Sputnik-2/PS-2

Questo fu il primo veicolo spaziale a portare un essere vivente (la cagnetta Laika) in orbita intorno alla Terra. Così iniziò anche la gara per portare un essere umano in orbita terrestre. 

URSS

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S P U T N I K A

DI UN SATELLITE

 

Il direttore dello stabilimento 1 dell'OKB Sergei P. Korolev, concesse ai suoi collaboratori una breve e meritata vacanza. Intanto Nikita S. Chruščëv, segretario generale del PCUS, chiamò Korolev a Mosca; voleva conoscere tutti i dettagli sullo Sputnik che stava passando sulla testa di ogni abitante della Terra. Durante la conversazione, Chruščëv chiese — forse casualmente oppure no — se era possibile lanciare un altro satellite artificiale. Magari se si poteva fare entro il 40° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre (che cadeva il 7 Novembre) sarebbe stato meglio... Korolev fece notare che aveva promesso una vacanza alla sua squadra, esausta dopo i mesi di lavoro al progetto dello Sputnik. Ma il presidente insistette e così Korolev dovette accettare. In ogni caso Chruščëv incaricò il suo fidato collaboratore Frol R. Kozlov di prendersi cura della faccenda.

Il 6 Ottobre la Commissione Centrale, con tutti i capotecnici, si riunì alla presenza di Kozlov. Korolev propose di lanciare in orbita un essere vivente, un cane; probabilmente la Commissione avrebbe decretato che non era fattibile... Invece con sorpresa di Korolev questa sua idea fu accolta con entusiasmo: lanciare un altro Sputnik (e per di più con un cane a bordo) si poteva, anzi si doveva fare!

Senza perdere tempo, i capotecnici definirono i punti fondamentali della missione. La navicella doveva rimanere attaccata all'ultimo stadio del razzo anche quando fosse entrata in orbita. In questo modo il sistema telemetrico del razzo avrebbe potuto inviare anche i dati scientifici raccolti dal satellite. Dopotutto con Sputnik-1 era già stato dimostrato che il razzo poteva stare in orbita per un considerevole periodo di tempo a prescindere dalla dimensione e dal peso.

Però il sistema Tral era "affamato" di energia e non si poteva aumentare la capienza delle batterie di bordo. Così venne decisa una misura salva-energia: un meccanismo avrebbe attivato il sistema telemetrico solo quando il satellite fosse entrato nel campo d'azione delle stazioni OKIK. Viktor I. Kuznetsov, ingegnere specialista di missili, aveva una semplice soluzione: tre sincronizzatori Pobeda "convertiti" in un unico timer con cicli di lavoro pari a 15’ per ogni orbita percorsa. Il 9 Ottobre sulla Pravda uscì un articolo dove si prevedeva che  … il passaggio al volo con equipaggio era necessario per studiare l'influenza delle condizioni del volo spaziale su organismi viventi … . Il 10 o 12 Ottobre il governo decretò che per l'anniversario della “presa del Palazzo d'Inverno”, 7 Novembre, sarebbe stato lanciato il secondo satellite artificiale sovietico. Quindi Korolev e la sua squadra avevano a disposizione meno di un mese, diciamo quattro settimane scarse.

Le opzioni disponibili per la squadra di Korolev erano essenzialmente due: convertire un satellite PS in versione "biologica" oppure costruire uno nuovo. Il tempo ristretto li obbligò alla prima opzione, cioè ottimizzare l'altro satellite PS rimasto a Terra. Quindi non ci fu alcun progetto preliminare, anzi la maggioranza degli elementi furono costruiti a partire da bozzetti, schizzi; solo per tre parti vennero approntate delle cianografie. Comunque in parallelo si approntarono un modello in scala del satellite e una sua versione per il volo.

I sovietici avevano già un'ampia (e discutibile) esperienza nel lanciare cani ed altri animali in traiettorie verticali nella bassa atmosfera con razzi R-1, R-2, R-5. Gli ingegneri utilizzarono un compartimento già predisposto per il lancio di un missile "biologico". Una squadra medica si occupò dell'installazione delle fonti energetiche, del cibo e l'alloggiamento dell'animale. Il nuovo satellite venne denominato Prostějšij Sputnik 2 (PS-2).

