Pioneer-6

È stato il primo veicolo spaziale (di una serie di cinque) a studiare: il Sole, i suoi fenomeni e le sue iterazioni con il nostro pianeta da una distanza di 0,7-1,2 UA. Inoltre è la sonda spaziale, potenzialmente ancora attiva, più longeva nella storia dell'astronautica.

 

Il 1965 fu denominato “Anno Internazionale del Sole Quieto” (International Quiet Sun Year, IQSY). Allora la nostra stella si trovava quasi al minimo del suo ciclo undecennale. L'Ames Center della Nasa assegnò alla TRW la realizzazione di cinque piccoli satelliti da porre in un'orbita solare speciale (afelio non superiore a 1,2 UA; perielio non inferiore a 0,8 UA). La prima navicella — denominata Pioneer A — sarebbe decollata entro il 1965, poi ne sarebbe seguita una l'anno fino al 1969 con l'ultima (Pioneer-E). Già nel 1963 la Nasa aveva definito gli obiettivi scientifici di queste navicelle:

a. capacità di scansioni omnidirezionali, specialmente sul piano dell'eclittica.

b. campionamento scientifico continuo.

c. "ambiente" (environment) scientifico — stabile e prevedibile — con temperature a lenta variazione, basse interferenze elettromagnetiche e deboli residui di campi magnetici.

Gli obiettivi programmatici principali erano:

a. utilizzo di vettori di lancio a basso costo;

b. un'alta probabilità di una lunga vita operativa;

c. tutte le navicelle dovevano essere capaci di operare a distanze variabili dal Sole senza ulteriori modifiche;

d. massimizzare la resa scientifica per missione, in termini di qualità e quantità d'informazione.

 

SPACE FLIGHT OPERATIONS FACILITY

 

Nell'Ottobre 1963 presso l'edificio [facility] 230 del JPL di Pasadena fu terminata la costruzione dell'SFOF [Space Flight Operations Facility, ‘‘Costruzione per le Operazioni di Volo Spaziale’’]. La sua inaugurazione avvenne il 14 Maggio 1964. Anche per questa missione, il centro di controllo era l'SFOF. Lì sono elaborate la telemetria e l'informazioni ricevute dalle stazioni terrestri d'ascolto. Poi l'informazioni elaborate sono ritrasmessa alle "rete" delle stazioni DSN. I tecnici, gli ingegneri, i controllori dell'SFOF analizzando i dati ricevuti decidono il da farsi per le varie missioni spaziali.

 

DEEP SPACE NETWORK

 

Nel Dicembre 1965 il DSN [Deep Space Network, ‘‘Rete per lo spazio profondo’’] era composta da varie DSS (Deep Space Station, ‘‘Stazione per lo spazio profondo’’). Le più importanti erano dislocate a: Woomera - Adelaide (DSS-41); Tidbinbilla - Canberra (DSS-44); Hartebeesthoek - Johannesburg (DSS-51); Robledo de Chavela - Madrid (DSS-61); Pioneer Station - Goldstone (DSS-11).

A causa della rotazione terrestre, una navicella spaziale sembra muoversi attraverso il cielo. Per mantenere i contatti per tutte le 24 ore è necessario che almeno tre "complessi d'inseguimento" siano localizzati ad un'uguale distanza longitudinale. Il complesso di Goldstone verrà poi denominato GDSCC (Goldstone Deep Space Communication Complex), quello di Canberra sarà il CDSCC (Canberra Deep Space Communication Complex) ed infine Madrid verrà chiamato MDSCC (Madrid Deep Space Communication Complex).

 

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1. antenna con un basso fattore di amplificazione

2. antenna ad alto guadagno

22. copertura dell'alloggiamento interno e d'isolamento termico

3. magnetometro

4. strutture di rinforzo dell'antenne 1 e 2

5. sensore solare

6. fissaggi dei sensori solari

7. sensore solare

8. antenna “Stanford"

15. pannelli solari

16. sensore solare

17. sensore solare

18. scudo termico

19. dispositivo per smorzare l'ondeggiamento (contrappeso)

20. alloggiamento per l'attrezzatura scientifica

21. sensore solare

 

 

9). ripiano del complesso degli strumenti scientifici

10. ugello a getto per il controllo dell'assetto

11. feritoia per il controllo termico

12. serbatoio di azoto compresso

13. fissaggi dell'interstadio

14. strutture di rinforzo

 

DESCRIZIONE DELLA SONDA

 

La struttura principale era costituita da un cilindro chiuso (altezza: 88,9; diametro: 93,98 [cm]). Sul quasi tutto il perimetro laterale erano posizionati 10.368 pannelli solari. Questi potevano fornire: 100 W di potenza elettrica ad 0,8 UA, 83 a 1 UA e 60 W a 1,2 UA. Eventualmente, ma solo per l'emergenze, c'era una batteria allo zinco-argento da 2 Ah a lenta ricarica. Il sistema di distribuzione energetica usava un convertitore di tensione ridondante, cioè il dispositivo aveva un "copia" tenuta come riserva). Nel caso in cui la tensione principale scendesse sotto i 23 V, il sistema staccava i carichi di potenza non essenziali. Dopo che l'anomalia sarebbe stata corretta, l'unità potevano essere riaccese una per una dietro comando da Terra.

