UN'ULTIMA FRASE {2003}

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GENNAIO

« Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito. »

CARLO MAGNO

Re dei Franchi, Re dei Longobardi, Imperatore dei Romani

A. allora impero Francese, 02.04.742/747?/748?

 Ω. Aquisgrana, 28.01.814

 pleurite [leggi qui]  link

FEBBRAIO

« Dottore, tu hai la scienza e io la fede. »

Dmitri Mendeleev

chimico (inventore della tabella periodica)

A. Tobol'sk [Siberia], 08.02.1834

Ω. San Pietroburgo, 02.02.1907

 influenza  link

MARZO

« Buona notte miei cari, vi vedrò domani. »

Noël PEIRCE COWARD (‘The Master’)

commediografo, cantante, compositore, attore

A. Teddington – Middlesex [Inghilterra], 16.12.1899 02:30

Ω. Oracabessa ¦Firefly Estate¦ - Port Maria (parrocchia di Saint Mary) [Giamaica], 26.03.1973

 attacco cardiaco  link

Dalla fine degli anni Sessanta Coward iniziò a soffrire di problemi cardiaci e perdite di memoria, segno dell'arteriosclerosi causata dal fumo [in quasi tutte le foto è ritratto mentre fuma]. La sera del 25 Marzo 1973 salutò i familiari prima di andare a letto. Poche ore dopo, nelle prime ore del 26 Marzo, il domestico lo trovò svenuto in bagno. Coward tornò a letto nonostante che il domestico insistesse nello svegliare i suoi familiari. La morte sopraggiunse poco prima dell'alba.

APRILE

Pare che non sarà così. Tutto rimarrà solo un sogno. Un po' mi dispiace.

Ognuno ha il suo cammino tracciato e il mio non coincide con i miei desideri. Va bè... pazienza.

dal libro postumo “Tutto rimarrà un sogno”

ALESSANDRA TADDEI studentessa

A. Genova, 28.10.1984 19:25

Ω. Genova—Quarto ¦istituto “Giannina Gaslini”¦, 29.04.2002 08:50

 sarcoma neurogeno 

MAGGIO

« Assolutamente nulla. »

alla domanda se volesse dire qualcosa

WILLIE FRANCIS

A. St. Martinville [Louisiana], 12.01.1929

Ω. Angola ¦‘The Farm’¦ [Louisiana], 09.05.1947 00:05

 esecuzione della seconda condanna capitale; elettrocuzione [leggi qui]  link

GIUGNO

« È meraviglioso. »

Elizabeth Barrett Browning poetessa

A. Kelloe - Durham [Inghilterra], 06.03.1806

Ω. Firenze, 29.06.1861

 paralisi ipokaliemica [leggi qui]  link

LUGLIO

« Non la voglio. »

ai medici che volevano fargli un'iniezione di morfina

MARYA SALOMEA Skłodowska (Manya)

MARIE CURIE - dopo il matrimonio con Pierre C. nel 1895

scienziata {premio Nobel 1903 per la fisica e 1911 per la chimica}

A. Varsavia ¦16 Freta Street¦ [allora Impero russo], 07.11.1867 12:00

Ω. Passy ¦Sancellemoz¦ (Alta Savoia) [Francia], 04.07.1934 alba

 anemia aplastica perniciosa  link

Considerando che l'Università di Varsavia non accettava donne, Marya decise di mandare la sorella maggiore Bronia a studiare a Parigi. Così dal 1885 al 1889 Marya mantenne gli studi della sorella con il suo lavoro da istitutrice nelle famiglie più benestanti di Varsavia. Quando Bronia si laureò come medico, essa fece altrettanto per Marya. La ragazza si trasferì a Parigi nel Novembre 1891; il suo nome diventò Marie. Lì s'iscrisse alla scuola di scienza della Sorbona; era una delle 23 studentesse su 1825 studenti. Prima, nel 1893 si laureò in scienze fisiche; poi il 28 Luglio 1894 in scienze matematiche. Proprio nella primavera del 1894, Marie aveva iniziato a frequentare Pierre Curie (nato il 15.05.1859) professore di fisica alla stessa Sorbona. Il loro matrimonio avvenne il 25 Luglio 1895, i due si dedicarono allo studio di elementi chimici che avevano le caratteristiche (produzione spontanea di radiazioni) già scoperte da H. Becquerel. Praticamente Marie aveva il ruolo del "chimico" perché estraeva e purificava gli elementi radioattivi. Pierre invece si concentrava sulla fisica di tali sostanze. Il 12 Settembre 1897 nacque la loro prima figlia, Irene. Marie usò per prima il termine radioattività per descrivere l'attività di elementi chimici nell'emettere radiazioni dalla frantumazione del proprio nucleo. Il 18 Luglio 1898 Marie Curie purificando dei sali (0,1 grammi da una tonnellata di pechblenda-ossido d'uranio proveniente da una miniera boema) trovò una piccola quantità dell'ottantaquattreesimo elemento chimico: il polonio (chiamato così in onore di Marie). Sempre nel 1898, il 26 Dicembre, Pierre e Marie annunciarono la scoperta dell'ottantacinquesimo elemento chimico: il radio. Il 9 Settembre 1902, i Curie presentarono una prova tangibile e incontrovertibile: un decigrammo puro. Questo elemento era due milioni di volte più radioattivo dell'uranio, era capace di generare calore ed emetteva un gas radioattivo (che sarà poi conosciuto come radon). Il 10 Dicembre 1903 l'Accademia di scienza di Stoccolma comunicò che il premio Nobel per la fisica sarebbe stato assegnato a metà fra Henri Becquerel (1852-1908) ed i coniugi Curie. Il 6 Dicembre 1904 nacque la loro seconda figlia: Ève. Verso le 14:30 del 19 Aprile 1906, Pierre attraversò distratto l'affollata rue Dauphined a Parigi. All'improvviso si trovò davanti una pesante carrozza: provò ad afferrarsi ad uno dei cavalli e cadde in terra; il cocchiere tirò subito le briglie fermando quasi il mezzo, ma una ruota posteriore passò sulla testa del poveretto l'uccise all'istante. Marie fu poi invitata a prendere la cattedra di fisica alla Sorbona lasciata da Pierre. La scienziata accettò l'incarico e tenne la conferenza inaugurale il 6 Novembre 1906. L'11 Dicembre 1911 a Stoccolma, Marie Curie ricevette il premio Nobel per la chimica. Era riuscita ad isolare il radio per elettrolisi a partire dal cloruro di radio fuso. Nel 1914 venne fondato il cosiddetto “Istituto del Radio” a Parigi in rue Pierre Curie. In questo centro Marie continuò gli studi sulla radioattività ed iniziò a portare avanti la ricerca sul cancro utilizzando le conoscenze acquisite. Marie con la figlia Irene, laureatesi anche lei in fisica; durante la Prima Guerra Mondiale organizzarono dell'unità mobili, chiamate Petit Curie per produrre radiografie tramite i raggi X. Nel 1926, Irene Curie sposò Jean-Frédéric Joliot, un tecnico conosciuto nel 1925 in laboratorio; la coppia avrà due figli: Helene (1927) e Pierre (1932). A causa della loro natura intrinseca, il radio, i raggi X, il radon sono potenzialmente debilitanti per la salute umana. Marie accusò dalla fine degli anni Venti i sintomi tipici di un avvelenamento per un'esposizione prolungata alle radiazioni: stanchezza, vertigini, ronzii, leggera febbre, cataratte. La situazione di salute della scienziata peggiorò sempre più. Nei primi mesi del 1934 tornò per l'ultima volta in Polonia; a Maggio lasciò il laboratorio; i dottori pensando che avesse la tubercolosi, consigliarono un sanatorio sulle Alpi. Il 22 Giugno Eve scrisse una lettera al professor Tobé che dirigeva la clinica Sancellemoz di Passy; la signora, vedova Curie, aveva bisogno di due-tre mesi di riposo, inoltre la stampa doveva rimanere fuori. Tobè accetto e così il 29 Giugno la febbricitante 67enne fece ingresso nel sanatorio da cui si poteva vedere il Monte. Gli esami stabilirono che la 67enne aveva l'anemia aplastica, una malattia del midollo osseo sicuramente dovuta alla lunga esposizione alla radiazioni. Allora era inguaribile; oggi si risolve nell'80-90% dei casi, specie fra i più giovani. Essendo una forma a decorso rapido e febbrile; poterono essere somministrati solo antidolorifici. La morte sopravvenne verso mezzogiorno del 4 Luglio. La scienziata fu sepolta nella tomba di Pierre nel piccolo cimitero di Sceaux, vicino Parigi. Qualche anno dopo la morte di Pierre, la scienziata fece riaprire la tomba di famiglia per spostare in basso la bara del suocero, morto nel 1910. Sopra fu posta la bara con i resti del marito e poi quando sarebbe toccata a lei... Alla cerimonia erano presenti i familiari e cinque amici. Per sicurezza, la bara fu avvolta in una camicia di piombo. Irene insieme al marito ottenne il premio Nobel per la chimica il 12 Dicembre 1935. Infatti all'inizio del 1934 avevano scoperto la radioattività artificiale. Nel 1951 i due coniugi furono rimossi dalla carica di membri della Commissione francese per l'energia atomica. Il motivo era semplice: si erano rifiutati di partecipare al programma per la costruzione di una bomba atomica francese. Ève nel 1937 pubblicò la biografia della madre intitolata “Madame Curie”. Nel 1952 fu nominata consigliere speciale del segretario generale dell'Onu. Nel 1954 si sposò con l'ambasciatore degli Usa in Grecia; in seguito lavorò come ambasciatrice dell'Unicef nel paese ellenico a fianco del marito che era diventato direttore esecutivo dell'Unicef. Irene Joliot morì a Parigi il 17 Marzo 1956 per una grave forma di leucemia. È assai probabile che le malattie del sangue, fatali a Marie e Irene, siano da imputare ai raggi X. Le due donne subirono un costante irraggiamento senza protezioni usando le Petit Curie. Jean-Frédéric Joliot morì il 14 Agosto 1958 per un'epatite virale, aveva 58 anni. Il 20 Aprile 1995, i resti di Pierre e Marie Curie furono traslati al Pantheon di Parigi. Marie Curie è stata la prima donna ad aver avuto questo onore. Ève Denise Curie, vedova Labouisse, è morta a New York il 22 Ottobre 2007 all'età di 102 anni. Essendo l'emivita del radio di 1601 anni, gli appunti della scienziata sono conservati in casse piombate.

AGOSTO

« Desidero ora perdonare certe persone per ciò che mi stanno facendo. »

ultima dichiarazione prima dell'esecuzione

BARTOLOMEO VANZETTI (Tumlin, Bart) pescivendolo

A. Villafalletto (Cuneo), 11.06.1888 16:30

Ω. Boston ¦Charlestown State Prison fino al 1955; poi BHCC¦, 23.08.1927 00:27

 esecuzione della sentenza di morte, elettrocuzione  link

“ … ma essi non potranno mai distruggere le nostre idee, che

rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire ... 