 

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Il razzo 8K71PS con la sonda alla sua sommità

 

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DESCRIZIONE DEL SATELLITE TERRESTRE

 

Il veicolo di forma vagamente conica aveva un'altezza di 396 cm ed un diametro alla base di 213 cm. Il suo peso si attestava sui 507,6 kg (cioè sei volte quello di Sputnik-1). Praticamente la sonda era divisa in tre parti:

1. unità cilindrica per studiare le radiazioni spaziali;

2. unità sferica (praticamente un PS-1 modificato);

3. cabina pressurizzata per il "carico biologico sperimentale" (così erano chiamati in gergo i cani-cosmonauti).

Fino all'inserimento in orbita terrestre, la navicella era coperta da una struttura conica di protezione (ogiva). Dentro il compartimento sferico mediano c'erano i trasmettitori radio. Sui 20,005 e 40,002 MHz questi avrebbe inviato come tono unico, non ad impulsi come il PS-1, la telemetria e i parametri vitali di Laika. In particolare il sistema Tral di bordo era configurato per trasmettere a terra: l'intensità della radiazione solare in vari intervalli dello spettro elettromagnetico, la variazione d'intensità della radiazione spaziale, i movimenti del cane, la sua frequenza respiratoria e pressione cardiovascolare, le temperature in 12 punti del satellite.

Inoltre nello sferoide c'erano i sistemi di regolazione termica e le batterie elettro-chimiche. Tutti i sistemi avrebbero operato in maniera automatica: non c'erano né antenne di ricezione, né un ordinatore per eseguire dei comandi. L'unico metodo di stabilizzazione previsto era la rotazione lungo l'asse verticale.

Come ulteriore supporto alla missione, si aggiunse un'altra stazione di "tracciamento" OKIK alle tredici già esistenti. Infatti la nuova stazione OKIK-14, situata a Schyolkovo (Mosca), venne dotata di un sistema di misurazione a distanza per ricevere i parametri biologici di Laika.

Inoltre furono costruiti due vagoni con sistemi telemetrici Tral, generatori d'energia, veicolo di supporto e personale. Queste stazioni di tracciamento viaggianti vennero agganciate in coda a due treni che avrebbero viaggiato nel profondo est dell'Unione Sovietica. Un'unità era guidata dal tenente V. A. Solnyshkov e venne sviluppata a Ulan-Ude; mentre l'altra faceva capo al tenente V. A. Alekseev e stazionava a Khabarovsk.

 

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1 ogiva

 

2 meccanismo di espulsione dell'ogiva

 

3 strumentazione scientifica

 

4 struttura di supporto

 

5 alloggiamento per i trasmettitori radio

 

6 cabina pressurizzata

 

7 ventilatore

 

8 unità di rigenerazione dell'aria

 

9 dispositivo automatico per l'alimentazione

 

10 apertura [?]

 

11 antenna per le telecomunicazioni

 

12 adattatore di carico

 

 

"COMPARTIMENTO BIOLOGICO" [GKZh: Germetichnaya Kabina Zhivotnogo,  ‘‘cabina ermetica per l'animale’’)]

 

Aveva una lunghezza di 80 cm ed un diametro di 64 cm. All'interno c'ero lo spazio appena sufficiente per far stare l'animale alzato oppure sdraiato con le zampe stese. Un'imbracatura ed una catena gli impedivano movimenti più ampi. Il sistema di controllo termico avrebbe mantenuto la temperatura sui 15 °C. Poi c'erano altri sistemi di supporto vitale: ventilatore, unità di assorbimento dell'anidride carbonica, generatore di ossigeno, unità per evitare l'"avvelenamento" da troppo ossigeno/vapore acqueo. Accanto a dove alloggiava il cane c'erano due ampi compartimenti con dentro delle pasticche di superossido di potassio. La reazione chimica con l'anidride carbonica e il vapore acqueo produceva/produce ossigeno, che veniva diffuso nel compartimento biologico con dei ventilatori [vedi gli oggetti sferici nella foto 6]. La rigenerazione veniva bloccata se la pressione interna superava i 765 mmHg per evitare che il troppo ossigeno avvelenasse l'animale.