Dentro la struttura cilindrica c'erano gli strumenti scientifici ed i dispositivi elettronici, nella parte più bassa era situato il serbatoio di azoto compresso. Sul corpo centrale erano fissate tre aste: una di 180,34 e le altre due di 165,1 [cm]. All'estremità dell'asta più lunga c'era il magnetometro. Mentre sull'altre due aste erano posizionati rispettivamente: un ugello per le manovre di orientamento; un contrappeso per eliminare la nutazione conseguente a tali manovre. Dalla copertura superiore spuntava una struttura tubolare alta 152 cm. A partire dal basso, i primi 132 cm costituivano l'antenna ad alto guadagno. Mentre alla cima dell'asta, appena sopra la "vela solare", si trovava l'antenna disco-conica a basso guadagno. La sonda veniva stabilizzata in rotazione a 60 giri/minuto. L'asse di rotazione era perpendicolare al piano dell'eclittica e puntava verso il suo polo Sud. Con questo orientamento, si ottenevano svariati vantaggi: massima illuminazione dei pannelli solari e direzionalità delle antenne, decremento del peso e nello stesso tempo aumento della "vita operativa".

 

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Il corretto orientamento nello spazio poteva essere raggiunto grazie a cinque sensori solari, circuiti elettronici di controllo ed un ugello che spruzzava azoto compresso. La sua precisione arrivava a 0,5° per una rotazione massima di 240°. La quantità di propellente a disposizione era circa 0,9 kg. I sensori A e C controllavano il ‘‘passo automatico 1’’ (automatic step I) che inclinava l'asse di rotazione rispetto alla linea sonda-Sole. Quando uno dei due sensori A e C "vedeva" il Sole, l'ugello a gas veniva acceso per imprimere una rotazione parziale finché entrambi i sensori vedevano la nostra stella. Dietro comando da Terra, veniva selezionato il sensore B o D per controllare il ‘‘passo automatico 2’’ (automatic step II). Questi sensori erano posti a 90° di distanza rispetto ai sensori A e C; quindi una loro rotazione non variava l'angolo di incidenza della luce solare. La “manovra passo 2” terminava quando l'antenna della navicella risultava correttamente orientata verso la Terra. Il quinto sensore E dava un impulso ad ogni rotazione; questi era utilizzato dalla strumentazione scientifica per determinare la direzione dell'osservazione in ogni momento.

 

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Posizione dei sensori solari e loro campo visivo

 

Il mantenimento dell'assetto nel proseguo della missione era delegato passivamente ed unicamente alla "vela solare". Due due piccole banderuole, poste nella zona di "confine" fra l'HGA e l'LGA, avrebbero sfruttato la pressione della radiazione solare che fluisce nello spazio interplanetario. In particolare avrebbero indirizzato tale pressione verso il centro di gravità della navicella. Questo eliminava qualsiasi momento torcente provocato dal vento solare; così si evitavano anche spostamenti dell'asse di rotazione. Il sistema di controllo termico usava delle feritoie di ventilazione, che si aprivano e chiudevano automaticamente grazie ad un meccanismo che reagiva al cambiamento della temperatura. Le telecomunicazioni avvenivano sull'S-band grazie: alle antenne ad alto e basso guadagno, al doppio trasmettitore e ricevitore (uplink: 423,3 MHz). Il tubo amplificatore di potenza primario (TWT) trasmetteva sui 2292,037 MHz con una potenza di 8 W. Un TWT secondario veniva tenuto come riserva sui 2292,407 MHz. Ognuno di questi poteva essere commutato sia sull'antenna ad alto e basso guadagno.

Il peso complessivo del satellite (composto da 56.000 pezzi separati) si attestava sui 63,05 kg. La missione nominale aveva una durata prevista di sei mesi. Ogni navicella di questa classe aveva un costo minimo di 11,03 milioni di dollari del 1970. Il costo totale della missione di Pioneer-6 fu stimato in 120 milioni di $ del 2000.

 

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Gli strumenti scientifici erano disposti in un compartimento alto 14 cm lungo la banda che divideva i pannelli solari. Grazie alla stabilizzazione in rotazione, non era necessaria una piattaforma mobile. Così gli strumenti scientifici avevano una ben precisa risoluzione spaziale. I comandi inviati dalla Terra sulla frequenza di 423,3 MHz avrebbero indicato:

1. La quantità di informazione trasmessa in forma digitale, il bitrate;

2. Il formato dei dati, il data format.

3. La modalità operativa, l'operating mode.

Le velocità permesse erano cinque: 8, 16, 64, 256, 512 bps. I data format a disposizione erano quattro: tre di questi erano riservati ai dati scientifici raccolti e uno per i dati telemetrici/diagnostici della navicella. Il primo formato dati "scientifico" veniva usato ai bitrate più elevati (256 e 512); invece il secondo con le velocità di trasmissione più basse (8, 16 e 64). Infine il terzo formato era riservato esclusivamente per i dati provenienti dall'esperimento di radio propagazione (vedi esperimento scientifico 5). Questi tre data format erano costituiti da 32 word composte ognuna da 7 bit. Le modalità operative erano quattro: real time, telemetry store, duty cycle store e memory readout. Il supporto di memoria interno aveva una capacità di 15.232 bit (1904 Byte). Era possibile selezionare un bitrate, un data format, una operating mode alla volta. Nella prima modalità, i dati venivano campionati e trasmessi direttamente alla velocità e nel formato selezionati dietro comando. Nella seconda modalità, i dati erano simultaneamente memorizzati e trasmessi alla velocità e nel formato selezionati. Nella terza modalità, una singolo "ritaglio" (frame in gergo) di dati scientifici veniva raccolto e memorizzato alla velocità di 512 bps. L'intervallo di tempo fra la "raccolta" (collection) e la "memorizzazione" (storage) di successivi frame variava a seconda del comando impartito. Si poteva andare da 2 a 17 minuti per ottenere una "copertura" (coverage) parziale. Infine nell'ultima modalità, i dati venivano trasmessi ad una velocità ritenuta appropriata alla distanza con la Terra.

A bordo non c'era un vero e proprio calcolatore centrale, tutto veniva regolato da 57 comandi specifici interpretati da due decodificatori (uno principale ed uno di riserva). La strumentazione scientifica necessitava di: 15 W a 1,2 UA, 28 W a 1 UA, 55 W a 0,8 UA. Fra le 1,2 e 0,8 UA dal Sole la temperatura nella piattaforma strumentale doveva rimanere compresa fra 4,4 e 26,6 °C.

Gli strumenti scientifici a bordo (15,87 kg di peso) erano:

1. sensore di plasma solare a "gabbia di Faraday";

2. analizzatore di plasma solare;

3. magnetometro monoassiale;

4. telescopio per i raggi cosmici;

5. sensore di raggi cosmici a scintillazione.

 sensore di plasma solare

si componeva di una gabbia di Faraday multigriglia e due raccoglitori semicircolari. Lo scopo era quello di misurare il flusso dei protoni ed elettroni. Lo strumento aveva quattordici canali adiacenti (energia/carica, E/Q) per i protoni nell'intervallo energetico 40-10.000 Ev. Invece per gli elettroni venivano utilizzati quattro canali E/Q per l'intervallo 500-2500 eV. I "punti di vista" dello strumento erano rispettivamente: perpendicolare all'asse di rotazione della navicella e parallelo al piano eclittico. Per gestire il funzionamento dello strumento veniva usati un orologio digitale (frequenza: 5,461 kHz) e due contatori a cascata. Tutto era implementato con sessanta circuiti integrati TI Series-51, pesavano in totale 40 grammi e consumavano 150 mW. Durante una rotazione, ad ogni livello di tensione, veniva raccolta la somma delle correnti provenienti dai collettori in ventotto settori angolari continui (11,25° ciascuno, dai -45° ai +270°; dove 0° era la linea sonda/Sole). Sempre in ogni rotazione, venivano misurate anche le correnti per i tutti i settori angolari. Della corrente più elevata, erano teletrasmesse la sua magnitudine ed il settore angolare. Un completo insieme di misurazioni sui protoni ed elettroni veniva ottenuto ogni 32’’.

analizzatore di plasma solare

era un dispositivo elettrostatico quadrisferico con otto collettori (collectors) di corrente posti uno accanto all'altro. L'obiettivo era studiare l'intensità direzionale degli elettroni e ioni positivi del vento solare. Nella electron mode gli elettroni erano misurati in otto passi E/Q (energia/carica) logaritmicamente equidistanti da 1 a 500 V. Invece gli ioni positivi venivano rilevati in sedici passi E/Q equidistanti in maniera logaritmica da 200 ai 10.000 V. Gli otto collettori misuravano le particelle incidenti per mezzo di otto differenti ed adiacenti intervalli angolari. Tutto era riferito al piano equatoriale della navicella (che era praticamente il piano ellittico). Nello specifico c'erano: quattro intervalli da 15°, due da 20° e due da 30°. Così quando la sonda ruotava, i flussi venivano misurati in quindici settori angolari. Otto di questi settori erano: ampi 5,625° e raggruppati in direzione del Sole. Gli altri sette settori erano larghi 45°. Per raccogliere i dati venivano usate tre diverse modalità (mode). Al più alto bitrate (512 bps), l'intera modalità di scansione (full scan mode) era alternata con la modalità di flusso massimo (maximum flux mode) per ogni passo E/Q. Nella full scan mode, il massimo flusso "osservato" (in ciascuno dei quindici settori angolari in una rotazione) veniva poi registrato per un dato collettore ed un dato passo E/Q. Durante le ventiquattro operazioni successive alla full scan mode (48 rotazioni della navicella), i sedici passi E/Q per gli ioni e gli otto passi E/Q per gli elettroni venivano eseguiti per un dato collettore. Nei successivi otto "periodi" erano utilizzati tutti gli otto collettori. Il ciclo completo della intera modalità di scansione richiedeva 400 rotazioni. Nella modalità di flusso massimo, per il passo E/Q usato nel precedente ciclo di full scan mode, venivano esaminati tutti i collettori per un secondo (cioè una rotazione della navicella). Così venivano raccolti: il massimo flusso, il numero del collettore che l'aveva osservato e la direzione angolare dell'"osservazione". Al bitrate successivo (256 bps), una modalità di scansione ridotta (short scan mode) era alternata ad ogni rotazione con la maximum flux mode. Praticamente la short scan mode era una full scan mode, eccetto per il fatto che veniva registrato soltanto il "picco" (peak) di flusso negli otto settori angolari. Anche questa seconda modalità di raccolta dati richiedeva 400 rotazioni. Ai più bassi bitrate (64, 16, 8 bps), veniva usata solo la maximum flux mode. Un completo insieme di misurazioni necessitava di: 32’’ per gli ioni e 16’’ per elettroni. A 64 bps, tali misurazioni venivano trasmesse ogni 84’’ [1’ e 24’’]. Invece a 16 bps, le misurazioni erano prese e teletrasmesse ogni 336’’ [5’ e 36’’]. Infine a 8 bps, questo periodo saliva a 672’’ [11’ e 12’’].