dall'"ultima lettera" al figlio Dante; Charlestown, 18.08.1927

FERDINANDO SACCO (Nicola, Nick) {sposato, due figli} calzolaio

A. Torremaggiore (Foggia), 23.04.1891 08:25

Ω. Boston ¦Charlestown State Prison fino al 1955; poi BHCC¦, 23.08.1927 00:19

 esecuzione della sentenza di morte, elettrocuzione  link

Il capitolo 326 del decreto emesso nel 1898 stabilì che la pena di morte nello Stato del Massachusetts fosse eseguita tramite elettrocuzione. La sedia elettrica fu installata nella prigione statale di Charlestown il 1° Gennaio 1900. La prima esecuzione avvenne il 17 Dicembre 1901. Ferdinando Sacco e suo fratello Sabino emigrarono in America il 12 Aprile 1908. Bartolomeo Vanzetti lasciò il suo paese natale il 9 Giugno, sempre del 1908, pochi giorni dopo la morte della madre. I due fratelli Sacco raggiunsero un amico del padre a Milford, nel Massachusetts. Sabino ritornò quasi subito in Italia, mentre Ferdinando rimase; nel 1911 circa conobbe Rose ‘Rosina’ Zambelli. Anche lei era un'immigrata italiana, accompagnata nel 1906 da una vicina di casa dei genitori (originari di Lonato del Garda). L'allora 17enne Rose [il suo nome di battesimo era Marianna Teresa Rosa] si sposò con Nicola il 28 Novembre 1912; la coppia si stabilì a Mildford. Il 10 Maggio 1913 nacque il loro primo figlio Dante. Quando morì il fratello maggiore, Ferdinando "adottò" il suo nome: Nicola. Nel Maggio 1917 Sacco e Vanzetti s'incontrano per la prima volta in Messico dove erano temporaneamente emigrati per evitare l'arruolamento per la Prima guerra mondiale. Il 22 Febbraio 1918 l'Fbi fece irruzione negli uffici di Lynn (Massachusetts) del giornale “Cronaca sovversiva”, diretto da Luigi Galleani. La testata fu sospesa e gli editori arrestati; fra i cinquemila indirizzi per gli abbonamenti "sequestrati" c'erano i nomi di Sacco e Vanzetti (che fra l'altro aveva scritto un articolo e donato del denaro). Così gli agenti federali per la prima volta collegarono i due ad attività anarchico-sovversive. Sacco più volte aveva aiutato a raccogliere fondi per i lavoratori e i loro leader arrestati durante gli scioperi e proteste per ottenere salari più alti e migliori condizioni di lavoro. Nel Dicembre 1916 era stato arrestato insieme ad altri due compagni per aver tenuto una riunione non autorizzata in solidarietà con gli operaio metallurgici in sciopero nel Minnesota. Un piano dinamitardo contro il Ministro della giustizia Palmer fu sventato il 28 Aprile 1919. Lo stesso ministro di concerto con John Edgar Hoover, primo direttore dell'Fbi, utilizzarono due leggi speciali per lanciare un campagna contro l'organizzazioni radicali e comuniste. Il dipartimento di giustizia ordinò retate contro i "radicali sovversivi". Il 7 Novembre 1919 — secondo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre furono arrestati oltre diecimila sospetti anarchici e comunisti. Palmer e Hoover non trovarono prove di reati a carico degli arrestati, ma molti furono tenuti in prigione senza processo. Il 3 Gennaio 1920 in trentatré città americane furono arrestate — con o senza mandato — seimila persone; di queste, 456 vennero espulse. Secondo la New Immigration Act del 16.10.1918 bastava essere identificati come stranieri e sovversivi, cioè: chiunque predicasse, insegnasse, diffondesse con ogni mezzo idee contrarie all'ordine costituito. La legge contro la sedizione faceva diventare un reato qualsiasi critica alla <<forma di governo degli Stati Uniti>>. Luigi Galleani fu accusato di disfattismo e espulso insieme alla famiglie il 24.06.1919; ritornato in Italia si stabilì a Torino e riprese la pubblicazione Cronaca sovversiva. Con l'avvento del fascismo la rivista fu naturalmente chiusa e Galleani si prese 14 mesi di reclusione. Tornato in libertà, collaborò con una rivista anarchica; nuovamente arrestato nel Novembre 1926 fu mandato "in vacanza" (al confino) a Lipari. Nel Novembre 1930 fu liberato per motivi di salute, ma fu obbligato al soggiorno obbligato a Caprigliola, un piccolo paese in provincia di Aulla. Infine il 4 Novembre 1931 morì a 70 anni per un attacco di cuore. Ma tornando alla storia iniziale, il 22 Febbraio 1920 gli agenti dei servizi segreti arrestarono Andrea Salsedo e il compagno Roberto Elia, amici di Sacco e Vanzetti. L'Fbi tenne Salsedo in isolamento nei suoi uffici al quattordicesimo piano del Park Row Building. L'uomo fu interrogato e picchiato per otto settimane; mai gli fu permesso di telefonare alla famiglia, agli amici o ad un avvocato. Alle 15:10 del 15 Aprile 1920 presso South Braintree, un sobborgo a 19 km da Boston, Frederick A. Parmanter, cassiere di un'industria di scarpe, e la sua guardia del corpo Alessandro Berardelli furono affrontati da rapinatori armati di pistola scesi da due macchine. Berardelli venne colpito a morte, invece Parmanter fu solo ferito; dopo aver messo le mani sul bottino (15.776,51 dollari — la paga di 500 operai), uno dei rapinatori scese dalla macchina e sparò a bruciapelo su Parmanter. Questi spirerà all'ospedale dopo un'agonia di 14 ore; prima di morire disse che non conosceva i rapinatori. Ai tanti testimoni della sanguinosa rapina furono mostrate foto segnaletiche di vari pregiudicati; già da subito quei malviventi furono considerati di origine italiana (<<  bassi, di colorito ulivastro, capelli scuri  >>). Comunque era indiscutibile che una delle due macchine fosse una Hudson Six nera targata 01173C. Questa era una targa provvisoria che veniva assegnata dai rivenditori a chi comperava un'auto usata. In effetti la targa era stata rubata poco tempo prima ad un proprietario di un'autorimessa di Needham, vicino Boston. Fatto sta che un confidente della polizia asserì che l'auto usata per la rapina fosse una Buick... il 17 Aprile in un bosco venne trovata una Buick nera, abbandonata e senza targa, con un foro di proiettile nella portiera posteriore. Il capo della polizia locale, Micheal Stewart, ebbe l'"intuizione": la macchina era stata trovata nella zona dove abitava un anarchico italiano: Ferruccio Coacci, espulso per le sue idee politiche e forse rientrato in Italia. Il 20 l'occupante della casa di Coacci, Mike ‘Mario′ Boda, un altro immigrato anarchico italiano, dichiarò a Stewart che l'Overland dell'amico era in riparazione dal meccanico Simon Johnson. Sospettando qualcosa, Stewart istruì Johnson: quando Boda, o chiunque altro, avesse richiesto la macchina doveva avvertirlo. A fine Aprile una cellula di anarchici italiani mandò Vanzetti a New York per ottenere informazioni sui due compagni arrestati. Il comitato anarchico locale consigliò di buttare via tutta la letteratura anarchica dato che erano attese irruzioni. Il 3 Maggio il corpo di Salsedo fu ritrovato sul marciapiede vicino al Park Row Building; l'Fbi dichiarò che si era suicidato buttandosi dalla finestra del quattordicesimo piano della stanza in cui lo avevano tenuto, anche il Dipartimento di giustizia e la Polizia di New York negarono ogni accusa. La sera del 5 Maggio Boda ed un suo amico, Riccardo Orciani, arrivano in sidecar al Johnson's Garage. Sacco e Vanzetti raggiunsero l'officina a piedi dalla fermata del tram. Il meccanico con una scusa avvertì la polizia, ma i sospetti se ne erano già andati: Boda e Orciani in moto, Sacco e Vanzetti verso la vicina fermata. Alle 22:04 del 5 i poliziotti Connolly e Vaughn bloccarono il mezzo pubblico, saliti sopra riconobbero gli "italiani" descritti da Johnson. Dalla successiva perquisizione saltarono fuori: volantini d'invito per una conferenza di lavoratori, due pistole, 31 proiettili e nessun porto d'armi. Così furono arrestati e portati al distretto di polizia di Brockton. Nell'interrogatorio entrambi negarono di conoscere Boda; erano andati in quel luogo per incontrare un certo Poppy senza però rilevare altro. Il 6 entrò in scena il procuratore delle contee di Norfolk e Plymouth: Frederick Katzmann. Il magistrato li interrogò in base ad un decreto del tempo di guerra che l'autorizzava a trattenere in stato di arresto persone sospette di azioni delittuose. Ufficialmente Sacco e Vanzetti erano accusati di porto abusivo d'armi. Ad alcuni testimoni della rapina di South Braintree furono mostrati i due arrestati: Sacco fu riconosciuto come uno dei killer, mentre per Vanzetti c'era solo un testimone (non certo). Mike Boda fu subito rimesso in libertà mentre Riccardo Orciani una settimana dopo. L'8 Sacco comparve davanti al tribunale di Quincy e fu accusato di essere implicato nella rapina di South Braintree. Stewart l'11 presentò al tribunale di Brockton una denuncia contro Vanzetti: era accusato di aver partecipato ad una tentata rapina di un cassiere — senza spargimento di sangue o furto di denaro — avvenuta il 24.12.1919 a Bridgewater. Sembra che un testimone l'avesse riconosciuto come uno degli uomini che saprò con un fucile (<<aveva gli stessi baffi scuri>>) per poi fuggire alla guida di un'auto. Il 18 Maggio ebbe luogo l'udienza preliminare presso il tribunale di Brockton; l'anarchico italiano si beccò l'imputazioni di aggressione a mano armata e tentato omicidio; inoltre venne informato che insieme a Sacco gli sarebbe stato contestato il duplice omicidio e la rapina di South Braintree. Il processo a Vanzetti si aprì il 22 Giugno presso il palazzo di giustizia di Plymouth. Il giudice del tribunale competente per i giudizi di primo grado era l'ultra-conservatore Webster Thayer; come pubblico ministero c'era ancora Katzmann. L'avvocato difensore, tale John P. Vahey (pur avendo esercitato come giudice), non si mostrò abilissimo: infatti fece trascurare un fatto importantissimo: Vanzetti non sapeva guidare e quindi come faceva ad essere alla guida di quell'auto usata nella rapina del 24.12.1919? L'ineffabile capo della polizia locale Stewart asserì che: 1. i proiettili trovati il 5 Maggio in tasca dell'imputato erano identici al bossolo che stava in quella Buick nera ritrovata nel bosco; 2. suddetta macchina era stata usata nella rapina di Bridgewater. Ma Vanzetti il 24 Dicembre 1919 l'aveva passato vendendo anguille alle famiglie vicino casa per l'imminente cenone di Natale... Ben diciotto testimonianze a favore — di clienti, della padrona di casa di Vanzetti, del suo aiutante — furono invalidate da Katzmann con il saltafòsso. Praticamente chiese ad ogni potenziale testimone come potesse essere in grado di ricordarsi quella precisa data; magari si trattava del giorno prima o del giorno dopo... Fatto sta che una sola minima incertezza nelle risposte dei testimoni li fece "bruciare" agli occhi dei giurati. Il 16 Agosto Bartolomeo Vanzetti fu giudicato colpevole di aggressione e tentata rapina beccandosi così una reclusione per un periodo non inferiore ai 12 e non superiore ai 15 anni da scontare ai lavori forzati nel reclusorio statale di Boston (pena comminata da Thayer). Un tipografo di idee anarchiche, Aldino Felicani, costituì un comitato di raccolta fondi per la difesa dei due imputati. Il 19 Agosto fu chiamato l'avvocato Fred H. Moore, dichiaratosi socialista fin dal 1912. In California aveva difeso sindacalisti e operai. L'11 Settembre 1920 Sacco e Vanzetti furono incriminati per la rapina con duplice omicidio di Parmenter e Berardelli. Il 28 Settembre vennero citati a giudizio e si dichiararono <<non colpevoli>>. Il 5 Marzo 1921 Palmer si dimise dopo che varie organizzazioni di difesa dei diritti civili l'avevano criticato per la sua ossessione nel contrastare la cosiddetta ‘Paura. Intanto il comitato di difesa aveva deciso di assumere dei legali che godessero della stima della benpensante società bostoniana; l'irruenza e al leggerezza di Moore andavano quantomeno bilanciate. La scelta cadde sui fratelli John, Thomas, Jeremiah Mc Anarney, oriundi irlandesi, americani da due generazioni, cattolici, esponenti tradizionalisti della borghesia. Moore dovette accettare di dividere con altri il ruolo di difensore. La fase preliminare si aprì il 31 Maggio 1921 con la scelta dei componenti della giuria. Moore ricusò sistematicamente tanto che alle 22 erano stati designati solo due membri! L'avvocato californiano anche all'indomani continuò con questa opposizione irritante, intransigente e pure sterile: usò tutte le 44 opposizioni di cui ogni imputato aveva diritto. Il giudice Thayer, sempre più irritato, visto che s'esaurì la lista delle persone da cui dovevano essere scelti i giurati, ordinò allo sceriffo di trovare 200 cittadini e di portarli subito in tribunale. Finalmente alle prime ore del 2 la giuria venne formata; naturalmente Moore sollevò l'ultima obiezione che Thayer prontamente rigettò. Il dibattimento riprese la mattina del 7 Giugno, il vice procuratore Williams presentò una tesi di accusa ben costruita ma non supportata da prove. I rapporti fra l'avvocato Moore e il giudice Thayer furono subito pessimi anche perché il primo i comportava in maniera anche stravagante: vestiva in maniera eccentrica, dormiva durante l'intervallo dell'udienze sul prato davanti al tribunale e sopratutto faceva del processo una questione politica. Due testimoni riconobbero Sacco come uno dei rapinatori a bordo di un'auto; un altro non mostrò la stessa sicurezza che aveva avuto con la polizia, affermò che sì Sacco assomigliava molto ad uno dei rapinatori e nutriva quindi qualche dubbio. L'uomo che aveva annotato la targa di una delle due macchine in fuga, un falegname di nome Louis Pelser, riconobbe Sacco come l'uomo che aveva sparato a Berardelli. Peccato che alla polizia aveva detto di non riconoscere alcun rapinatore; dopotutto — come poi disse ad un investigatore della difesa — al momento degli spari si era nascosto sotto il balcone! Questi "comportamenti" li giustificò con il fatto che non desiderava testimoniare in tribunale; peccato che l'avvocato Moore non fece le giuste domane per "bruciare"  o quanto meno indebolire il teste. Poi arrivò il turno di Lola Andrews sulle cui dichiarazioni puntavano sia l'accusa che la difesa; insomma poteva essere determinante per l'esito del processo. Quel giorno la donna (un'infermiera partime con una storia di frodi assicurative alle spalle) e una amica erano andate a South Braintree a cercare lavoro. Videro un'auto ferma a cofano alzato, un uomo stava riparando il motore sdraiato sotto e un altro stava nell'auto. Chiesero dell'indicazione a questi e quindi la Andrews lo vide bene e ci parlò seppure brevemente. A precisa domanda di Katzmann, se l'uomo che aveva sparato a Berardelli fosse in aula, la testimone fu sicura nell'indicare Nicola Sacco. Questi scattò e gli chiese vivamente preoccupato se ne era davvero sicura di averlo visto a South Braintree quel pomeriggio, la donna rispose che ne era <<sicurissima>>. Moore non poteva crederci: per ben due volte, a Gennaio e la sera prima della deposizione, la Andrews gli aveva detto che non era in grado di riconoscere quei due uomini. L'avvocato era quasi tentato di citarla come testimone della difesa; inoltre mostratogli una foto di Sacco aveva escluso di riconoscerlo. Tutto era stato fatto stenografare e adesso era tutto capovolto! Moore gli domandò <<Come fa a dire oggi quello che ha negato ieri?