flotta meridionale e arrivò al porto di Singapore il 24 Dicembre 1943; principalmente faceva la scorta ai convogli di rifornimenti. L'11 Ottobre 1945 ebbe una collisione accidentale con la pari classe Kinu riportando danni non gravi. Il 23 Ottobre fu attaccata dall'USS Bream, un siluro colpì la sala macchine numero 2; ma comunque riuscì a raggiungere un porto di Manila. Mentre erano in atto delle riparazioni d'emergenza, il 25 e 29 Ottobre, venne bombardata da aerei della Task Force 38[!]. Nonostante le riparazioni fossero incomplete, l'Aoba fu assegnata ad una scorta verso il Giappone; ma il 6 Novembre il convoglio fu attaccato a largo di Luzon da quattro navi americane, fra cui la Bream. In totale furono sparati 23 siluri; l'Aoba riuscì ad allontanarsi senza apparentemente subire danni... Il 12 Dicembre, quando arrivò a Kure, fu esaminata e dichiarata irreparabile; così venne declassata a nave di riserva. Il 24 Aprile 1945 un raid aereo degli Alleati colpì il porto di Kure, l'Aoba fu colpita e colò a picco sul basso fondale della rada. Imperterriti, i giapponesi ripararono lo scafo e ci aggiunsero vari pezzi di artiglieria rendendola così una batteria di classe AA galleggiante[!] Il 24 Luglio una trentina d'aerei bombardano il porto e naturalmente anche l'Aoba... Così alle 22 la nave, praticamente in disarmo, s'adagiò sul fondale ad otto metri di profondità. Il 28 Luglio ci fu un altro attacco da parte di dieci aerei; quattro bombe da 230 kg colpirono il rottame e gli squarciarono la prora. Infine il 20 Novembre 1945 l'Aoba fu tolta dai registri navali, il suo relitto venne smantellato nel 1946-47.

NOVEMBRE

« Love one another »

¦Amatevi l'un l'altro¦

alla sua famiglia

George Harrison  (’‘Il Beatle tranquillo)

chitarrista, cantautore, compositore

A. Liverpool ¦casa natale¦, 25.02.1943 00:10

Ω. Los Angeles—Beverly Crest ¦9536 Heather Road¦, 29.11.2001 13:20

  carcinoma polmonare a grandi cellule, metastasi da cancro alla gola 

Ad Harrison nell'estate del 1997 fu fatta un biopsia ad un gonfiore che aveva al collo; risultò essere un cancro alla gola. L'anno successivo, in un'intervista, l'ex beatle parlò della sua malattia; a suo dire, la causa era da attribuirsi alle tante sigarette (fumate ogni giorno per decenni. Comunque volle assicurare i fan che poteva considerarsi guarito... Ad inizio Maggio 2001 fu confermato il ricovero nella Mayo Clinic di Rochester in Minnesota: il tumore era ritornato ad un polmone. Indiscrezione di stampa, non smentite, a Luglio riportarono che Harrison si trovava in Svizzera per tentare una cura alle metastasi al cervello. Quindi il suo tumore era diventato un M1, cioè un quarto stadio. La moglie Olivia Trinidad Arias ed il figlio Dhani lo seguirono; stavano in una megavilla a Monticello, poco più di mezz'ora dall'ospedale San Giovanni di Bellinzona. Lì c'era il reparto di oncologia diretto dal dottor Franco Cavalli; la radioterapia servì solo per allungare la sopravvivenza, ma non portò miglioramenti. Ad inizio Novembre si ricoverò allo Staten Island University Hospital di New York con un altro nome (George Arrias). Il dottor Gil Lederman era noto per le sue cure "sperimentali" in casi di cancro al quarto stadio ¦fonte¦. Anche questo trattamento non ebbe gli effetti sperati e così Harrison decise di passare l'ultime settimane che gli restavano altrove. Se ne occupò Gavin de Becker, noto consulente per la sicurezza dei divi e suo amico. Paul McCartney offrì la sua villa di Hollywood Hills a Los Angeles che quell'anno aveva acquistato da Courtney Love. Alle 13:20 locali del 29 Novembre l'ex Beatle spirò. Sul certificato di morte è riportato: carcinoma polmonare non a piccole cellule. Curiosamente su tale documento c'è un indirizzo inesistente [1971 Coldwater Canyon Road]; poi l'ufficio del procuratore distrettuali ottenne il vero indirizzo: 9536 Heather Road a Beverly Crest, sulle montagne di Santa Monica nel cosiddetto Westside ¦fonte¦. Il corpo fu cremato dopo nemmeno 10 ore dalla morte all'Hollywood Forever Cemetery; le ceneri furono date alla famiglia che poi le disperse nel Gange e Yumuna, fiumi sacri anche per gli Hare Krishna (movimento che Harrison scoprì nel 1969 e poi abbracciò). Alla cerimonia, secondo quanto previsto dai dettami di tale "religione", parteciparono solo i familiari stretti.

DICEMBRE

[quarta strofa dell'Internazionale]

 Nicolae CeauŞescu

Presidente della Repubblica socialista di Romania {29.03.1974-22.12.1989}

A. Scornicești (Muntenia) [allora Regno di Romania], 26.01.1918

Ω. Târgoviște [ancora per poco Repubblica Socialista di Romania], 25.12.1989

  esecuzione di una condanna capitale; fucilazione  link

« Andate all'inferno! »

 Lenuța Petrescu {nome e cognome alla nascita}

vice Primo ministro della Repubblica socialista di Romania {29.03.1980-22.12.1989}

Firs Lady della Repubblica Socialista di Romania {09.12.1967-22.12.1989}

A. Petreşti (Valacchia) [allora Regno di Romania], 07.01.1916

Ω. Târgoviște [ancora per poco Repubblica Socialista di Romania], 25.12.1989

  esecuzione di una condanna capitale; fucilazione  link

 

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