 

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L'acqua e il cibo venivano forniti sotto unica forma di nutriente gelatinoso — composto da acqua, agar-agar, carne in polvere e sego di bue — che poteva essere leccata. Un dispositivo a tempo avrebbe dosato porzioni di cibo in vaschette per nutrirlo a intervalli regolari. I tre litri di nutriente sarebbero bastati una settimana, entro la quale si sarebbero esaurite le batterie di bordo e quindi anche la rigenerazione dell'ossigeno. Alla bestiola furono impiantati elettrodi sul torace per misurare il battito cardiaco, un sensore piezoelettrico per la pressione sanguinea venne posizionato chirurgicamente intorno alla carotide! Il ritmo respiratorio era valutato da uno speciale giubbetto. Il sistema di monitoraggio biomedico avrebbe inviato 15’ di dati ad ogni transito orbitale. Le voci che affermavano l'esistenza di una telecamera televisiva a bassa risoluzione per riprendeva Laika sono false. Le riprese esistenti di "cani cosmonauti" sono da riferire a missioni successive. L'unico aspetto vero della vicenda è che una telecamera era inizialmente prevista, ma poi non se ne fece nulla.

 

STRUMENTAZIONE SCIENTIFICA

Gli strumenti scientifici a bordo furono i primi, mai introdotti in un satellite artificiale terrestre. Questi erano nell'ordine:

1. due tubi di "scarica" a gas (noti anche come contatori Geiger-Müller);

2. tre fotomoltiplicatori specifici per l'onde Lyman-α.

 

esperimento 1:

Un tubo di "scarica" a gas — praticamente un contatore Geiger-Müller — rileva tutte le radiazioni ionizzanti, inclusi i raggi gamma e le particelle cariche ad alta energia. Di solito vengono riempiti con gas nobile per facilitare la ionizzazione ed un alogeno per estinguere le scariche. In ognuno di questi "tubi", tra le pareti ed il filamento centrale, viene mantenuta un'alta tensione. Il passaggio di un "raggio" è praticamente una scia di ioni nel tubo; queste particelle — passando in un campo elettrico — generano un piccolo impulso di corrente elettrica.

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Il rilevatore di radiazioni

Ognuno dei due contatori Geiger-Müller, e le loro unità elettroniche "a stato solido" (cioè senza parti mobili), erano assemblate insieme ai tre fotomoltiplicatori [leggi sotto].

esperimento 2:

 

avrebbero studiato i raggi X emessi dal plasma nella corona solare. Nell'"estremo" ultravioletto c'è una particolare lunghezza d'onda di 121,567 nm, conosciuta come onda Lyman-α. Questa ha una tipica frequenza pari a . Puntando un corpo celeste e sintonizzandosi sui 2.466,067 GHz (la frequenza di suddetta onda) si può rilevare la presenza di idrogeno in forma atomica (H1, cioè senza ioni). Per inciso, la frequenza (f) [1/secondi, Hertz] di un segnale è il rapporto fra la velocità della luce [km/s, c] e la lunghezza d'onda [metri, λ]. Nel dispositivo scientifico, denominato ‘SP-65′, i tre fotomoltiplicatori erano spaziati di 120° l'uno dall'altro. Una "ruota" di filtri — in forma di lamine — permetteva di selezionare vari tipi di lunghezza d'onda: rame (per le radiazioni da 0,14 a 0,3 nm); berillio (0,51-1 nm); alluminio (0,8-2,1 nm); polietilene (4,4-10 nm); fluoruro di litio e f. di calcio (121,5 nm · onda Lyman-α); quarzo (>1250 nm).

 

LAIKA E GLI ALTRI CANI COSMONAUTI

 

Era una femmina metà terrier e metà samoyed di forse due anni d'età e dal peso di circa 6 kg. Comunque il suo vero nome era Kudryavka che significa alla lettera ‘‘piccolo riccio’’. Ad essere precisi Laika è il termine russo per indicare un animale che abbaia. Laika e altre due cagnoline (Mushka e Albina) furono "reclutate" per le loro dimensioni contenute fra i tantissimi randagi che scorrazzavano nelle vie di Mosca. A disposizione degli scienziati c'erano dieci cani, poi ne rimasero tre. La sorte degli altri sette non è nota, ma non dovrebbe essere stata dissimile dai precedenti cani-astronauti.