>>, lei rispose che non aveva negato nulla, anzi in quella foto aveva riconosciuto uno degli assassini di South Braintree! L'interrogatorio di Moore a Lola Andrews durò ben due giorni e mezzo; gli furono poste tantissime domande, ma mai quella decisiva: come parlava quest'uomo che la testimone asseriva essere Sacco? Se fosse stato un inglese comprensibile e corretto allora Sacco sarebbe stato scagionato poiché conosceva solo qualche parola. La difesa per smentire questa testimonianza determinante chiamò ben cinque testimoni, fra cui l'amica che escluse di averla vista parlare e la proprietaria della pensione dove alloggiava Lola che la definì una bugiarda. Ma non servì: nei giurati si stava facendo strada la convinzione che Sacco fosse uno dei rapinatori. Anche per Vanzetti diversi testimoni lo riconobbero come uno dei malviventi a bordo di una delle due macchine usate per la rapina. Lo riconobbe il guardiano del passaggio a livello e un compagno di scompartimento nel treno Plymouth-Boston la mattina della rapina; il "ritratto di Vanzetti" aveva anche chiesto quale fosse la stazione di East Braintree. Moore cercò di screditare un testimone che aveva riconosciuto Sacco sul luogo del delitto; l'uomo risultava essere sotto processo per furto proprio al tribunale di Dedham, ma Thayer fu intransigente: dato che non era stato ancora condannato, nessuna domanda se il testimone fosse o no sotto processo poteva essere ammessa. Dai corpi di Berardelli e Parmenter in sede di autopsia erano stati estratti sei proiettili calibro .32 che escludevano subito il revolver calibro .38 trovato addosso a Vanzetti. Ma non era stata tenuta alcuna registrazione formale della custodia dei proiettili che documentasse chi li aveva maneggiati e quando. Il dottore che eseguì l'autopsia, George McGrath, testimoniò davanti alla giuria che tutti i proiettili <<apparivano esattamente uguali>> insomma con gli stessi segni lasciati da una pistola a a rigatura destrorsa. Con una perizia balistica, l'accusa volle dimostrare che: 1) dalla pistola di Sacco era partito uno dei colpi mortali, nella fattispecie il Proiettile III′, curiosamente l'unico a rigatura sinistrorsa; 2) invece la pistola trovata addosso a Vanzetti era stata sottratta a Berardelli. Negli Stati Uniti solo la Colt calibro 32 dava una rigatura sinistrorsa ai proiettili, proprio quella trovata in possesso di Sacco al momento dell'arresto. I due periti d'ufficio, quindi a sostegno dell'accusa, avevano sparato 14 colpi con la pistola di Sacco e i bossoli furono confrontati con il proiettile che aveva ucciso la guardia del corpo. Il 21 Giugno il capitano Proctor, uno dei massimi esperti di armi con ben 36 anni di servizio nella polizia di stato, affermò che <<tutto si presta a far ritenere che sia stata quella la pistola a sparare>>. Moore preferì non approfondire l'interrogatorio; però quel "tutto si presta a far ritenere" suonava come dubbioso... I due periti della difesa usarono argomentazioni tecniche altrettanto valide per sostenere l'opposto. La giuria si trovò così a dover scegliere fra due tesi; essendo una questione psicologica, l'antipatia in aula verso i due imputati non fu certo un punto a favore... Riguardo la pistola trovata addosso a Vanzetti, questi aveva commesso il gravissimo errore di mentire: infatti aveva detto di averla acquistata cinque anni prima per 18 dollari. Gli inquirenti con una difficoltà ricostruirono il lungo e tortuoso giro dell'arma: l'anarchico l'aveva presa due o tre mesi prima per cinque dollari ad un marmista italiano di Boston, Luigi Falzini, che a sua volta l'aveva avuta da Riccardo Orciani e questi da un certo Rexford Slater. L'accusa fu abile nello screditare le testimonianze a favore degli imputati instillando il dubbio nella giuria. Orciani — che nel frattempo si era licenziato e faceva l'autista di Moore — poteva essere chiamato a testimoniare ma Moore lasciò perdere... Quindi non si seppe da dove provenisse quella pistola; comunque nemmeno l'accusa riuscì a dimostrare che fosse quella della guardia giurata, anzi quel giorno nessuno l'aveva mai vista! La vedova di Berardelli disse che qualche settimana prima il marito aveva portato la sua pistola ad un armiere perché gli si era rotta una molla; Parmenter gliene prestò un'altra, ma chissà se nel frattempo l'aveva ritirata. I dipendenti dell'armeria confermarono la consegna e la riparazione, il direttore affermò che era stata restituita al proprietario; dopotutto non era nemmeno in deposito. Purtroppo in nessun documento del negoziante risultava il numero di matricola dell'arma; in quel caso si poteva sapere se fosse o meno la pistola di Vanzetti. Uno dei periti d'ufficio, il capitano Procotor, in una pausa a presenza di un avvocato della difesa disse al Commissario governativo per la sicurezza che «Questi non sono i colpevoli. I veri responsabili sono altri: avete sbagliato tutto». Il collegio di difesa — visto che non aveva segnato punti a favore degli imputati — decise di puntare tutto su un unico obiettivo: dimostrare che i due imputati alle 15 del 15 Aprile 1920 erano altrove. I testimoni della rapina esclusero di aver visto Sacco e Vanzetti e alcuni ricordarono che parlavano fra loro in inglese; ma nessuno di loro riuscì a dare la certezza. Bartolomeo Vanzetti aveva un alibi per quel giorno: stava vendendo del pesce con il suo carretto a mano nella città di North Plymouth ¦mappa¦ (51 km da South Braintree). Fino alle 12 sicuramente era nella pensione dove viveva perché un commerciante di stoffe gli vendette della stoffa per 12,25 dollari; la padrona di casa ne era testimone. Ma la vecchia volpe di Katzmann continuò a utilizzare il saltafosso: come fa a dire che fosse veramente il 15 Aprile? non poteva essere il 14 o il 16 o magari il 15 Marzo o 15 Maggio? Così tutte quelle testimonianze a favore di Vanzetti vennero rese "deboli" agli occhi della giuria. L'alibi di Nicola Sacco si fondava sul fatto che quel giorno era andato negli uffici del Consolato italiano di Boston. Nicola aveva deciso di chiedere il passaporto per tornare definitivamente in Italia; l'uomo chiese a lavoro un permesso per il 15 Aprile e questo risultava dal registro. Purtroppo i testimoni che lo ponevano a Boston nel primo pomeriggio passarono indenni dal saltafosso di Katzmann. L'impiegato che aveva seguito la pratica, Giuseppe Adrower, purtroppo era già tornato in Italia; non sentendosela di tornare per testimoniare fu interrogato a Roma per rogatoria. Sì gli era rimasto in mente quel signore perché invece di due foto ne aveva portato un'unica foto molto grande; quel giorno era il 15 perché parlando con il cancelliere per consultarsi aveva dato un occhio al calendario... Il 5 Luglio venne chiamato a deporre Vanzetti e ripercorse tutta la vicenda tenendo testa a Katzmann; poi toccò a Sacco per un fuoco di fila di tre giorni. Il 13 iniziarono l'arringhe finali: Moore fece un intervento confuso, superficiale, poco incisivo senza portare un'argomentazione valida limitandosi a sottolineare l'incertezze dei teste d'accusa. L'avvocato di Sacco, Jerry Mc Anarney, tentò di confutare le tesi dei periti balistici. Infine Katzmann sottolineò gli elementi deboli della difesa e i dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni dei teste. Il 14 Luglio Thayer — come voleva la procedura — fece un discorso alla giuria; tanto per non smentirsi lo infarcì di ipocrisia e retorica. Alle 14:30 i giurati si ritirarono per decidere; l'anziano giudice andò al Dedham Inn a fare colazione pensando di raccogliere consensi, ma un collega gli disse: «esprimo il parere della maggioranza: credo di poter dire che non ho mai visto una schifezza del genere». In serata i due imputati furono riportati in aula; alle 20 il capo della giuria, tale William Taft, lesse il verdetto unanime: Sacco e Vanzetti erano colpevoli di omicidio di primo grado, passibile della pena capitale. Il processo era formalmente concluso e quindi spettava al giudice stabilire la pena. Prima però dovevano esaurirsi tutte le mozioni post-processuali. Il 10 Ottobre 1921 Walter R. Ripley morì all'improvviso nel suo negozio; l'8 Novembre fu depositata la prima eccezione. Il defunto capo dei giurati si era portato tre proiettili in camera di consiglio e un testimone lo aveva sentito dire: «All'inferno! Dovrebbero mandarli sulla forca in tutti i casi». Questa prima istanza di revisione fu respinta da Thayer il 24 Dicembre 1921 con la seguente motivazione:  il fatto … non crea una situazione che possa pregiudicare il verdetto. ... Il capo della giuria si è preso le tre cartucce innocentemente e senza pensarci e, comunque, non lo fece con lo scopo di pregiudicare in alcun modo i diritti degli imputati. Il suo presunto risentimento verso gli imputati non poteva essere dimostrato per il semplice fatto che nel frattempo era morto! Intanto si era formato un comitato di difesa per Sacco e Vanzetti; in varie città americane ci furono manifestazioni pubbliche, a Parigi il partito comunista francese organizzò una manifestazione davanti all'ambasciata americana. Per la causa dei due imputati servivano nuovi elementi, testimoni e sopratutto tanti soldi, che furono raccolti nella comunità italiana. Carlos Goodridge, che aveva alle spalle una nutrita serie di reati, ammise di non aver riconosciuto con certezza Sacco. Ma sotto giuramento aveva detto il contrario perchè "costretto" da Katzmann. L'uomo ammise la sua falsa testimonianza, ma non volle firmare nessuna dichiarazione scritta. Su insistenza dei fratelli Mc Anarney — ufficialmente avvocati di Sacco ma in pratica semplici assistenti di Moore — al collegio della difesa si aggregarono due esperti giuristi: Arthur Demon Hill e William Thompson, docente all'Università di Harvard. Nel 1922 Moore depositò altre tre eccezioni: il 4 Maggio (Gould and Pelser motion), 22 Luglio (Goodridge motion) e 11 Settembre (Andrews motion). Per dimostrare che dalla pistola di Sacco non era partito alcun colpo, Moore si rivolse ad uno dei più famosi esperti d'armi e criminologia, Albert Hamilton; la mozione omonima fu depositata il 30 Aprile. Intanto dal 14 Febbraio 1923 Nicola Sacco aveva iniziato lo sciopero della fame, i medici designati da Thayer lo trovarono calmo ma in preda ad allucinazione: diceva che l'autorità lo volevano uccidere, avvelenandogli pure il cibo che gli portava la moglie[!]; nella cella erano immessi dei gas e il letto scosso da scariche elettriche. Nicola fu ricoverato in un ospedale di Boston, sottoposto a nutrizione forzata e quando aveva delle crisi nervose messo con la camicia di forza. Solo dopo sei mesi, quando sembrò tornato "normale", fu dimesso dal manicomio criminale di Brigewater nel quale era stato portato per <<sindrome di tipo paranoico>>; naturalmente tornò in carcere (28.09.1923). Intanto il collegio di difesa ottenne un notevole punto a favore: il capitano Proctor non era più così sicuro che la pistola di Sacco fosse la stessa che aveva esploso il colpo che aveva ucciso Berardelli. Ad un avvocato di Boston confidò: «Se la difesa mi avesse chiesto altre precisazioni durante il mio interrogatorio avrei risposto che, secondo me, il proiettile non proveniva da quell'arma». Avvisato di questa "confidenza", l'avvocato Thompson si fece rilasciare una dichiarazione giurata che permise