magnetometro

monoassiale

era di tipo fluxgate ("ad ingresso di flusso") e misurava il campo magnetico su un solo asse con un intervallo dinamico di ± 64 nT. Per ridurre il peso il dispositivo era posto a 2,03 metri dal centro della navicella. L'asse del magnetometro era inclinato di 54° e 45’ rispetto all'asse di rotazione. Lo strumento poteva ricavare il vettore del campo magnetico "campionando" digitalmente ogni 120° di rotazione. Quindi bastavano tre "campioni" (samples) per avere i tre componenti del campo magnetico interplanetario. Dietro comando inviato da Terra, il sensore poteva essere ruotato di 180° per un reset. La modalità di calibratura corrispondeva ad una misurazione standard di 10 nT. Naturalmente un minimo campo magnetico di "sfondo" (background) era generato dalla navicella avendo questa dispositivi elettronici, pannelli solari, circuiti elettrici. Così vennero utilizzati materiali alternativi anche nelle saldature e strutture di supporto. Tale inevitabile valore di "disturbo magnetico", cioè la tolleranza nelle misurazioni, era minore di 0,25 nT.

telescopio per

i raggi cosmici

era composto da quattro rilevatori di silicio a stato solido (cioè senza parti mobili). Il suo obiettivo era lo studio delle variazioni temporali, della natura dello spettro e del grado di anisotropia delle radiazioni cosmiche (protoni solari e particelle alfa). Per definizione, una radiazione che proviene da tutte le direzioni con la stessa intensità è detta isotropa. Una di queste è la radiazione di fondo conseguente al ‘Big Bang’. All'opposto, il grado di anisotropia (proprietà di dipendere dalla direzione) è la componente non isotropa della radiazione cosmica di fondo. Gli intervalli energetici in cui venivano "campionati" i protoni solari erano [MeV]: 0,6-13,9; 13,9-73,2; 73,2-175; > 175. Invece gli intervalli energetici per le particelle alfa erano [MeV]: 2,4-55,6; 55,6-293; > 294. La risoluzione temporale variava a seconda del bitrate utilizzato. Una misurazione poteva essere eseguita da un minimo di 0,4’’ (a 512 bps) ad un massimo di 28’’ (a 8 bps). Il telescopio era montato in maniera da eseguire una scansione di 360° sul piano eclittico al ritmo di una volta al secondo. 

sensore di

raggi cosmici

era progettato per misurare le caratteristiche direzionali dei flussi di raggi cosmici dal Sole e dalla Via Lattea. Il rilevatore di particelle era un cristallo scintillatore posto vicino ad un collimatore anti-coincidente. Soltanto gli impulsi provenienti dal cristallo scintillatore erano "ordinati" da un PHA |Pulse Height Analysis, ‘‘Analizzatore di Altezza di Impulso’’|. Questo dispositivo aveva tre "finestre" corrispondenti a precisi intervalli energetici: 7,4-44; 44-77,1; 123,8-303,8 [MeV]. La rotazione completa della navicella era divisa in quattro "quadranti" di 89,5° ciascuno (con il Sole sempre al centro). Ognuno di questi corrispondeva ad un'uscita del PHA. Quattro accumulatori binari, uno per quadrante, "contavano" i raggi cosmici. Ogni volta che un impulso entrava nel PHA, veniva istradato allo specifico accumulatore. I tempi necessari al conteggio (per ciascuna delle dodici modalità direzionale e dell'unica modalità omnidirezionale) erano compresi fra 14’’ e 112’’ a seconda del bitrate utilizzato.

Utilizzando il sistema ricetrasmittente di bordo, potevano essere attuati cinque esperimenti scientifici:

1. superior conjunction Faraday rotation;

2. spectral broadening;

3. relativity investigation;

4. celestial mechanics;

5. two-frequency beacon receiver.

esperimento 1

utilizzava le misurazioni della polarizzazione del segnale telemetrico. Questo serviva per ottenere misure sulla rotazione relativa causata dal "mezzo" (medium) interplanetario e della ionosfera terrestre.