Nelle quattro settimane prima del lancio, i tre animali "prescelti" furono sottoposti a vari test. Tutto avvenne in un istituto della ‘Città delle stelle’ [Zvëzdnyj gorodok in russo], la cittadina "chiusa" a qualche decina di chilometri dal centro di Mosca. Lì si trovava/trova sia un centro militare di addestramento che di ricerca spaziale. In questa sorta di "Houston sovietica", i tre animali provarono la famigerata centrifuga che spingeva i loro cuori fino a tre volte il ritmo cardiaco normale. Proprio Laika dimostrò di soffrire particolarmente il panico e la mancanza di gravità. Infatti il suo cuore impiegava il triplo del tempo, rispetto alle compagne, per tornare a livelli di pulsazioni normali. I poveri animali furono rinchiusi in contenitori sempre più piccoli, mentre le catene a cui erano legati erano sempre più strette. Questo trattamento <<graduale>> serviva (a detta degli scienziati) ad ottenere un "adattamento" alle condizioni claustofobiche del compartimento biologico.

Le povere bestie subirono anche trattamenti da vivisezione: la carotide gli fu deviata per poter "meglio" registrare i battiti cardiaci e la pressione del sangue. Anche la misurazione del ritmo respiratorio impose ulteriori supplizi: cavi e sensori vennero infilati sotto la pelle. Inoltre negli ultimi ventuno giorni, i tre cani poterono mangiare solo cibo gelatinoso. Questa particolare somministrazione era motivata dal fatto che sulla navicella cibo/acqua veniva fornito sotto forma di gelatina. Albina fu sparata su un razzo per due volte e venne recuperata con un paracadute. Invece Mushka "collaudò" la strumentazione e i supporti vitali della capsula: la povera cagnolina provò un ventilatore automatico che doveva raffreddare la capsula quando l'esposizione al Sole avesse fatto superare il 15 °C. Comunque Mushka e Albina furono "esentate" perché non si adattarono a mangiare il cibo gelatinoso. La loro successiva sorte non è nota. Così toccò a Laika andare in orbita dato che era la più mansueta e la "migliore" delle tre.

Laika in ogni caso non sarebbe sopravvissuta oltre i sette giorni di durata della missione. Infatti l'impianto di rigenerazione dell'aria funzionava solo grazie alle batterie chimiche di bordo. Queste avevano per l'appunto un'autonomia di una settimana.

 

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PROGRAMMA “KORABL-SPUTNIK [clicca qui per saperne di più]

 

Purtroppo non era programmato il recupero del <<carico biologico sperimentale>>; quindi l'animale a bordo era considerato <<sacrificabile>>. Il recupero verrà previsto con il programma spaziale “Korabl-Sputnik” due anni e mezzo dopo. Gli obiettivi infatti erano: lanciare cani in orbita terrestre, testarne le condizioni vitali in assenza di gravità e recuperali vivi. Due cagnoline di 4 anni — Bars [‘‘lince’’] e Lisichka [‘‘volpetta’’] — furono scelte per volare sul prototipo della capsula Vostok-3A, la cui variante il 12.04.1961 avrebbe portato Yuriy Gagarin nello spazio.

 

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28.07.1960Il Vostok 8K72 pronto al lancio

 

Alle 07:12, ma altre fonti riportano le 09:31, del 28 Luglio 1960 un razzo Vostok 8K72 decollò con una alla sua sommità una capsula Vostok-3A. Le due cagnoline erano alloggiate dentro l'SA [Spuskaemyjj Apparat, ‘‘veicolo di discesa’’]. Diciannove secondi dopo il vettore deviò su un lato, questo perché si ruppe la camera di combustione nel Blocco G. Fatto sta che dopo nove secondi e mezzo ci fu un'esplosione. Anche se l'SA ricadde a Terra ancora integra, per Bars e Lisichka non ci furono speranze: quando la capsula fu aperta alle 07:17 i due animali erano già morti.