di presentare il 5 Novembre la sesta ed ultima eccezione (la Proctor motion). Peccato che nel Marzo 1924 William H. Proctor passò a miglior vita e quindi la mozione omonima perse automaticamente di valore poiché il giudice stava ancora valutando le prime cinque. Perso questo "asso nella manica", l'avvocato Thompson chiese di poter fare una prova del nove: sparare cento colpi con l'arma "incriminata" per poi confrontare l'impronte sui cento bossoli e i cento proiettili con quelle del proiettile incriminato. Thayer volle prima sentire il parere del procuratore; così le due parti con i loro periti andarono in udienza, Katzmann chiese di far esaminare la pistola dal "suo" perito e — incredibile — questi costatò che la canna del revolver non era la vecchia, cioè sporca e arrugginita! Così la prova dei cento proiettili non poté essere fatta. Per la cronaca Thayer dispose un'inchiesta senza arrivare a nulla: il capo contea della Corte di Dedham non sapeva nulla perché dall'ultima sessione del tribunale gli era stato tolto l'incarico di custodire l'arma; il capo usciere del tribunale — colui che custodì effettivamente l'arma — disse alla difesa non l'aveva consegnata però al procuratore e al perito d'accusa, dietro loro precisa richiesta. Naturalmente, rispose che non poteva sapere che cosa ci fecero con quella benedetta pistola... Il procuratore ipotizzò che era stato il perito della difesa a cambiare involontariamente la canna nell'ultima sessione quando smontò e ricompose la rivoltella di Sacco e altre due dello stesso calibro e marca. Particolare non da poco fu che la vecchia canna non sembrava essere una delle altre due pistole; l'accusa naturalmente diceva che invece era, la difesa no e il giudice alla fine diede ragione a Katzmann. Nell'Agosto 1924 Moore si dimise dopo che Sacco gli comunicò di non voler più affidarsi alla sua difesa; tornò in California e di lui non se è più saputo nulla. Così la difesa degli imputati passò a Thompson. Il 1° Ottobre — dopo quasi 11 mesi — Thayer respinse le cinque istanze suppletive. Le ritrattazioni di Pelser, Goodrige e della Andrews furono giudicate prive di fondamento. A Sacco e Vanzetti restavano solo due possibilità: chiedere la grazia o portare nuovi elementi per dimostrare che erano completamente innocenti. Anche per richiedere la grazia al Presidente, eventualità molto dubbia che presupponeva un'ammissione di colpevolezza, si dovevano trovare nuovi elementi: se non erano stati loro, chi era stato? Un certo Emil Moller, detenuto nel penitenziario di Atlanta, rivelò che Joe Morelli aveva compiuto la rapina di  South Braintree del 15.04.1920. La settimana successiva alla decisione di Thayer un detenuto avvicinò sacco dicendogli di sapere chi fossero i colpevoli di quella rapina. Qualche giorno dopo gli aveva dato un biglietto consigliandogli di cercare un certo ‘Thomas con l'indirizzo dove abitava. Il 18 Novembre 1925 un detenuto di Dedham consegnò a Sacco una rivista con dentro una confessione firmata dove c'era scritto: Con la presente confesso che facevo parte dell'impresa delittuosa alla fabbrica di calzature di South Braintree e che Sacco e Vanzetti non c'erano. L'autore di quella dichiarazione sorprendente era il 22enne Celestino Medeiros, detenuto in attesa del ricorso contro una sentenza di condanna a morte; infatti nel Novembre 1924 durante una rapina aveva ucciso un cassiere di una banca. Sacco all'inizio non l'aveva preso in considerazione, ma avuto il biglietto avvertì subito l'avvocato Thompson. Madeiros ammise di aver partecipato a quella rapina del 1920 senza però sparare, dato che rimase in macchina; i suoi quattro complici erano italiani e certo non avrebbe fatto i loro nomi: mica era una spia. Thompson indagò e scoprì l'esistenza di una certa banda Morelli, dedita a questo tipo di rapine; il capo Joe Morelli — guarda caso — nell'Aprile 1920 era in libertà condizionata... Stavolta fu proprio Thompson a commettere un madornale errore: non volle usare la dichiarazione di Medeiros per non compromettere la posizione dell'uomo durante il procedimento a suo carico; in più era la prima volta che giudici diversi da Thayer si sarebbero pronunciati... Ma l'esperto(?) avvocato di Boston era arciconvinto che avrebbe ottenuto la rinnovazione del processo per Sacco e Vanzetti; anzi pensava di esibire quella dichiarazione firmata durante il nuovo dibattimento(!). Il 12 Maggio 1926 la Corte d'Appello del Massachusetts respinse il ricorso di Thompson non ritenendo che esistessero elementi validi per il rinnovo del processo! A parere dei giudici non c'erano stati errori e pregiudizi nell'operato dell'anziano collega, che in più occasioni aveva definito Sacco e Vanzetti <<anarchici bastardi>>. Il 26 Thompson depositò nella cancelleria di Dedham una richiesta di rinnovo del processo basata sulla dichiarazione di Medeiros. Il 27 un altro avvocato della difesa, Herbert Ehrmann, andò a Bedford a sentire il capo della polizia locale che gli raccontò della banda Morelli. Il 1° Giugno Ehrmann fece visita al penitenziario federale di Fort Leavenworth dove era recluso Joe Morelli, il capo della banda. L'avvocato vide che la somiglianza fra Sacco e Morelli era stupefacente; però l'uomo disse di non sapere nulla della rapina di South Braintree, di Medeiros ecc. ecc. Prima di tornarsene in cella suggerì di fare quelle domande a Mancini (uno della banda). Intanto vari testimoni oculari, che avevano "inchiodato" Sacco e Vanzetti nel processo del 1921, furono sicuri nel riconoscere in quella nuova foto (Morelli) la faccia di uno dei killer. Della vicenda di Sacco e Vanzetti ne parlò Stalin al congresso del partito e protestarono il Vaticano, Il Presidente del Reichstag, Thomas Mann, Albert Einstein ed il Times di Londra. Ehrmann andò a far visita a Mancini, che scontava una condanna a vita nel penitenziario di Auburn. L'uomo non fu molto d'aiuto, anzi negò l'evidente somiglianza fra Sacco e Morelli. Comunque la sua pistola poteva essere compatibile con i bossoli rinvenuti sul luogo della sanguinosa rapina del 1920. Nel tribunale di New York c'era sì il rapporto sull'arma, ma non la stessa! Il 13 Settembre Thompson comparve in aula di fronte a Thayer: il verdetto contro Sacco e Vanzetti doveva essere annullato in base alla confessione di Medeiros; l'anziano giudice non consentì nemmeno il contro-interrogatorio del detenuto. Il 25 Ottobre rese pubblica la sua decisione: dopo aver concesso a questi accusati la più favorevole considerazione, compatibilmente con i diritti dello Stato e i principi della legge, sono costretto a giungere alla conclusione che la confessione di Madeiros è priva di fondamento, indegna di fiducia e non vera.  questa mozione per la celebrazione di un nuovo processo viene respinta. Il 27 e 28 Gennaio 1927 nel tribunale di Boston, presso la Corte d'Appello del Massachusetts, Thompson e Ehrmann sostennero il loro ricorso contro la decisione di Thayer del 25.10.1926. La risposta del giudice arrivò il 5 Aprile: in pratica tutto veniva confermato perché La concessione o il rifiuto di un nuovo processo su un'imputazione di omicidio rientra nella discrezione giurisdizionale del giudice; inoltre la cui decisione [di Thayer] non dovrà essere modificata a meno che non sia viziata da errori di diritto o abuso di potere. Quindi: 1. l'unico che poteva decidere era lui; 2. la questione non di competenza della Corte; 3. solo errori di diritto o da abuso di ufficio potevano cambiare l'inesorabile corso degli eventi. Thayer fissò per quattro giorni dopo, il 9 Aprile, l'udienza conclusiva del processo; come voleva la legge i due imputati dovevano essere presenti per ascoltare la pena (capitale tramite elettrocuzione) e la data. Così dopo sei anni Sacco e Vanzetti si rincontrarono; al tribunale vennero trasferiti in pullman, ammanettati e scortati da una ventina di agenti armati. Il procuratore Katzmann chiese al giudice di emanare la sentenza. Come prevedeva la legge, i due imputati ebbero la facoltà di un'ultima dichiarazione: Sacco fece un breve discorso e chiuse con queste parole: «Come prima ho detto, il giudice Thayer conosce tutto della mia vita e sa, quindi, che non sono mai stato colpevole né ieri, né oggi, né per tutta l'eternità». Poi toccò a Venzatti che parlò per molto più tempo chiudendo con «tanto sono convinto di essere nel giusto che se aveste il potere di mandarmi a morte per due volte ed io potessi rinascere due volte vivrei ugualmente per fare le stesse cose. Ho terminato: grazie». Thayer che era rimasto impassibile s'apprestò a leggere la sentenza; Vanzetti lo interruppe chiedendo di poter parlare con l'avvocato, il giudice replicò duro che stava pronunciando la sentenza e allora scattò anche Sacco con un «Lei sta condannando due innocenti!». Thayer imperturbabile continuò decretando che l'esecuzione sarebbe avvenuta entro la settimana a partire da domenica 10 Luglio. I due condannati furono subito riammanettati e ricondotti in carcere; per la prima volta due condannati a morte occupavano celle attigue al Dedham Jail. Ma c'era ancora una possibilità: la nomina di una commissione istituita dal governatore perché controllasse tutta l'indagine; il vescovo del Massachusetts intervenne con una lettera al repubblicano Alvan T.  Fuller, in carica dall'08.01.1925. Intanto Mussolini il 9 Aprile scrisse un telegramma a Giacomo De Martino, l'ambasciatore italiano a Washington: Faccia tutto il possibile per fare un passo presso il presidente degli Stati Uniti per Sacco e Vanzetti. Questo particolare emerse solo nel 1996. Il Duce fin da quando era andato al potere intratteneva regolare corrispondenza sia con il console generale italiano a Boston, sia con De Martino. Di fronte alle pressioni dell'opinione pubblica, il 4 Maggio Fuller decise di prendere in esame tutti gli atti del processo. Lo stesso giorno Thompson portò nel suo ufficio l'istanza di Vanzetti che chiedeva l'annullamento della condanna. Ritenendosi innocente, voleva solo giustizia non la grazia. Sacco non firmò la petizione perché non voleva più difendersi. Il 1° Giugno Fuller nominò un comitato consultivo per un esame approfondito su tutti gli aspetti del caso. Il comitato era composto da un giudice a riposo, il presidente di Harvad e quello del MIT (Massachusetts Istitute of Technology). Il primo, Robert Grunt, non aveva mai fatto mistero della sua antipatia verso gli italiani; invece William Lowell era noto per le sue posizioni a favore di Sacco e Vanzetti. Infine Samuel Stratton che doveva risolvere i problemi tecnici e balistici affidò l'incarico ad un'altra persona: il maggiore Calvin Goddard. Il 22 Giugno il Comitato di difesa presentò al Palazzo del governatore un rotolo con 474.842 firme (da tutto il mondo) che richiedevano una pubblica inchiesta. Si erano mobilitati anche molti personaggi famosi: Dorothy Parker, Bertrand Russell, George Bernard Shaw, H.G. Wells. Il 29 Giugno Fuller concesse trenta giorni di rinvio anche a Medeiros; proprio per questo, il governatore volle parlare con il giovane portoghese; ma l'incontro non lo convinse tanto che poi accennò: <<Ciò che egli sa dei fatti di South Braintree non mi sembra una gran cosa>>. Alle 00:00 del 1° Luglio i tre condannati furono trasferiti dal penitenziario di Dedham alla prigione statale di Charlestown, situata in un quartiere di Boston. La legge del Massachusetts era rigorosa: dieci giorni prima dell'esecuzione, anche se questa era stata rinviata, il detenuto doveva essere rinchiuso nel braccio della morte. Il 3 Luglio i tre del Comitato poterono parlare con i due condannati. Il 25 Mussolini inviò una lettera all'ambasciatore americano a Roma che si concludeva così: Spero che Sua Eccellenza il Governatore Fuller voglia dare un esempio d'umanità. Tale esempio, fornirà una brillante dimostrazione della differenza tra i metodi del bolscevismo e quelli della Grande Repubblica Americana e al tempo stesso strapperà dalle mani di elementi sovversivi uno strumento di agitazione.  Il 26 Fuller fece visita ai tre condannati; alle 17:10 del 27 Luglio i tre membri della commissione consegnarono il loro "parere" nella sua forma definitiva. I contenuti non vennero resi noti e il governatore continuò ad esaminare il caso per proprio conto. Però alcune sue uscite non lasciavano ben sperare: l'alibi di Vanzetti non reggeva, anche perché <<esistono soltanto le affermazioni dei suoi amici italiani>>(!). Intanto Hermann s'affannò in giro fra i commercianti di pesce all'ingrosso per trovare sui registri se qualcuno avesse venduto il barile di anguille a Vanzetti intorno al Natale 1920. Una ricevuta dello spedizioniere portava la data del 20 Dicembre; Thompson la consegnò al segretario del governatore, ma questi non la prese in considerazione perché a suo dire non era una prova sicura che Vanzetti avesse davvero venduto il 24 Dicembre quelle anguille di quattro giorni prima... Secondo la procedura, il 2 Agosto — anche se l'esecuzione della sentenza era rimandata — i tre condannati furono rinchiusi nelle celle d'isolamento del braccio della morte; ad una ventina di passi oltre una porticina c'era la stanza della sedia elettrica. Alle 23:25 del 3 Fuller annunciò la sua decisione: Sacco e Vanzetti dovevano essere giustiziati così come aveva deciso la Corte di Dedham; quindi la condanna a morte rimaneva confermata per le 00:00 dell'11 Agosto. I quesiti fondamentali erano tre: 1) se il processo fosse stato regolare; 2) se Sacco e Vanzetti avessero diritto ad un nuovo processo; 3) se Sacco e Vanzetti fossero colpevoli o innocenti. Il governatore rispose così: 1) Il processo è stato regolare: non trovo alcuna traccia di pregiudizio nel modo di condurre il processo. Che il giudice Thayer si fosse formata un'opinione sulla colpevolezza o innocenza degli imputati dopo aver assistito al dibattito è un fatto naturale e inevitabile. 