esperimento 2

 

l'obiettivo era esplorare la struttura della corona e degli eventi solari usando i segnali telemetrici e il loro allargamento spettrale. Detti segnali si componevano di onde portanti (carriers) e di onde "spettralmente pure" (cioè senza armoniche). La frequenza di un'onda "portante" era di 2295 MHz, mentre i bordi delle bande erano separati da multipli di 2 kHz. L'informazione (data in gergo) era raccolta in forma di spettrogrammi, ciascuno costituito da 15 minuti d'osservazioni. I tre parametri d'interesse per questa informazione erano: la potenza del segnale, la frequenza centrale e la larghezza di banda. La strumentazione che attuava questo esperimento era composta dal sistema telemetrico della sonda nell'S-band e dall'antenna ricevente da 64 m del DSN. Il sistema ricevente veniva sintonizzato secondo un'effemeride con un'accuratezza di 0,05 Hz. Questo procedimento era necessario allo scopo di compensare le variazioni di frequenza risultati dalle velocità orbitali della sonda e dalla rotazione terrestre. Il campo di variazione delle frequenze per ciascun spettro era di 100 Hz.

esperimento 3

era la prima opportunità in assoluto di esaminare il contributo "relativistico" del Sole. Per attuare questo esperimento veniva studiato lo spostamento (shifting) Doppler del segnale inviato dal trasmettitore a bordo della navicella.

esperimento 4

 

avevo lo scopo di utilizzare l'informazioni derivanti dall'inseguimento (tracking) della sonda per ottenere valori risolutivi su: 1. La massa della Terra e della Luna; 2. L'unità astronomica; 3. Gli elementi dell'orbita terrestre. L'esperimento era particolarmente appropriato poiché la navicella non doveva fare né correzioni orbitali, né passare vicino a pianeti. Inoltre gli effetti di pressione da parte della radiazione solare erano esigui. Per ottenere le misurazioni Doppler necessarie, bastava usare l'equipaggiamento ricetrasmittente della navicella insieme all'equipaggiamento della stazione DSN "inseguitrice" a Terra.

esperimento 5

 

era chiamato anche esperimento di propagazione radio o "ricevitore beacon a due frequenze". Un segnale composto da: una frequenza 423,3 MHz (ottenuta dalla 17ª armonica diviso 2) e 49,8 MHz. Dato che un cristallo di quarzo non si può "tagliare" per ottenere una frequenza di 423,3 MHz e per di più nel 1965 non esistevano PLL come si conoscono oggi, fu necessario utilizzare un quarzo a 49,8 MHz; "filtrare" la sua diciassettesima armonica e dividendola per due. Questo segnale era trasmesso dall'antenna parabolica orientabile (Ø 46 metri) posta nell'università di Stanford - California. Sulla navicella c'era un doppio ricevitori sintetizzato (con PLL dell'epoca). Il segnale ad alta frequenza era di riferimento poiché il suo tempo di propagazione non veniva allungato dagli elettroni presenti durante il cammino. Diversamente, il segnale a frequenza più bassa veniva/viene influenzato proporzionalmente al numero totale di elettroni presenti nel cammino di propagazione. Sulla sonda, il ricevitore misurava la differenza di fase fra queste due frequenze e la ritrasmetteva con l'antenna specifica a Stanford. Per calcolare il numero di elettroni presenti nel "mezzo" interplanetario si toglieva dal valore misurato l'influenza della ionosfera ionosfera terrestre.

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16.12.1965, 07:31lancio Pioneer-A

 

Alle 07:31:21 del 16 Dicembre 1965, un vettore ThorDelta E con a bordo Pioneer-A decollò dalla rampa 17A di Cape Canaveral. Dopo 16’ di costeggio sul sud Atlantico, il terzo stadio inserì il veicolo spaziale in una traiettoria di fuga. Poi ci fu il distacco dallo stadio finale e Pioneer-6 acquisì la seguente orbita eliocentrica: 0,814 x 0,984 UA; 311,33 giorni; 0,1695°.

La navicella viaggiava più lentamente rispetto alla Terra e sarebbe transitata nelle sue vicinanze ogni sei o sette anni. Inoltre l'inclinazione orbitale era sufficientemente piccola (< 0,2° rispetto all'eclittica) da permettere all'antenna di "vedere" la Terra per tutta la vita operativa. Immediatamente dopo la separazione dal terzo stadio, i "bracci" (booms) e l'antenna furono estesi; il TWT principale s'accese in automatico e commutò sull'antenna omnidirezionale. Così la stazione 51 del DSN di Hartebeesthoek acquisì il segnale appena la navicella apparve sopra l'orizzonte. Il sistema di orientamento spaziale automaticamente aveva orientato i pannelli solari perpendicolarmente al Sole perché questi fornissero la massima energia. I controllori di volo a Pasadena e Hartebeesthoek videro che tutto procedeva per il meglio ed iniziarono ad accendere la strumentazione scientifica. I primi dati sul plasma solare a cura dello strumento 1 furono raccolti alle 17: la velocità era di 274,03 km/s e la densità di 16,69 [particelle/cm³]. Alle 18 anche il magnetometro fornì i primi dati ad una distanza di 0,984 UA. La magnitudine si attestava sui 3,6 nT. Per quattro ore i sei strumenti scientifici raccolsero ed inviarono a 512 bps i loro dati. Nel frattempo la sonda attraversava la regione di transizione tra il campo magnetico terrestre e interplanetario.

Il 17 Dicembre dalla stazione DSN di Goldstone fu inviato un comando che ruotò la sonda di 0,3° rispetto al Sole. Con l'asse di rotazione quasi perpendicolare alla Terra, il TWT principale fu commutato dalla LGA all'HGA. Nella ‘‘manovra passo II’’ (maneuver step II) dietro opportuni comandi la sonda fu ruotata di 75°. Per i successivi sei mesi, l'orbita della sonda era quasi prossima all'eclittica e quindi non furono apportate ulteriori variazioni.