Il successivo lancio di una navicella Vostok-3A prevedeva di portare a bordo sempre due cani, ma in più ci sarebbe stato anche un ampio e variegato "carico biologico": dodici topi, insetti, pianti, culture, semi di cereali, frumento, piselli, cipolle, microbi, strisce di pelle umana e altre specie. In più c'erano altri 28 ratti e due topolini bianchi fuori dal sedia eiettabile, me sempre dentro l'SA. Inoltre nella capsula c'erano due telecamere per riprendere gli animali a bordo: Belka [‘‘scoiattolo’’] di tre anni e Strelka [‘‘piccola freccia’’] di due.

Alle 08:44:06 del 19 Agosto la seconda navicella Vostok-3A di 4300 kg decollò sospinta da un razzo Vostok 8K72. Subito dopo che il veicolo spaziale s'inserì in orbita terrestre [306 x 339 km; 64,96°], questi fu denominato Korabl/Sputnik-2 o Sputnik-5. Dalle prime immagini le due cagnoline erano immobili e sembravano morte, per di più non giungevano nemmeno i valori dei parametri vitali; poco dopo Belka si dimenò e vomitò. Vladimir I. Yazdovskiy, vice direttore dell'Istituto Aeronautica e Medicina spaziale, guardando cupo l'immagini sottoscrisse un rapporto per la Commissione di Stato. Secondo il pioniere della medicina spaziale, il volo di un cosmonauta doveva limitarsi ad un'orbita e non di più. C'erano troppe incognite riguardo gli effetti dell'assenza di peso Dalla telemetria ricevuta, ancora una volta il sistema di orientamento infrarosso si era guastato. Dopo una notte di verifiche e calcoli, i tecnici si decisero nell'usare il sistema d'orientamento di riserva. All'81ª orbita la navicella entrò nell'atmosfera terrestre con il giusto angolo. Il sistema "a catapulta" funzionò a dovere e così la sedia eiettabile venne espulsa dalla navicella. Alle 11:02 del 20 la cabina toccò il suole a 10 (>200?) km dal punto previsto (regione di Orsk in Kazakhstan). Nonostante le preoccupazioni durante il volo, Belka e Strelka furono trovate in buone condizioni. Accurati test fisiologici provarono che la loro salute non subì particolari modifiche. Anzi Belka partorì sei cuccioli nel 1961 [foto]; uno di questi (Pushinka) venne donato nell'Agosto 1961 a John Fitzgerald Kennedy Jr. figlio di JFK. Invece il destino successivo di Strelka non è noto.

 

| I PREPARATIVI |

 

Il 18 o 19 Ottobre, le fonti non sono sicure, un razzo 8K71PS fu spedito al cosmodromo di Baylonur. Il 22 arrivò nella steppa kazaka, poi lo seguirono alcuni pezzi del satellite: il sostegno esterno, la cabina per il cane, il modello in scala.

Per motivi non molto comprensibili Laika venne sistemata nella cabina già dalle 12 locali del 31 Ottobre. La sonda fu posta alla testa del razzo nella notte successiva. È facilmente immaginabile che la temperatura di notte, nei primi di Novembre, in una zona come quella, fosse particolarmente rigida. Comunque fino al lancio l'alloggiamento biologico fu sempre riscaldato grazie al collegamento con un tubo di aria calda. Due assistenti tennero i parametri vitali di Laika sotto stretta sorveglianza.

 

| Lancio |

 

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03.11.1957, 02:31 lancio Prostějšij Sputnik-2

 

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Il Prostějšij Sputnik-2 fu lanciato alle 02:30:42 GMT — le 07:30:42 locali — del 3 Novembre 1957  un vettore 8A91 (già utilizzato 28 giorni prima per Sputnik-1). Alle 02:39 l'ultimo stadio con la navicella, per un peso totale di 7,79 tonnellate, si pose in un'orbita terrestre con questi parametri: perigeo 225 km; apogeo 1671 km; periodo 103’ e 45’’; inclinazione 65,33°. Al momento in cui il comando da terra fece spegnere i motori dell'ultimo stadio, questi viaggiava alla velocità di 7.945,3 m/s corrispondenti a 28.603,08 km/h. Un meccanismo a molla spinse via l'involucro aerodinamico conico, due ugelli ad ossigeno mandarono indietro il satellite e stadio finale per evitare che potesse colpire tale protezione.