2) Tutte le questioni prospettate dalla difesa non costituiscono validi motivi per giustificare la rinnovazione del dibattimento. Nessun peso può essere dato alla confessione di Celestino Madeiros, né Madeiros sa della rapina compiuta a South Braintree particolari consistenti ma dice, più o meno, quello che era noto attraverso le risultanze del processo. 3) Tutto, in sostanza, lascia supporre che Sacco e Vanzetti siano colpevoli dei delitti che sono stati contestati. Fuller volle sottolineare che il suo parere coincideva con quello della commissione da lui nominata. La mattina successiva fu l'avvocato Thompson diede la notizia ai due condannati; Sacco commentò con un semplice «Me lo aspettavo», invece Vanzetti disse: «Non riesco proprio a crederlo». Rimanevano tre possibilità: mozione al tribunale per il rinnovo del processo e revoca della sentenza, petizione a Fuller per un rinvio, istanza alla Corte Suprema [degli Stati Uniti]. Un giovane avvocato di Pittsburgh, Michael Musmanno, che da simpatizzante delle minoranze etniche si era unito al comitato di difesa, il 6 Agosto presentò al tribunale di Dedham la mozione per il rinnovo del processo. Inoltre venne chiesto al presidente del tribunale di assegnare un giudice diverso da Thayer. A detta della difesa questi aveva sempre dimostrato un atteggiamento prevenuto. Curiosamente lo stesso giorno, Benito Mussolini — dopo aver ricevuto un telegramma da parte di Michele Sacco (padre di Nicola) — comunicò al prefetto di Foggia: Da molto tempo et assiduamente io mi sono occupato della posizione di Sacco e Vanzetti et che ho fatto tutto il possibile — compatibilmente colle regole internazionali — per salvarli dalla esecuzione. Insomma il Duce, che aveva provato ad "intercedere" fin dal 1923, se ne lavò le mani... Ovviamente il presidente del tribunale Hall non accettò la richiesta di Musmanno e fissò l'udienza per il giorno 8 difronte all'inflessibile Thayer. In pratica l'anziano giudice era costretto a pronunciarsi su se stesso... Intanto nel raggio di 800 metri dalla prigione, ben oltre il quartiere cittadino di Charlestown fu proibita la circolazione; per sicurezza vennero predisposti cordoni di polizia armata di mitragliatrici e squadre di pompieri pronte con gli idranti. Ma era un timore alquanto esagerato: lo sciopero indetto per quella sera fu un fallimento. Cvd, Thayer negò l'ultima mozione possibile; restavano la petizione a Fuller e la Corte Suprema... Il 10 Agosto Oliver W. Holmes, giudice associato della Corte Suprema (fin dal 1902), negò la richiesta di un habeas corpus. Alle ore 22 sempre del 10 ai condannati fu notificato che l'esecuzione sarebbe avvenuta a mezzanotte. Alle 23:24 Fuller decise per un rinvio di dodici giorni; ma sarebbe stato l'ultimo, punto e basta. Musmanno provò coraggiosamente tutte le strade: telefonò alla residenza estiva della Casa, un segretario gli rispose che non poteva disturbare il Presidente. Inoltre non era possibile un suo intervento in una questione non federale. Se poi Musmanno si fosse presentato non sarebbe stato ricevuto... All'alba del 15 Agosto esplose una bomba sotto il portico della casa di Lewis McHardy, uno dei giurati del processo di Dedham; l'uomo e tutta la famiglia rimasero sotto le macerie della casa e se la cavarono per miracolo. La mattina del 20 la Corte Suprema degli Stati Uniti, sempre tramite il giudice associato Holmes, negò anche la richiesta di un certiorari. Il 22 l'infaticabile Musmanno presentò due ultime istanze: la prima era un'altra certiorari, sempre alla Corte Suprema ma al giudice Harlan. F. Stone (di "fazione liberale" spesso in disaccordo con il collega Holmes); l'ultimissima sarebbe stata alla Corte Federale. Tecnicamente era l'unica che poteva fermare l'esecuzione nel caso in cui anche l'istanza di certiorari fosse stata respinta... Difatti Stone la rigettò e così il destino dei due italiani anarchici era nelle mani di James Arnold Lowell, presidente della Corte Distrettuale del Massachusetts. Questi la respinse con questa motivazione: Non mi avete fornito un elemento per giustificare la sospensione ... A me non può interessare che dieci o diecimila persone siano in ansia per questo provvedimento: è solo una questione di diritto. Alle ore 18 del 22 Thompson entrò nel braccio della morte e si accomodò su una sedia posta sulla linea nera che si stagliava sul pavimento. Per regolamento nessun visitatore (avvocato o familiare) poteva superare quella linea di demarcazione posta a due metri dalle cella d'isolamento. Thompson parlò sopratutto con Vanzetti e disse qualche parola con Sacco. Il direttore della prigione concesse una stretta di mano fra l'avvocato e i suoi due assistiti. Alle ore 19 Rosina e la sorella di Vanzetti, Luigia 36enne, arrivarono alla prigione. Gli furono concessi cinque minuti ad orologio. Il direttore acconsentì un bacio d'addio anche se non era previsto dal regolamento. Le due donne poi andarono da Fuller a chiedere la grazia. Non servì a nulla come l'ultimo tentativo disperato di Musmanno a cui l'ineffabile Fuller consigliò di rivolgersi al procuratore generale Reading il quale però si rifiutò di prendere una decisione immediata. Alle ore 22 gli elettricisti fecero le prove finali sulla sedia. Alle ore 23 Musmanno entrò nel carcere, ma non poté andare nelle celle; intanto Reading diede una risposta negativa. Alle ore 23:15 il direttore fece l'annuncio di rito: l'esecuzione era fissata per le 24; Vanzetti rispose che <<dobbiamo inchinarci all'inevitabile>>. Sacco chiese al direttore di spedire una lettera che stava scrivendo a suo padre. I tre condannati risposero di non aver bisogno dei conforti religiosi. Alle 00:03 del 23 Celestino F. Medeiros fu folgorato sulla sedia elettrica. Alle 00:11:12 Sacco entrò con le proprie gambe — senza aiuto delle guardie — nella stanza dell'esecuzione. Salutò i testimoni e s'accomodò sulla sedia. Disse in maniera decisa: «Viva l'anarchia!»; un attimo prima che il direttore facesse cenno al boia/Robert G. Elliott, gridò «Addio, mamma!». Alle 00:19:02 Nicola Sacco venne dichiarato ufficialmente morto. Vanzetti entrò a passo sicuro e testa alta alle 00:20:38. Strinse le mani al direttore, al suo vice, alle guardie e al dottore che ne avrebbe costatato la morte; infine pronunciò un discorso: <<Vorrei dirvi che sono innocente. Non ho mai commesso nessun crimine ma a volte qualche errore. Vi ringrazio per ogni cosa che avete fatto per me. Sono innocente di qualsiasi crimine, non soltanto di questo qua bensì di ogni crimine. Sono un uomo innocente. Vorrei perdonare certe persone per quello che adesso mi stanno facendo>>. Fu dichiarato ufficialmente morto alle 00:26:55. In varie città del mondo si tennero manifestazioni pubbliche davanti all'ambasciate e consolati americani. Ci furono marce silenziose, disordini, incendi ad auto americane, preghiere nelle chiese. Allo 01:08 i corpi lasciarono la prigione per essere portati al Northern Mortuary per l'autopsia. Poi alle 16:30 Joseph A. Langone, impresario di pompe funebri, prese in consegna i corpi di Sacco e Vanzetti; i famigliari di Medeiros si affidarono ad un'altra agenzia. Il proprietario del palazzo in cui aveva sede il comitato di difesa negò l'apertura della camera ardente. Così questa fu ospitata in una cappella dell'impresa di Langone al 383 di Hanover Street. Dalle 8 del 26 i due catafalchi con le bare aperte poterono essere visitati. Ci fu un certo ritardo per consentire ad Antonio Salemmi di realizzare le maschere mortuarie. Langone fu categorico: niente manifesti, striscioni e meno che mai fotografie. Dice che oltre diecimila persone resero omaggio ai due feretri ad una media di 37 persone al minuto! Il corteo funebre partì dalle ore 13 del 28 Agosto. Furono ripresi dei filmati che poi il governo ordinò di distruggere; ma poi furono acquistati da un giornalista ed arrivarono ai giorni nostri. Il percorso fu quello originalmente richiesto senza striscioni o cartelli. Dieci persone portavano corone di fiori con delle scritte (Il comitato,I martiri del Massachusetts ecc. ecc.), poi seguivano i due carri funebri in parallelo e con le tende chiuse una macchina con Rosina Sacco e Luigia Vanzetti ¦foto¦. La folla a piedi aveva fiori, molti di colore rosso; si stima che circa 200mila persone hanno svito il corteo. La cremazione avvenne al cimitero di Forest Hills alle 16:30 senza particolari cerimonie. Luigia Vanzetti promise al padre che avrebbe almeno riportato la salma in Italia. Da cattolica praticante non accettava la cremazione; però la volontà di Bartolomeo fu diversa... Le due urne di rame furono consegnate alla sorella di Vanzetti (che non aveva moglie e figli) ed alla moglie di Sacco. Le ceneri dei due anarchici non furono affatto mescolate: una metà di Vanzetti rimase a Boston e l'altra tornò a Villafalletto per essere inumate nel cimitero locale. Le due metà di Sacco invece ebbero una sorte diversa: una tornò a Torremaggiore e l'altra si perse a casa della moglie. Proprio lei, un anno e mezzo dopo l'esecuzione, si sposò con Ermanno Bianchini; questi era un amico del marito ed un collaboratore del comitato difensivo. Ovviamente essendo atea come il marito si tenne un matrimonio non religioso. Comunque la donna, allora 32-33enne, voleva dare una figura paterna ai figli. La coppia insieme con i figli di lei si trasferì in una modesta casa di Watertown, sobborgo di Boston. Giovan Battista Vanzetti, il padre di Bartolomeo, morì nel 1931 all'età di 82 anni. Il 27 Settembre 1932 una bomba rase al suolo la casa di Thayer a Worcester. Il vero "obbiettivo" rimase illeso; moglie e domestico riportarono gravi ferite. L'anziano giudice si ritirò nel suo club di Boston, sorvegliato 24 ore su 24 da guardie del corpo e poliziotti. Il 18 Aprile 1933 Thayler ebbe un ictus fulminante sembra mentre era seduto sul water... Valerio Isca, un anarchico e cofondatore del LBC, scrisse a riguardo: Così la sua anima se ne è andata direttamente nelle fogne. Boda, rientrato in Italia nel 1927, fu inviato al confino prima alle Lipari poi a Ponza. A fine 1932-inizio 1933 ritornò a fare il ciabattino nel suo paese natale, Savignano (Forlì); da allora non se ne è saputo più nulla. Fred H. Moore se ne andò il 24 Agosto 1933 appena 51enne. William Goodrich Thompson morì nel 1935 all'età di 69 anni. Una placca-ricordo fu offerta ai governatori del Massachusetts, sia il 23.08.1937 che dieci anni dopo; ma entrambi la rifiutarono. Il 9 Maggio 1947 venne eseguita l'ultima condanna a morte nel Massachusetts. In 46 anni erano state 65 le persone "giustiziate" sulla sedia elettrica. Il 19 Gennaio 1950 morì Luigia Vanzetti, la secondogenita classe 1891; aveva dedicato il resto della sia vita alla memoria del fratello. Il 26 Agosto di quell'anno Joseph Morelli si spense per un male incurabile all'età di 70 anni. Katzmann dal 1923 era tornato alla libera professione di avvocato; però si sentiva <<preso di mira>> e così ottenne la presenza di un'auto della polizia davanti casa fino al 1933. Beffardamente il 15 Ottobre 1953, mentre discuteva un causa civile al tribunale della Corte superiore di Old Norfolk, Katzmann ebbe un collasso. Era la stesso luogo dove si era tenuto il processo contro Sacco e Vanzetti nel 1921... Trasportato al Roslindale General Hospital, morì nella notte; aveva 78 anni. Fuller fu considerato "candidabile" nelle file dei repubblicani per le presidenziali del 1928; ma pesò il suo ruolo nella vicenda di Sacco e Vanzetti... Il 3 Gennaio 1929 terminò il suo mandato da 50° governatore del Massachusetts e così tornò a fare il commerciante d'automobili. Seppure avesse fondato un discreto impero, non si rassegnò alla fine della sua carriera politica: ma fu trombato nelle primarie per senatore nel 1930 e governatore nel 1934. Alvan Tufts Fuller se ne andò ottantenne il 30 Aprile 1958. Michael Angelo Musmanno morì 71enne il 12 Ottobre 1968 a Pittsburgh. Dopo la vicenda di Sacco e Vanzetti, nel 1928 fu eletto come repubblicano nella Camera dei Rappresentanti della Pennsylvania. Nel 1943 si arruolò nell'USN, la Marina militare; lì prestò servizio come avvocato militare (incarico che sarà poi codificato come JAG). Nel 1947 partecipò come giudice al “processo agli Einsatzgruppen” al termine del quale, 4 dei 24 imputati, furono condannati a morte. Nel 1951 fu nominato giudice della Corte Suprema della Pennsylvania, incarico che mantenne fino alla morte. Nel 1971 Joan Baez scrisse e cantò la canzone Here's to you, le musiche erano di Ennio Morricone. La canzone ha quattro strofe che si ripetono:

Vi rendo omaggio Nicola e Bart.

Per sempre restino qui nei nostri cuori

il vostro estremo e finale momento.

Quell'agonia è il vostro trionfo!

Dante Sacco morì il 22 Agosto 1971 per un'embolia polmonare; aveva solo 58 anni. Nel 1939 si era trasferito con la futura moglie a Friendship nel Maine, lontano da Boston. Diventò meccanico aeronautico e pure pilota; per 37 anni lavorò come responsabile dei pezzi di ricambio aerei per il locale aeroporto (oggi BWI). Il 6 Ottobre 1971 venne presentato a New York il film “Sacco e Vanzetti” di Giuliano Montaldo. La canzone nei titoli di coda del film è “Here's to you”. Dal 1973 i procuratori dello Stato del Massachusetts non chiesero più l'applicazione della pena capitale. L'appena eletto governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, abolì la pena di morte. Sabino Sacco sempre nel 1975 scrisse una lettera all'allora Presidente degli Stati Uniti, Gerald Ford. Chiedeva che fosse riabilitata la memoria del fratello e di Bartolomeo Vanzetti. Sabino Sacco morì nel 1976 a 92 anni. Il 23 Agosto 1977 Dukakis riconobbe con un documento ufficiale gli errori commessi nel processo. Testualmente annunciò che: «Sacco e Vanzetti non sono stati trattati con giustizia e ogni biasimo deve essere per sempre rimosso dai loro nomi». Quindi arrivò la riabilitazione postuma a cinquanta anni dall'esecuzione. Rosina Zambelli rimase nuovamente vedova nel 1985; con il marito aveva comprato e gestito un'azienda agricola a West Bridgewater. Per un certo periodo la donna si fece ospitare in casa del nipote Spencer (figlio di Dante). Poi entrò in una casa di riposo; nel 1989 rimase vittima di una caduta e morì all'età di 94 anni. Sia lei, che i figli, non tornarono mai in Italia. Il 06.11.1997, 29.03.1999, 12.03.2001, 07.11.2007 il disegno di legge per ripristinare la pena di morte fu respinto con: 80-81, 73-80, 60-94, 46-110 voti. Nel 2005 Mediaset trasmise la miserie “Sacco e Vanzetti”. Ines Sacco si sposò con Thomas Talmo ed ebbe due figli; si è spenta a Somerville in Massachusetts il 4 Febbraio 2014 all'età di 93 anni. È sepolta nel cimitero della contea di Suffolk, periferia di Boston.