 

- 1966 -

 

Durante i primi quattro mesi furono inviati ed eseguiti circa duemila comandi senza nemmeno un'anomalia. Inoltre nessun dispositivo registrò guasti tali da utilizzare unità ridondanti. Fino a Marzo fu mantenuto un bitrate di 256 bps, poi questi fu commutato a 256, 64 ecc. Il primo passaggio al perielio fu raggiunto il 18 Maggio quando la sonda era a 65,04 milioni di km dalla Terra.

 

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Traiettoria della sonda rispetto alla Terra dal 15.12.1965 al 18.06.1966

 

Da Luglio, gli esperimenti 1 e 3 raccoglievano dati validi ogni 2-3 giorni per poche ore. Alle 15:20:17 del 17 Agosto un razzo ThorDelta E-1 con a bordo Pioneer B decollò da Cape Canaveral; poi Pioneer-7 s'inserì in un'orbita eliocentrica (0,814 x 0,985 UA). La missione primaria di Pioneer-6 ufficialmente terminò ad un anno dal lancio, poi iniziò la missione estesa con priorità minori rispetto ad altri programmi spaziali.

 

- IL FLARE DEL GENNAIO 1967 -

 

Il "brillamento" (flare in gergo) solare del 28 Gennaio fu molto inconsueto poiché gli osservatori terrestri non lo videro sulla superficie infuocata della nostra stella. Dal 25 Gennaio all'8 Febbraio, Pioneer-6 si trovava ad almeno 1 UA dalla Terra. Dato che la distanza era superiore ai 100 milioni di km, solo la nuova antenna dal diametro di 64 m a Goldstone (DSS-14) era in grado di ricevere dati/inviare comandi. Anche se la portata di detta antenna era di 2 UA, il collegamento con Pioneer-6 o 7 si limitava a poche ore la settimana. Per caratteristiche intrinseche del DSN di allora non fu possibile collegarsi con entrambe le sonde nello stesso momento. Inoltre per il Pioneer-6 dalla distanza di 1,4 UA — senza usare la batteria — la potenza del segnale trasmesso scendeva a 4 W. Quindi era necessario utilizzare bitrate più bassi. Invece il Pioneer-7 era ancora abbastanza "vicino" alla Terra; così si potevano raccogliere dati per un periodo di tempo più esteso.

 

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Le posizioni di Pioneer-6 e 7 durante il flare del 28.01.1967

 

Il sensore di plasma solare a bordo del Pioneer-6 inviò dati validi dalle 11:00 alle 19:00 del 27 Gennaio. In otto ore, ad una distanza di 0,874-0,875 UA dal Sole, la velocità del plasma passò da 281,75 a 283,36 km/s. Per le quattro ore il 27 Gennaio e per tutto il 28, lo strumento 1 a bordo di P.-6 non inviò dati validi. Il 28 Gennaio P.-6 e Pioneer-7 usarono la modalità operativa duty cycle store. Praticamente venivano effettuati periodici campionamenti dei dati; poi questi erano temporaneamente conservati nelle memorie di bordo; infine venivano erano teletrasmesse a Terra. L'intensità dei raggi cosmici nel punto dove si trovava P.-6 aumentò in maniera considerevole fra le 03:00 e le 04:20. Le stazioni di monitoraggio terrestri rilevarono il flare alle 08:33 ± 3’.

Il magnetometro registrò il suo ultimo dato utile (4,2 nT) alle 19:00 del 17 Settembre.

 

- 1968 -

 

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Geometria della "occultazione" solare del 1968

 

Dal 6 Novembre al 7 Dicembre la sonda ebbe una "occultazione" solare: cioè transitò dietro la nostra stella (naturalmente rispetto alla Terra). Il 6 Novembre Pioneer-6 era a -9,96 R cioè a 8,97 milioni di km dal centro del Sole. Il 28 Novembre la navicella passò dietro il disco solare. Così poterono essere condotti degli esperimenti sulla corona solare. Per la prima volta un segnale di natura umana fu usato per determinare la rotazione Faraday della corona. Il 29 Novembre il centro della nostra stella era già lontano 4,20 R cioè a 2,94 milioni di km. Il 7 Dicembre questa distanza era aumentata fino a +9,29 R (cioè a 6,50 milioni di km) ed aumentò sempre più.

 

- 1969 -

 

In tutto l'anno i dati validi raccolti dal sensore di plasma solare furono ancora più intermittenti (qualche ora ogni mese). Da Luglio a metà Settembre le quattro sonde Pioneer non furono seguite dall'antenna da 64 metri di Goldstone per due eventi "astronautici": il fly-by marziano di Mariner-9, la storica discesa sulla Luna degli astronauti dell'Apollo-11 ed anche un periodo di manutenzione in cui l'antenna californiana fu addirittura spenta.

 

- 1970 -

 

I dati raccolti dal sensore di plasma solare furono meno intermittenti dell'anno precedente. Il 6 Luglio venne spento il magnetometro che ormai non forniva un dato valido dal 17 Settembre 1967.