 

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Una volta in orbita, il sistema Tral commutò l'invio dei dati: dalla telemetria del razzo ad una sequenza ben programmata (informazione sui raggi-x solari e l'onde Lyman-α, conteggio dei raggi cosmici, dati biomedici di Laika, lettera delle temperatura da dodici punti diversi nella navicella). Transitando sopra la stazione di Schyolkovo, fra le 04:16 e le 04:31, alla terza orbita vennero ricevuti i parametri vitali di Laika. I battiti cardiaci della povera bestiola erano 260 al minuto, tre volte quelli normali per un cane. Anche il ritmo respiratorio era quattro-cinque volte superiore alla norma. Probabilmente Laika era ancora terrorizzata per il rombo dei motori al decollo e per lo "strappo" avvertito in cabina.

 

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Purtroppo il sistema di controllo termico ebbe un'avaria, sicuramente il ventilatore non funzionò e forse anche i filtri per l'anidride carbonica. Così la temperatura e l'umidità nel compartimento biologico, quando la sonda era/non era esposta al Sole, oscillavano fra valori intollerabili. Nel transito sopra la stazione 14 di Schyolkovo, fra le 07:50 e le 07:58 (quarta orbita), sicuramente la cagnolina era ancora viva. Invece dalle 09:39 (orbita cinque) non fu ricevuto nessun dato: probabilmente Laika aveva cessato di vivere fra la quarta e la quinta orbita.

 

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Gli scienziati sovietici prima accennarono che la sopravvivenza di Laika era stata di una settimana, poi di quattro giorni. Così nacquero due ipotesi sulla sua morte: "addormentata" o "gasata".

In sei orbite del primo giorno e nella terza del secondo la stazione di Schyolkovo ricevette frammenti di telemetria dai fotomoltiplicatori. Per quanto riguarda i raggi X solari i dati furono deludenti: le variazioni si potevano desumere dal cambio di filtri, ma i sensori nei fotomoltiplicatori furono scompigliati da intense radiazioni che sembravano non provenire dal Sole... Lo scienziato che aveva costruito lo strumento, S. L. Mandelstam, si rese conto che erano gli effetti di una fascia magnetica intorno la Terra.

 

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I dati "raccolti" il 7 Novembre

 

La squadra di Sergei Nikolayevich Vernov ebbe più fortuna con i due contatori GM che raccolsero dati fino al 9 Novembre. Due giorni prima venne rilevato un elevato livello di radiazione intorno ai 60° di latitudine: era la fascia magnetica più esterna fra quelle poi conosciute come fasce di Van Allen. Gli scienziati sovietici furono cauti nelle loro interpretazioni; invece gli scienziati americani, dopo aver fatto le stesse scoperte con Explorer-1 nel 1958, annunciarono che la Terra aveva "fasce" magnetiche esterne (quelle di Van Allen per l'appunto).

Tornando allo Sputnik-2, il dati degli strumenti scientifici poterono essere ricevuti solo dalle stazioni d'ascolto sovietiche in Antartide sopra la quale la navicella passava all'apogeo. Alle 23:45 del giorno 10 i trasmettitori cessarono di funzionare per l'esaurimento delle batterie di bordo.

 

- 1958 -

 

I parametri orbitali mutarono con il tempo in maniera rilevante. Il 4 Gennaio: 210 x 1356 km; 100,5’; 65,29°. Il 21 Febbraio: 200 x 140 km; 97,10’; 65,26°. Il 25 Marzo: 187 x 733 km; 93,78’; 65,23°. Infine, il 9 Aprile: 166 x 460 km; 90,78’; 65,21°. Dopo 162 giorni e 2370 orbite compiute (circa 100,56 milioni di km percorsi), alle 01:55 del 14 Aprile, Sputnik-2 rientrò nell'atmosfera sopra i Caraibi e si disintegrò per l'attrito.