SETTEMBRE

« Me l'aspettavo. »

sorridendo ad uno dei sicari

  GIUSEPPE (Pino, Pinuzzo) PUGLISI

sacerdote {dal 02.07.1961}, educatore, insegnante di religione

parroco della parrocchia “San Gaetano e Santa Maria del Divino Amore”

del quartiere Brancaccio/Ciaculli di Palermo {dal 06.10.1990 al 15.09.1993}

{beato dal 25.05.2013}

 A. Palermo ¦ospedale dei Bambini¦, 15.09.1937

Ω. Palermo ¦ospedale “Buccheri-La Ferla”¦, 15.09.1993 {dichiarato morto alle 20:45}

 agguato in piazza A. Garibaldi alle 20:30; colpo di pistola dietro l'orecchio [clicca qui]  url

OTTOBRE

« Pardon, Monsieur. Non l'ho fatto apposta »

al boia a cui aveva pestato un piede sul patibolo

MARIA ANTONIA JOSEPHA VON HABSBURG-LOTHRINGEN

(Maria Antonietta, ‘Madame deficit′) {vedova, due figli}

regina di Francia {dal 10.05.1774 al 21.09.1792}

A. Vienna ¦Palazzo Imperiale¦, 02.11.1755 20:00

Ω. Parigi ¦allora Place du Carrousel¦, 16.10.1793 12:15

 esecuzione alla condanna capitale: ghigliottina  link

Maria Antonietta il 16 Maggio 1770 sposò Luigi XVI, ma i due erano già diventati rispettivamente re e regina di Francia già sei giorni prima con la morte di Luigi XV. Il 20.12.1778 nacque Maria Teresa Carlotta, poi seguirono: Luigi Giuseppe (22.10.1781), Luigi Carlo (27.03.1785) e Sofia Elena Beatrice (09.07.1786). Il titolo di ‘Delfino’, cioè di unico erede al trono, sarebbe andato al primogenito Luigi Giuseppe. Poi quando questi morì, il 4 Giugno 1789 a 8 anni per tubercolosi, Luigi Carlo fu il nuovo Delfino. Intanto Sofia Elena Beatrice si era spenta anche lei di tubercolosi il 19 Giugno 1787, venti giorni prima di compiere un anno. Il 20 Giugno 1791 la famiglia reale fuggì per riparare in Lussemburgo. La loro fuga terminò a Varenne, non lontano dal confine e venne così riportata a Parigi. Il 10 Agosto 1792 tutta la famiglia reale fu rinchiusa nel prigione del Tempio. Luigi XVI venne ghigliottinato in piazza della Rivoluzione alle 10:22 del 21 Gennaio 1793 [clicca qui]. Il 3 Luglio 1793 Luigi Carlo fu portato in un'altra ala del Tempio ed affidato alle "cure" dei coniugi Simon: Antoine (classe 1736) ciabattino e sua moglie Marie-Jeanne, donna delle pulizie ma almeno un po' pratica di infermeria... Però lo picchiavano se piangeva, lo facevano ubriacare e lo istigavano al turpiloquio. A Maria Teresa Carlotta venne concesso di rimanere con la madre. Il 2 Agosto la Convention nationale ordinò il trasferimento immediato di Maria Antonietta alla prigione della Conciergerie. Sorvegliata a vista da due soldati, 24 ore su 24, la regina aspettò il processo rinchiusa in una cella singola. Simon ebbe il compito di plagiare il bambino in vista del processo; così gli fece firmare una dichiarazione cui accusava la madre di averlo iniziato a pratiche masturbatorie e incestuose[!]. L'infamante accusa, ovviamente falsa, venne poi presentata dal deputato giacobino Jacques-René Hébert. Il processo iniziò il 14 Ottobre davanti al famigerato Tribunal révolutionnaire; l'accusa principale era di alto tradimento. Comunque la regina si difese con vigore senza contraddirsi; rimase impassibile di fronte all'accusa di incesto. Alle 04:30 del 16 fu emessa la scontata sentenza di morte. La poveretta fu riportata in cella e poté scrivere il proprio testamento. Per l'ultimo viaggio verso il patibolo gli fu proibito d'indossare il nero; così scelse un abito (colore del lutto per le regine di Francia). Il boia, Charles-Henri Sanson, gli tagliò i lunghi capelli ormai bianchi; le mani gli furono legate dietro la schiena. Quando giunse a Place de la Révolution salì velocemente le scale del patibolo; inavvertitamente pestò un piede al boia e si scusò. Alle 12:15 subito dopo l'esecuzione, Come da prassi, la testa sanguinante della regina fu mostrata verso il popolo. Dopo l'esecuzione, le spoglie furono sepolte in una fossa comune nel cimitero della Madeleine, in rue d'Anjou. I resti della regina (si dice che la testa fosse ben conservata) e del consorte vennero ritrovati nel Gennaio 1815; i due sovrani furono poi inumati nell'abbazia di Saint-Denis. Il 5 Gennaio 1994 Luigi Carlo passò sotto custodia dei rivoluzionari. Per i successivi sei mesi fu praticamente murato in una stanza umida e chiusa dall'esterno: la malnutrizione, i parassiti, l'igiene nulla gli minarono la salute. Dopo la caduta di Roberspierre fu liberato, ma ormai era troppo tardi: si spense il 9 Luglio 1795. Secondo altre fonti sarebbe morto almeno sei mesi prima. Maria Teresa fu liberata in cambio di un gruppo di prigionieri francesi; la sua liberazione avvenne a Basilea il 26 Dicembre 1795. La ragazza si stabilì alla corte degli Asburgo e nel 1799 sposò un suo cugino. La rivoluzione del 1830 costrinse la famiglia reale all'esilio, Madame Royal morirà il 18 Ottobre 1851 a Frohsdorf in Austria. Sanson si ritirò nel 1795 dopo trent'anni di carriera; la sua famiglia aveva ottenuto il titolo di Esecutore delle alte opere di Parigi nel 1688. Questa carica passava di padre in figlio. Charles-Henri era succeduto suo padre Jean-Baptiste e così lasciò al figlio Henri. Morì nel 1806 all'età di 67 anni.

« Non tremare più e spara qui che ammazzi un uomo. »

Ernesto Rafael Guevara de la Serna

(Che, ‘‘uomo’’/‘‘persona’’ in lingua Mapuche) {sposato due volte, cinque figli}

medico, guerrigliero, rivoluzionario, ministro dell'Industria di Cuba

A. Rosario de la Fe ¦Calle Entre Rios 480¦ [Argentina], 14.05.1928 03:05

Ω. La Higuera – Vallegrande [Bolivia], 09.10.1967 13:10

 esecuzione, lesioni al torace da colpi di carabina M2  link

Il 7 Ottobre 1967 Guevara scrisse l'ultima nota sul suo diario, erano passati esattamente 11 mesi dall'inizio del movimento dei guerriglieri. La sua situazione era critica: lui e sedici compagni erano in un burrone mentre squadroni di ranger boliviani addestrati in Usa pattugliavano l'alture circostanti. L'unica possibilità di uscire da quella trappola era arrivare al Río Grande, ma i contadini della zona segnalavano i loro spostamenti all'esercito boliviano. All'alba dell'8 un reparto di ranger guidate da Gary Salmon si appostarono a Vado de Yeso, un'altura che domina il burrone Quebrada del Churo. Quando il Che si accorse di essere in trappola tentò un attacco: erano le 13:10. Tre guerriglieri morirono, uno riuscì a nascondersi, il Che tentò di sparare ma un colpo gli distrusse la pistola in mano ed un altro lo ferì al polpaccio. Cercando di portarsi dietro un compagno ferito fu fermato da un soldato e dovette arrendersi. Senza pistola non poteva eseguire l'ultimo dovere di un rivoluzionario come lui: uccidersi per non cadere in mano nemica. Alle 15:15 a La Paz arrivò il comunicato da Vallegrande: Conformida caida Rámon. Il Comando generale dell'esercito boliviano girò la notizia a Washington. Alle 18 i prigionieri furono portati al piccolo villaggio di La Higuera (30 case, 500 abitanti) distante 7 km. Il Che — legato alle mani e ai piedi — fu rinchiuso in una stanza della scuola locale. I corpi dei due amici furono lasciati sul pavimento, mentre l'altro guerrigliero ferito fu posto in un'altra stanza. Mentre i soldati inseguivano i fuggitivi, il villaggio fu presidiato per evitare ogni tentativo di liberazione. Il tenente colonnello Selich alle 19:30 chiese a Vellegrande cosa fare del prigioniero. Il colonnello dell'esercito responsabile dall'operazione, Zenteno Anaya, rispose che ‘Fernando′ doveva rimanere vivo fino al suo arrivo. Sembra che l'ordine (in codice Operazione 700 e 500, dove 700’ significava esecuzione e 500 identificava il Che) sia stato dato alle ore 23 dal presidente boliviano Barrientos. Alle 06:15 del 9 arrivarono in elicottero Anaya e l'agente della Cia d'origine cubana, Félix Rodríguez (detto Félix Ramos′ o ‘capitano Ramos). L'uomo aveva una potente radio da campo per comunicare con gli Usa ed una macchina fotografica per i documenti sequestrati. Alle 10 arrivò anche il capo dei servizi secreti boliviani, Arnaldo Saucedo Parada. Il prigioniero fu sottoposto ad un duro interrogatorio; Ramos fu il più brutale e per questo si prese uno sputo in faccia. Poi chiamò Washington D.C., ma dagli uffici della Cia non arrivò nessuna risposta. Alle 12:30 dall'alto comando boliviano di La Paz giunse l'ordine di esecuzione. Anaya delegò l'incombenza a Selich; questi fece notare come l'"onore" spettasse al ufficiale in comando dell'unità che aveva catturato il Che. Così il tenente colonnello Ayoroa ordinò che l'esecuzione di tutti i prigionieri vivi. Prima toccò a Willy freddato da un soldato <<perché cercava di scappare>>, poi fu la volta di Chino Chang ferito e catturato in mattinata. La radio comunicò che il Che era morto a causa delle ferite riportate in combattimento. Rodríguez non potendo far nulla disse al Comandante che l'avrebbero ucciso. Si congedò e appena uscito disse ai "colleghi" di sparare dal collo in giù per far sembrare che fosse veramente morto in battaglia. Il sergente Mario Terran — probabilmente ubriaco — si era offerto volontario per vendicare i tre compagni morti il giorno prima; secondo altre fonti il suo nome fu estratto a sorte. Dalle sue dichiarazioni successive, questi alle 13:10 entrò nelle stanza e chiudendosi la porta spianò il suo fucile semiautomatico. Il Che vedendolo traballante e timoroso non si scompose: aprì la sua logora camicia e mostrandogli il petto gli disse di sparare. Una prima raffica lo colpì alle gambe; subito si contorse sul pavimento in un lago di sangue, ma non urlò perché si mordeva il polso. La seconda raffica lo colpì ad un braccio, alla spalla e al torace facendolo morire. Alle 17:30 il cadavere arrivò all'ospedale “Nuestro Señor de Malta” a Vallegrande. Due dottori stilarono un certificato di morte. Poco dopo l'autopsia riportò come causa del decesso una <<ferita al torace con conseguente emorragia>>. In seguito il cadavere attorniato da militari fu mostrato alla stampa [clicca qui]. Nella notte del 10 vennero fatti due calchi in cera del viso; dato che Castro non ci voleva credere alla morte del Che, il generale Candia era intenzionato a tagliare la testa e spedirla a Cuba. si oppose giudicando una soluzione <<troppo barbara>>, fortunatamente Parada negò l'autorizzazione a questo ultimo scèmpio. Candia arrivò ad un compresso: l'amputazione delle mani che fu eseguita da un medico militare all'ospedale. Naturalmente il cadavere doveva essere seppellito al più presto. All'alba dell'11 Selich si occupò della sepoltura: una buca per il Che e una fossa comune per i suoi sei compagni. All'alba del 12 tre periti (uno calligrafico e due dattiloscopici) della polizia scientifica argentina furono inviati a Santa Cruz de la Sierra (70 km dalla capitale La Paz). La missione segreta, ordinata dal dittatore argentino Juan Carlos Ongania, era precisa: provare che la persona uccisa da Terran fosse Che Guevara. La prova per la comparazione era un'impronta digitale stampata sulla carta d'identità numero 3.524.272, l'unico documento ufficiale del Che in possesso dal governo argentino. Alla presenza del ministro dell'Interno Antonio Arguedas Mendieta (uno dei più grandi persecutori di Guevara) i tre ricevettero: due mani conservate in formalina, il calco in gesso di un volto e un diario di 44 pagine (Elba  66509 sulla spedizione boliviana dal 01.01 al 07.10.1967). La comparazione un po' laboriosa per le pessime condizioni dei reperti fu scontata: quelle mani appartenevano a Ernesto Guevara Lynch De La Serna. Gli agenti della polizia boliviana pretesero che i colleghi argentini si riprendessero quelle mani, ma i tre risposero che <<la nostra missione finisce qui>>. Dove siano finite le mani del Che non è certo: a Cuba, sotterrate vicino al cadavere, rubate da Félix Ramos e consegnate all'agenzia Usa... Il 15 Barrientos dichiarò che le ceneri del Che erano sepolte nella regione di Vallegrande. Nessuno doveva sapere dove era il corpo per evitare che fosse ricomposto. Il 16 lo Stato maggiore delle forze boliviane comunicò che il Che era deceduto per le <<ferite riportate in combattimento>> fra le 20 dell'8 Ottobre e le 16 del 9. Nei giorni successivi quattro dei guerriglieri fuggiaschi furono scovati e uccisi dai soldati boliviani. Il 15 Novembre dopo un altro scontro a fuoco rimasero in cinque, ma riuscirono a rompere l'accerchiamento. Il 22 Febbraio 1968 superarono il confine con il Cile passando dalla Ande; i partiti socialisti e comunisti cileni li misero in salvo: il senatore Salvador Allende volò insieme a loro nell'Isola di Pasqua e da lì verso casa. René Ortuño Barrientos il 27 Aprile 1969 precipitò misteriosamente in elicottero e morì carbonizzato: aveva 50 anni. Antonio Arguedas, l'allora ministro dell'Interno boliviano, nel Gennaio 1970 scampò ad un attentato davanti ad un albergo di La Paz. Inoltre gli fecero saltare in aria la casa, così prese l'identità fasulla di Antonio Aiguedas Mendieta e scomparve. Roberto Quintanilla Pereira, il funzionario del Ministero dell'Interno che aveva materialmente tagliato le mani al Che, fu assassinato il 1° Aprile 1971 ad Amburgo — dove era console — da una militante dell'ELN. Nel 1973 il tenente colonnello Andreas Selich rientrò in Bolivia segretamente per cospirare contro il dittatore locale Banzer. Ma gli ex "colleghi" lo catturarono e lo bastonarono a morte durante un interrogatorio. L'allora ambasciatore boliviano, Joaquin Zenteno Anaya, fu ucciso a Parigi dalla fantomatica “Brigata Internazionale Che Guevara”. Quella loro azione dell'11 Maggio 1976 fu la prima e l'ultima, poi scomparvero. Circa un mese dopo a Buenos Aires, l'allora capo di Stato maggiore Juan José Torres González, colui che sottoscrisse l'ordine d'esecuzione, fu rapito e "giustiziato" a 47 anni da uno squadrone della morte della famigerata AAA. Nel 1981 Gary Prado Salmon, affrontando un gruppo di estrema destra che aveva occupato un accampamento petrolifero a Santa Cruz, fu colpito alle spalle da un proiettile (forse sparato per errore da uno dei suoi soldati). L'uomo riportò una perforazione dei polmoni e anche una lesione alla colonna vertebrale e così da allora è paraplegico. In seguito fu promosso generale e posto a riposo; poi si dedicò alla carriera politica ed è diventato ambasciatore in vari Paesi, l'ultimo il Brasile fino al 2004.  P.S. del 23.05.2010  Gary Prado è da ieri agli arresti domiciliari per aver partecipato ad una presunta rete terroristica. Secondo l'accusa il 71enne generale a riposo avrebbe preso parte ad un complotto che mirava ad uccidere il presidente boliviano Evo Morales. Alfredo Ovando Candia, più volte presidente della Bolivia, morì di un malattia allo stomaco il 24 Gennaio 1982: aveva 65 anni. In un'intervista rilasciata il 1° Luglio 1995, un generale rimasto anonimo rivelò il luogo segreto della sepoltura. Il 5 Luglio 1997 fu annunciato che uno scheletro senza mani, riesumato qualche mese prima a Vallegrande, era al 100% Guevara. Il 17 Ottobre 1997 in una solenne cerimonia presenziata da Fidel Castro i resti del Che e di sei compagni furono posti in un mausoleo a Santa Clara, la cittadina dove il guerrigliero argentino vinse una delle più importanti battaglie della rivoluzione del 1958. Antonio Aiguedas Mendieta, alias Antonio Arguedas, il 22 Febbraio 2000 è stato trovato morto in un quartiere di La Paz, aveva 71 anni. Sembra che Arguedas sia stato dilaniato da una bomba che teneva sotto gli abiti.  Félix Ismael Rodríguez Mendigutia è tuttora vivente e risiede nei sobborghi di Miami.  Miguel Ayoroa conduce una vita assai discreta a Santa Cruz de la Sierra, Santa Cruz (la più popolosa città della Bolivia); ancora adesso nega il suo coinvolgimento nell'uccisione del Che. Il giornalista Gianni Minà sostiene che Mario Terran si uccise nel 1969 a La Paz gettandosi da una finestra. Ma è solo una voce; Mario Terran [nato nel 1939] vive a Santa Cruz de la Sierra, popolosa città situata nel bassopiano tropicale della Bolivia. Il 6 Gennaio 2006 il parlamento boliviano uscente — poiché il neo presidente Morales s'insidierà il 22 Gennaio a Sucre (capitale amministrativo) — ha approvato un provvedimento ad hoc. Gli ex militari coinvolti nella cattura e uccisione del Che sono stati nominati Benemeriti della patria", per <<averla difesa rischiano la vita contro il comunismo>>. In pratica verranno bloccate future indagini o punizioni verso queste poche persone ancora in vita (che fra l'altro ricoprono incarichi amministrativi). Nel Febbraio 2006 sono state pubblicate dal giornale argentino “Clarin” alcune foto che ritraggono Guevara prima dell'esecuzione e poi negli attimi immediatamente successivi. L'immagini scattate dall'elicotterista e da  Felix Rodríguez quel 09.10.1967 erano in possesso di Federico Arana Serrundo, capo dell'intelligence militare dello Stato maggiore boliviano. Se fossero state rilevate prima avrebbero provato che il Che era stato "giustiziato" dai militari e non morto in combattimento come asserito per tanti anni. Secondo il figlio di Terran, suo padre è stato operato di cataratta nell'Agosto 2006 in un ospedale donato da Cuba e gestito da medici cubani. Ammesso e non concesso che questa operazione sia mai avvenuta, il sistema sanitario cubano non prevede alcun costo a carico dell'assistito.