 

- 1971 -

 

Fino a metà Maggio il bitrate della navicella fluiva a 8 bps. I dati raccolti dallo strumento 1 erano sempre intermittenti, ma non come nel 1969. Il sensore di plasma solare raccolse gli ultimi dati utili alle 21 del 18 Maggio. Allora il plasma aveva una velocità di 426,19 km/s ed una densità di 3,35 particelle/cm³. Due ore dopo lo strumento fu definitivamente spento. Da metà Maggio a fine Giugno il bitrate passò a 16 bps; in Luglio fu riportato a 64 bps. Da inizio Agosto a inizio Settembre venne aumentato fino a 256 bps. Poi da inizio Settembre per tutto l'anno ritornò a 64 bps.

 

1972-1974

 

Sicuramente fino al Marzo 1972 il bitrate era di 64 bps. Da Settembre la distanza del Pioneer-6 era ormai prossima ai 96,5 milioni di km. Così l'antenne da 26 metri del DSN non poterono più seguire il veicolo spaziale. Ancora una volta subentrò il DSS-14 del GDSSC, che allora aveva una "portata" (range) di 210 milioni di km.

Con le altre tre sonde gemelle (Pioneer-7, Pioneer-8, Pioneer-9 ma non Pioneer-F che fallì il lancio il 27.08.1969) si costituì la prima "rete" per monitorare il comportamento del Sole. Infatti le quattro sonde, disposte lungo l'orbita terrestre, erano stazioni d'osservazione e studio. In questo modo si potevano prevedere le tempeste solari che erano/sono disturbare le telecomunicazioni e le sorgenti energetiche terrestri. Durante il programma Apollo le quattro sonde Pioneer venivano utilizzate per prevedere l'arrivo di tempeste solari potenzialmente pericolose per gli astronauti. Fino a tutto il 1972 ben 1000 utenti utilizzavano l'informazioni provenienti da questa rete: compagnie aeree commerciali, organizzazioni militari, compagnie energetiche o di telecomunicazioni, la FAA (Federal Aviation Administration, ‘‘Amministrazione Federale Aeronautica’’).

Woomera cessò l'operazioni come stazione del DSN il 22.12.1972. L'antenna fu smantellata l'anno seguente. Anche Hartebeesthoek (DSS-51) cessò l'operazioni nel Giugno 1974 perché era ormai inadeguata ai programmi spaziali interplanetari.

 

| La cometa Kohoutek e IL Pioneer-6 |

 

Il 7 Marzo 1973 Lubos Kohoutek (nato nel 1935) dall'osservatorio di Amburgo scoprì una cometa quando era distante ancora 73,9 milioni di km dal Sole. Questo astro chiomato avrebbe raggiunto il perielio a fine Dicembre, il suo periodo fu stimato fra 50.000 e 200.000 anni. Il 9 Dicembre la Terra attraversò l'orbita della cometa inclinata di 14° rispetto all'eclittica. Il 18 Dicembre i parametri orbitali di Pioneer-6 diventarono: 0,714 x 0,983 UA; 310,7 giorni; 0,202398°. Il 21 Dicembre la cometa passò al perigeo, mentre il 28 Dicembre al perielio (0,142 UA — 21,24 milioni di km). Nel 1974 la navicella studiò dalla media distanza la coda della cometa Kohoutek in allontanamento dal Sole.

 

(11)

 

 

(12)

 

 

1975-1990

 

La Pioneer Station (DSS-11) fu disattivata nel Dicembre 1981 perché ormai obsoleta. Il dipartimento dell'Interno americano il 27.12.1985 ne fece un monumento nazionale. Dal 1° Gennaio 1982 i parametri orbitali della sonda si fissarono in: 0,714 x 0,983 UA; 310,9 giorni; 0,168647°. Secondo calcoli successivi l'inclinazione rispetto all'eclittica variò da 0,169038 (01.01.1983) a 0,168975 (01.11.1984). Il 26 Novembre 1988 Pioneer-6 transitò alla minima distanza dalla Terra (1,87 milioni di km) dopo quasi ventitré anni. Al Dicembre 1990 la navicella aveva compiuto 29 orbite intorno al Sole percorrendo circa 24,8 miliardi di km. I controllori a terra della Nasa mantenevano i contatti una o due volte l'anno. A bordo rimanevano funzionanti il sensore di raggi cosmici e l'analizzatore di plasma solare. Il bitrate della telemetria si manteneva sui 16 bps. Alle 17 del 17 Dicembre dal GDSCC si svolse la seconda sessione annuale d'ascolto; la prima era stata effettuata il precedente 4 Luglio a cura del MDSCC.

 

1990-1997

 

Il 31 Marzo 1995 si tenne l'ultima sessione d'ascolto per il Pioneer-7, uno strumento scientifico funzionava ancora. Il 29 Luglio fu raccolta un'ora di dati scientifici dal Pioneer-6. Il 15 Dicembre successivo durante una sessione di ascolto il TWT primario si guastò. Solo nella sessione dell'11 Luglio 1996 i controllori riuscirono ad accendere il TWT di riserva. Dal 31 Marzo 1997 la Nasa tagliò i fondi per il programma Pioneer. Praticamente la missione di quella classe di sonde allora in attività (P.-6, 8, 10) fu dichiarata terminata. La Nasa comunque decise di mantenere una o due sessioni d'ascolto annuali.

Un ultimo contatto fu stabilito il 6 Ottobre 1997 dalla stazione 43 del CDSCC. In verità si trattava una sessione d'addestramento per i controllori della missione Lunar Prospector. In quell'occasione, gli strumenti 2 e 5 furono trovati ancora funzionanti. Alla fine della sessione i due strumenti vennero disattivati. Nonostante che i pannelli solari fossero ormai deteriorati, nel successivo passaggio al perielio si poteva tentare un collegamento.. Infatti se il flusso d'energia solare fosse stato abbastanza forte, allora si poteva accendere il trasmettitore secondario.

 

- 2000 -

 

Nel 35° anniversario del lancio la Nasa decise di ricontattare la navicella. Alle 00:00:45 dell'8 Dicembre l'antenna da 70 metri del DSS-14 (GDSCC) ricevette la telemetria al primo tentativo. Il segnale era sì molto debole, ma abbastanza continuo; inoltre non era tanto più flebile rispetto a quello del 1997. La distanza fra la sonda e la Terra si attestava sui 133,57 milioni di km. La sessione di collegamento durò circa due ore e mezzo. Venne ricevuto solo la telemetria a 16 bps, inoltre fu deciso di lasciare spenti gli strumenti 2 e 5.

 

RINGRAZIAMENTO:

 

Vorrei ringraziare l'amico ‘Kappa′ per la sua infinità pazienza e disponibilità nel rispondere alle mie domande, di me profano in tanti campi come la telematica e le benedette onde elettromagnetiche.

 

FONTI, RIFERIMENTI, LINK DEL MATERIALE UTILIZZATO PER QUESTA SCHEDA

 

x DISEGNI, SCHEMI, FOTO, FOTOMONTAGGIO:

 

- schema (1): LINK, vedi nota 1;

- disegno (2): LINK vedi nota 1;

- schema (3): LINK, vedi nota 2;

- schema (4): “THE PIONEER SPACECRAFT”, pag. 23 - LINK;

- disegno (5): LINK;

- fotomontaggio (6): LINK;

- foto (7): LINK;

- schema (8): “THE PIONEER SPACECRAFT”, pag. 24 - LINK;

- schema (9): LINK;

- schema (10): LINK, vedi nota 3;

- schema (11): LINK;

- disegno (12): LINK.

 

Nota 1: dato che lo schema/disegno era contenuto in un unico elemento grafico, ho dovuto necessariamente ritagliarlo.

Nota 2: dato che lo schema conteneva del testo in inglese, mi sono permesso di cancellarlo. Le modifiche sono state apportate solo per una maggiore comprensione. È stato necessario anche ritagliare lo schema.

Nota 3: dato che la schema era contenuto in una pagina di un file .pdf ho dovuto sia ritagliarlo che modificarlo.

 

x il TESTO:

 

• National Space Science Data Center, 1965-105A;

• Space.40, 1965-105A [N.B. • testo in ceco];

• AstroLink.de, LINK [N.B. • testo in tedesco];

• Epizodsspace.narod.ru, Biblioteka, 1967 - LINK [N.B. • testo in cirillico];

• Idio.kemsu.ru, Space, AMS, (“Pioneer-6 7 8 9”), LINK [N.B. • testo in cirillico];

• Paolo Ulivi (“CAPITOLO I - GLI ANNI 60: IL PRINCIPIO”, 06.07.2003), pagg. 25-27;

• Nasa-CR-76541, “THE PIONEER SPACECRAFT” - LINK [.pdf · 1,37 MB · 28 pagine];

• Deep Space Chronicle, 1965 - LINK [file .pdf];

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1950's, “Pioneer Station at Goldstone, California) - LINK;

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1960's, “Deep Space Network Operations Control Center at … ) - LINK;

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1960's, “Antenna at Woomera, Australia) - LINK;

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1960's, “Antenna at Johannesburg, South Africa) - LINK;

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1960's, “First Deep Space Station at Tidbinbilla, Australia) - LINK;

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1960's, “First Deep Space Station in Spain) - LINK;

• Deepspace.jpl.nasa.gov (“History”, “1980's, “Closure of the Pioneer Station, Goldstone, California) - LINK;

• Ninfinger production, (“Pioneer-6") - LINK [file .DOC];

• Toyvax.glendale.ca.us, LINK [file EDB];

• Nasa history office (“SP-404”, Skylab's astronomy and space sciences”, Observations of Comet Kohoutek”) - LINK;

• BrainyHistory, (November 26, 1988 in History”) - LINK;

• Flordatoday.com (“Nasa makes contact with Pioneer-6, launched in 1965), LINK;

• “Pioneer-6 Status Report”, 17.12.1990 - LINK;

• “Possible interpretation of an anomalous redsbift observed on the 2292 MHz line emitted by Pioneer-6 … ”, LINK [file pdf]

SETI public, (Pioneer-6 and 10 status reports for December 13, 2000) - LINK;

• Sven's space place (“Space Frequency Listing, 2250-2300 MHz, Downlink”) - LINK;

• JPL Technical Report 32-1526, LINK [file pdf];

• NSSDC, COHOWeb Data Explorer (“Exploring Pioneer-6 Data”) - LINK.

 

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