NOVEMBRE

« Oh no, no, buon Dio! »

mentre si reclinava verso la moglie prima dell'ultimo sparo

JOHN FITZGERALD KENNEDY (Jack, JFK) {sposato, due figli}

35° Presidente {dal 20.01.1961}

A. Brookline ¦83 Beals Street¦ (contea di Norfolk) [Massachusetts], 29.05.1917 15:00

Ω. Dallas ¦Parkland Memorial Hospital¦, 22.11.1963 13:00

 ferita alla testa con un colpo ravvicinato di fucile sparato alle 12:30  link

Il viaggio in Texas fu consigliato dal vicepresidente e consigliere Lyndon B. Johnson perché nel partito democratico c'era chi accusava Kennedy di non porre particolare attenzione agli interessi dell'elettorato in quel feudo repubblicano che era/è il Texas. L'anno successivo si sarebbe tenute l'elezioni presidenziali e quello Stato garantiva ben 25 grandi elettori. Il viaggio fu annunciato dalla Casa il 26 Settembre 1963; fu specificato solo che avrebbe una breve durata. Tale "trasferta" era considerata a rischio: il 24 Ottobre l'ambasciatore Adlai Ewing Stevenson II — a Dallas — fu deriso, spintonato, e colpito da sputi! Il livello di sicurezza venne aumentato dalla polizia locale; il corteo fu finalizzato il 18 Novembre e reso pubblico sui giornali quattro giorni dopo. Intanto il 17 Novembre un addetto dell'Fbi di New Orleans, William S. Walter, notò un telex in cui era scritto che gruppi armati rivoluzionari avrebbero ucciso il Presidente. Questo documento poi sparì da tutti gli archivi e non se ne è saputo più nulla. Il 20 una donna, tale Rose Cheramie, venne trovata da un poliziotto priva di sensi al lato della strada poco fuori Eunice (Louisiana). Ai medici dell'ospedale cittadino disse che due gangster che lavoravano per Jack Ruby l'avevano gettata dall'auto in corsa. Inoltre aggiunse che questi erano coinvolti in un piano per uccidere il Presidente. La sua storia fu ignorata perchè la 40enne doveva essere sotto l'effetto di qualche droga... L'Air Force One atterrò alle 11:37 locali di venerdì 22 Novembre all'aeroporto Love Field di Dallas. Le auto del corteo presidenziale avrebbero dovuto seguire un certo ordine, ma poco prima dell'arrivo di Kennedy fu cambiato. Alle 11:40 il Presidente prese posto sulla ‘SS-100-X’: una Lincoln Continental del 1961; naturalmente la moglie Jacqueline gli sedette accanto; nei sedili davanti si sistemarono il governatore del Texas John B. Connally e sua moglie. Alla guida c'era William Robert Greer, veterano degli agenti della Casa; a suo fianco si pose un altro agente del servizio segreto, Roy Kellerman, delegato alle comunicazioni radio. Sembra che la decisione di far togliere la calotta, trasparente e antiproiettile, fu presa dallo stesso Presidente; questi dispose di non voler nessuno sui predellini dell'auto e che i motociclisti della polizia stessero a distanza. Alle 12:29 il corteo presidenziale da Main Street imboccò Houston Street verso la Dealey Plaza ¦schema¦. Abraham Zapruder, che su insistenza della segretaria era tornato a casa a prendere la sua cinepresa, si mise in piedi su una soletta di cemento ad una ventina di metri da Elm Street. Alle 12:30 con la sua Bell&Howell “Zoomatic Director Series” otto millimetri ¦immagine¦ iniziò a riprendere, senza sonoro, il passaggio del corteo. Il primo sparo, che fece un rumore secco come un petardo, andò a vuoto (forse colpì la carrozzeria blindata). Kennedy smise di salutare, Connally, sul sedile davanti un poco più a destra, si girò. Il secondo scivolò fra le braccia delle moglie. Gli agenti di scorta reagirono con lentezza, guardandosi indietro. Mentre Jacqueline vedeva suo marito sofferente, un altro colpo fece saltare la parte destra della testa del Presidente ¦immagine¦. Jacqueline con il suo vestito orrendamente insanguinato si sporse verso il bagagliaio come se volesse raccogliere un pezzo della testa saltata via. L'agente Clint Hill, che stava sul predellino dell'auto dietro, era già sceso e stava quasi per raggiungere la limousine; ma questa improvvisamente accelerò. Fece appena in tempo a rimettere Jacqueline sul sedile ed aggrapparsi al lungo portabagagli. Il capo della polizia Jesse Curry, che si trovava nella macchina alla testa del corteo, ordinò di dirigersi verso l'unico ospedale pubblico della contea: il Parkland Memorial Hospital distante 5-6 km. L'autista della Lincon pigiò subito sull'acceleratore: viaggiando ad oltre 110 km arrivò a destinazione alle 12:36. Kennedy fu adagiato su una barella e portato alla sala d'emergenza numero uno: erano le 12:38. Connally, gravemente ferito, finì nella ER-2 e sottoposto a due interventi chirurgici che gli salvarono la vita. Invece la situazione di JFK apparve ormai disperata: pupille dilatate non reagenti, nessun movimento volontario, niente polso, respirazione lenta e spasmodica. Oltre alla gravissima ferita che aveva lacerato la parte posteriore del cranio, c'era un foro sotto il pomo d'Adamo. Dodici dottori tentarono l'impossibile: una trasfusione, tracheotomia, iniezioni d'adrenalina, il massaggio cardiaco. Ma il tracciato del battito era ormai piatto, un prete cattolico impartì l'estrema unzione. Alle 13:00 fu ufficialmente dichiarato il decesso; Jacqueline gli rimase sempre accanto. Alle 13:33, mentre Johnson era già sull'auto che lo portava all'aeroporto, il segretario della Casa Malcolm Kilduff fece l'annuncio ufficiale nella sala conferenze dell'ospedale. Alle 13:38 la notizia <<apparentemente ufficiale>>, così disse Walter Cronkite, fu data durante il "filo diretto" della CBS. In teoria la legge del Texas prevedeva che il corpo restasse a Dallas per la necessaria autopsia; ma lo staff, militare e civile, fu categorico: JFK tornava con loro. Così la bara venne caricata sull'Air Force One alle 14:15. Sempre sull'aereo presidenziale, precisamente alle 14:38, Lyndon B. Johnson prestò giuramento sulla Bibbia di Kennedy; così diventò il 36° Presidente; l'Air Force One decollò alle 14:47. Lee Harvey Oswald era stato assunto dal Texas State School Book Depository, situato al 411 di Elm Street, il 15 Ottobre 1963. La sua mansione era quella di magazziniere con una paga oraria di un dollaro e mezzo. Alle 11:45 di quel 22 Novembre Oswald fu visto da tre operai vicino al montacarichi al quinto piano. Alle 12 era in mensa con un collega, l'impiegato Eddie Piper. Intanto fra le 12 e le 12:15 un altro dipendente, Bonnie Ray Williams, consumò il suo pasto al sesto piano. Dopo i primi spari, un agente che seguiva il corteo in motocicletta, tale Marrion Baker, guardò in alto e vide dei piccioni prendere il volo proprio sopra il deposito di libri. L'agente si precipitò all'interno con la pistola spianata. Cercò il direttore e si fece accompagnare nei piani superiori. Al secondo, Baker vide un uomo e gli intimò di fermarsi; poi chiese al direttore se lo conosceva, questi disse che era un dipendente. Alle 12:32 un'impiegata vide Oswald dirigersi verso l'uscita che dava su Elm Street. Alle 12:40 la polizia chiuse l'edificio e iniziò la perquisizione piano per piano. I poliziotti solo alle 13:12 trovarono i tre bossoli sul pavimento vicino alla finestra del sesto piano. Dieci minuti dopo venne trovata anche una carabina, ma nell'angolo opposto rispetto alla finestra. L'arma era un Mannlicher-Carcano, modello 91/38, matricola C2766, costruito nella Regia fabbrica d'Armi di Terni. Intanto alle 13:00 Oswald tornò alla sua camera, affittata dal 14 Ottobre. Alle 13:03 la proprietaria della pensione, Earlene Roberts, lo vide uscire di fretta. L'agente di polizia J.D. Tippit fu ucciso alle 13:15 in una strada a 1,5 km dalla pensione dove alloggiava Oswald. Questi s'infilò in un negozio di scarpe come per nascondersi; il gestore del negozio, Johnny Calvin Brewer, s'insospettì e iniziò a seguirlo a debita distanza. Alle 13:45 Oswald, approfittando della cassiera distratta, entrò nel cinema Texas Theatre senza pagare il biglietto da 75 cent (pur avendo 14 dollari in tasca). Brewer domandò alla cassiera se quell'uomo avesse pagato, lei se ne accorse e chiamò la polizia. Alle 13:51 alcune pattuglie con almeno 15 agenti arrivarono a sirene spiegate; le luci in sala furono accese e la proiezione interrotta. L'agente Maurice Mc Donald — su segnalazione di Brewer — individuò il sospetto e gli chiese di alzarsi. Questi sollevò le mani e all'improvviso tirò un pugno a Mc Donald. Pur preso alle spalle da due poliziotti, riuscì a puntare la pistola verso l'agente che gli era davanti; questi ebbe la presenza di spirito di bloccare il "cane" sennò si sarebbe preso un colpo a bruciapelo. Oswald venne subito ammanettato, portato fuori dove intanto si era radunata una piccola folla. Il sospettato venne interrogato dalle 14:30 di quel pomeriggio alle 11:00 del giorno dopo nella stanza 317 del Comando centrale della polizia. Dai controlli risultò che un certo A.J Hidell aveva ordinato una pistola, la stessa di Oswald al momento dell'arresto; lui negò. Da altri controlli incrociati risultò che pure il Mannlicher-Carcano era stato ordinato da A. J Hidell il 13 Marzo 1963. Oswald confermò che quella casella postale era sua: ma non sapeva del fucile e di A.J Hidell.  Alle 19:10 Oswald fu incriminato per l'omicidio dell'agente Tippit; alle 23:26 il capitano della polizia John Fritz gli aggravò l'atto di accusa aggiungendogli anche l'omicidio del Presidente. Dalle 20 alle 23 di quel tragico venerdì al National Naval Medical Center a Bethesda si svolse l'autopsia. Nella sala c'erano sì medici, ma anche autorità militari come ammiragli e generali. La causa della morte fu attribuita ad un'estesa ferita da arma da fuoco alla testa. Intanto il procuratore distrettuale di Dallas, Henry Wade, accusò Oswald dell'omicidio premeditato di JFK. Tecnicamente non esisteva nessuna legge federale riguardo l'omicidio di un Presidente degli Stati Uniti. Quindi l'assassinio di JFK era un omicidio come tutti gli altri e ricadeva sotto la giurisdizione della contea di Dallas. Alle 11:21 di domenica 24, Oswald fu scortato dalla stazione di polizia verso la prigione della contea. Ammanettato ad un poliziotto avrebbe dovuto fare poche decine di metri fino alla macchina blindata. C'erano almeno 70 uomini delle forze dell'ordine; giornalisti, operatori televisivi ed un "intruso"... Costui, tale ‘Jack Ruby’/Jacob Rubenstein, sbucò fra la folla e sparò un colpo a bruciapelo all'addome di Oswald ¦video¦! Il poliziotto a cui era ammanettato fece appena in tempo a dare uno strattone, ma non servì: il 24enne s'accasciò ferito gravemente. Trasportato al Parkland Memorial Hospital, fu sottoposto ad un'operazione chirurgica ma morì alle 13:07. L'attentatore, proprietario di un locale notturno in città e "confidente" della polizia, fu arrestato e posto nella stessa cella occupata dalla sua vittima. Il procuratore distrettuale Wade non poté far altro che accusare Ruby dell'omicidio di Oswald. Lunedì 25 John Fitzgerald Kennedy fu sepolto nel cimitero nazionale di Arlington. Il 29 Novembre J. C. Day, tenente capo del dipartimento investigativo della polizia di Dallas, annunciò di aver trovato impronte di Oswald sul Mannlicher-Carcano ¦pagina approfondimento¦. Il 4 Dicembre nella tomba di JFK trovarono posto anche il terzo figlio Patrick (morto 31 ore dopo la nascita il 09.08.1963) e la prima Arabella (morta alla nascita il 23.08.1956). Sulla tomba arde da allora una fiamma perpetua. Dopo una settimana dall'assassinio, LBJ costituì la commissione d'inchiesta diretta dal presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti, Earl Warren. Intanto il neopresidente aveva firmato il memorandum per la Sicurezza Nazionale n. 273, che in pratica rovesciò quanto previsto dal memorandum 263 di Kennedy. La presenza militare americana nel Vietnam fu quindi rafforzata e questo portò all'incidente del golfo del Tonchino. Il 27 Gennaio 1964 fu visionato per la prima volta il filmato ripreso da Zapruder. Il 14 Marzo Ruby venne condannato a morte per l'omicidio di Oswald e rinchiuso nel carcere cittadino di Dallas con vista sulla Dealey Plaza. Il 7 Giugno Earl Warren interrogò Jack Ruby, questi chiese di essere trasferito a Washington D.C. <<per dire la verità>>; naturalmente la richiesta non poté essere accettata. La Commissione Warren pubblicò il risultato dei suoi lavori il 28 Settembre 1964. Jack Ruby morì per un'embolia polmonare il 3 Gennaio 1967 al Parkland Memorial Hospital. Il 9 Dicembre 1966 era stato ricoverato per una sospetta polmonite; i medici dopo un giorno emisero la diagnosi: adenocarcinoma al polmone ormai metastizzato al fegato e al cervello, massimo un mese di vita. Il detenuto stava aspettando un nuovo processo dopo che una Corte d'appello il 5 Ottobre 1966 aveva annullato la sua condanna a morte. Il 17 Febbraio 1967 l'inchiesta del procuratore di New Orleans, Jim Garrison, sull'assassinio di Kennedy divenne di pubblico dominio per una fuga di notizie. Due importanti testimoni, David Ferrie e Eladio Della Valle, morirono nella notte del 22 Febbraio. Ferrie fu trovato cadavere la mattina seguente nel suo appartamento. Accanto al corpo c'erano un paio di lettere non firmate; il coroner attribuì la morte ad un'emorragia cerebrale. Il secondo testimone, un amico di Ferrie che aveva contatti con gli esuli cubani, fu ammazzato in Florida con un colpo di pistola al cuore. Il 1° Marzo 1967 Clay L. Shaw fu arrestato su ordine di Garrison per cospirazione nell'assassinio di Kennedy e per omicidio di David Ferrie. Il vice sceriffo Eddy Walthers fu ucciso in un motel durante una sparatoria con un evaso l'11 Gennaio 1969. Il processo Lousiana contro Clay Shaw iniziò il 22 Gennaio 1969 a New Orleans. Il filmato di Zapruder fu visto per la prima volta in aula il 13 Febbraio. Infine la giuria assolse Shaw il 1° Marzo 1969. Abraham Zapruder morì a Dallas il 30 Agosto all'età di 85 anni. La Corte Suprema del Louisiana il 23 Novembre 1970 dichiarò Haggerty <<inadatto>> e ordinò che fosse subito rimosso dal suo incarico. Nel pomeriggio del 22 Gennaio 1973 gli agenti di scorta trovarono Lyndon Baines Johnson già morto nella sua camera da letto. Il terzo attacco cardiaco in quattro anni era stato fatale all'ex presidente appena 65enne. Earl Warren si spense il 9 Luglio 1974 all'età di 83 anni. Clay L. Shaw fu trovato morto in casa il 15 Agosto 1974 all'età di 61 anni. La causa ufficiale della morte fu attribuita ad un un cancro ai polmoni. Il 17 Settembre 1976 fu istituita l'HSCA, una commissione d'inchiesta sull'assassinio di Kennedy. Kenneth O'Donnell morì a 53 anni il 9 Settembre 1977 per le conseguenze dell'alcolismo; l'ex assistente speciale di Kennedy aveva iniziato a bere pesantemente dopo l'assassinio del Presidente. Rassegnò le sue dimissioni nel 1965 e tentò di essere eletto governatore del Massachusetts per i democratici; però perse con un scarto di appena 64mila voti. L'HSCA il 17 Luglio 1979 concluse la propria inchiesta: l'omicidio del Presidente probabilmente fu un complotto. Qualche mese prima Richard McGarrah Helms, direttore della Cia dal 1966 al 1973, aveva dichiarato sotto giuramento che <<Clay L. Shaw aveva lavorato part-time per l'Agenzia dal 1948 al 1956>>. Jesse Curry nel Giugno 1980 venne colpito da un attacco cardiaco e morì all'età di 66 anni. Nel 1984 Roy Kellerman, che aveva preparato il percorso presidenziale insieme a Jesse Curry e Kenneth O'Donnell, morì in Florida all'età di 68 anni. Sempre nel 1984, il 19 Aprile, si spense John Will Fritz all'età di 89 anni; si era ritirato dalla polizia nel 1970. William Robert Greer morì il 23 Febbraio 1985 all'età di 75 anni. JFK di Oliver Stone uscì negli Usa il 20 Dicembre 1991. Jim Garrison morì il 21 Ottobre 1992 all'età di 70 anni; in “JFK” interpretò il giudice Warren. John Bowden Connally morì il 14 Giugno 1993 all'età di 76 anni per una fibrosi polmonare nell'ospedale metodista di Houston. Marilyn Sitzman, segretaria di Zapruder che quel 22.11.1963 lo convinse nel prendere la cinepresa lasciata a casa e poi l'aveva sostenuto in equilibro sul muretto mentre questi riprendeva il corteo presidenziale, morì l'11 Agosto 1993 per un cancro a Mesquite, contea di Dallas; aveva 53 anni. Solo un paio di mesi prima si era fatta intervistare al Sixth Floor Museum, un museo istituito nel 1989 al sesto piano dell'allora Deposito di libri scolastici del Texas. Richard Milhous Nixon, dimessosi da 37° Presidente il 9 Agosto 1974 per lo scandalo Watergate, morì il 22 Aprile 1994 all'età di 81 anni dopo due giorni di coma profondo in seguito ad un ictus. Jacqueline Lee Bouvier vedova Kennedy, risposatasi Onassis, si spense nel sonno la sera del 19 Maggio 1994 al New York-Presbyterian Hospital. A Gennaio gli era stato diagnosticato un linfoma non Hodgkin; avrebbe compiuto 65 anni a Luglio. L'ex First Lady fu sepolta nel cimitero nazionale di Arlington accanto al marito. Jean Hill, che nel corso degli anni aveva rilasciato dichiarazioni contrastanti, morì il 7 Novembre 2000 all'età di 69 anni per le complicazioni di una non precisata malattia ematica. Henry Menasco Wade si ritirò dalla sua carica di procuratore distrettuale di Dallas nel 1987 dopo ben 36 anni di servizio. HMW è spense il 1° Marzo 2001 all'età di 76 anni per complicazioni del morbo di Parkinson. Leroy Fletcher Prouty, che nel film di Stone è ‘Mr. X, morì il 5 Giugno 2001 durante un'operazione chirurgica all'età di 84 anni. Maurice ‘Nick′ McDonald è morto 76enne il 28 Gennaio 2005 nel piccolo ospedale di Hot Spring in Arkansas. Idanell Brill ‘Nellie Connally, vedova dell'ex governatore del Texas, si è spenta 87enne il 1° Settembre 2006 in una casa di riposo ad Austin. La donna negò sempre la teoria dell'unico sparatore e riteneva il rapporto Warren <<una truffa organizzata da Johnson per calmare la nazione>>. Per vedere le schede (in inglese) di tutte le persone coinvolte, i testimoni, i possibili cospiratori, l'organizzazioni, i documenti, le teorie sull'uccisione di Kennedy vai a questi url: 1 e 2. L'ultimo componente della commissione Warren, Gerald Ford — fra l'altro 38° Presidente dal 09.08.1974 al 20.01.1977 — si è spento il 26 Dicembre 2006 a 93 anni nella sua residenza di Rancho Mirage in California. Il 70enne Johnny Calvin Brewer è stato premiato il 22.11.2011 da Davide Brown, capo del DPD ¦fonte¦. James Tague testimoniò alla Commissione Warren il 28 Luglio 1964; affermò di aver udito tre colpi, poco ma sicuro. L'ex venditore di auto non riuscì ad ottenere un invito per la cerimonia del 50° anniversario; lo chiese al sindaco di Dallas, ma invano... James ‘Jim’ Thomas Tague, testimone e sopratutto terza persona "ferita" nell'attentato a Kennedy, si è spento il 28 Febbraio 2014 nella sua casa di Bonham (Texas) dopo breve malattia; aveva 77 anni. James R. Leavelle, il poliziotto che "scortò" Oswald quel 24.11.1963, è morto il 29.08.2019 a Denver avendo compiuto 99 anni da qualche giorno ¦fonte¦. Prima di entrare in polizia si era arruolato ventenne in Marina; sopravvisse al bombardamento di Pearl Harbor. Nel 1950 iniziò la sua carriera all'omicidi del DPD; testimoniò alla Commissione Warren il 25.03.1964. Secondo lui Oswald agì da solo e quindi non ci fu alcun complotto. Nel 1975 andò in pensione dopo 25 anni di servizio; rimase in un sobborgo di Dallas con la moglie sposata nel 1941. In un'intervista del 2006 affermò di essere stato il primo ad interrogare Oswald dopo il suo arresto. Questi, prima di essere scortarlo fuori quella fatale domenica mattina, disse che nessuno gli avrebbe sparato. Nel 2013 l'ex detective ricevette un riconoscimento dalla Polizia di Dallas.

DICEMBRE

« Non siate paurosi. »

alla sue truppe qualche minuto prima di morire in battaglia

CARLO XII

re di Svezia {05.04.1697-11.12.1798}

A. Stoccolma ¦Palazzo reale¦, 27.06.1682

Ω. Frederikshald/oggi Halden [Norvegia], 11.12.1718

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