 

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14.04.1958, 01:55 GMT

La scia lasciata da Sputnik-2 negli 15 secondi prima della suo completa

disintegrazione, ripresa da un astronomo dilettante a sud delle Antille

 

AGGIORNAMENTO DELL'OTTOBRE 2002:

 

Al 53° Congresso Internazionale d'Astronautica, tenuto a Houston il 10-19 Ottobre 2002, il dottor Dimitri Malashenkov (lo specialista che seguì Laika) ha finalmente detto la verità. I battiti cardiaci del povero animale arrivarono a valori pazzeschi quando il razzo decollò dal cosmodromo. In seguito il battito cardiaco si mantenne sempre irregolare, fino al suo arresto durante la terza orbita. Infatti al quarto sorvolo, i segnali trasmessi a terra dai sensori posti su Laika, indicavano la morte. La causa del decesso è stata imputata agli sbalzi termici; ma sicuramente le cinque ore in orbita in uno spazio ristretto, in condizioni di paura e solitudine estreme, furono intollerabili per un cuore già troppo sensibile (come era stato costatato dai test prima della partenza).

 

AGGIORNAMENTO DEL 18 NOVEMBRE 2004:

 

Sven Grahn ha trovato delle notizie interessanti in un documento della Cia. Lì vengono rivelate altre (e sconosciute) frequenze di trasmissione nelle prime navicelle sovietiche. Si è così appreso che Sputnik-2 utilizzava anche le frequenze di 60 e 70 MHz, il cui uso era in verità "sospettato" da molto tempo. Queste frequenze erano sicuramente riferite al Trial, il sistema telemetrico del vettore R-7.

 

RINGRAZIAMENTI:

Vorrei ringraziare l'amico Paolo Ulivi per aver gentilmente trascritto dal cirillico e tradotto in italiano le scritte dello stemma commemorativo (1). Inoltre Paolo per avermi segnalato un'importante documento della Nasa. Vorrei anche ringraziare il mio amico Gabriele ‘Kappa′. Grazie a lui i fotometri, l'idrogeno atomico e le relazioni fra frequenza (f), lunghezza d'onda (l), velocità della luce (c) sono meno oscuri. Anche se ormai sono monotono, vorrei ancora ringraziare Paolo Ulivi, che ha trovato un archivio Nasa ricchissimo di documenti pdf davvero interessanti. Fra questi c'è il “Challenge to Apollo: the Soviet Union and the space race, 1945-1974” di Asif A. Siddiqi [LINK] che mi ha permesso di comprendere molto meglio la corsa dell'Unione Sovietica nello spazio. Senza questo documento, indicato da Paolo, non avrei potuto aggiornare questa ed altre schede d'astronautica.

 

 

FONTI, RIFERIMENTI, LINK DEL MATERIALE UTILIZZATO PER QUESTA SCHEDA

 

 

x FOTO, DISEGNO, SCHEMI:

 

- foto (1): LINK;

- disegno (2): LINK;

- foto (3): LINK;

- foto (4): LINK;

- schema (5): LINK;

- foto (6): LINK;

- foto (7): LINK;

- foto (8): LINK;

- foto (9): LINK;

- foto (10): LINK;

- foto (11): LINK;

- foto (12): LINK;

- foto (13): LINK;

- foto (14): LINK;

- foto (15): LINK;

- foto (16): LINK;

- foto (17): LINK;

- immagine (18): LINK;

- schema (19): LINK;

- schema (20): LINK;

- schema (21): LINK;

- foto (22): LINK.

 

x il TESTO:  

 

• National Space Science Data Center, 1957-002A (Sputnik-2);

• Space 40, 1957-002A [nota: il testo è in ceco];

• Dogs in Space, LINK;

• Who2 Profile, LINK;

• Memorial to Laika, LINK;

• Zarya (“Sputnik - The Soviet Union's Traveller in Space”), LINK;

• Zarya (“Sputnik-2”), LINK;

• Spaceviews (“Sputnik-2: the first animal in the orbit”), LINK;

• Homepage of Don Mitchell (“Sputnik: 50 Years Ago”, “Sputnik-2”) - LINK;

• Homepage of Don Mitchell (“Sputnik: 50 Years Ago”, “Cosmic Rocket”) - LINK;

• Homepage of Don Mitchell (“The soviet exploration of Venus", “Remote scientific sensor”) - LINK;

• Homepage of Don Mitchell (“The soviet exploration of Venus", “Soviet telemetry system”) - LINK;

• RussianSpaceWeb.com, (“Sputnik-2”), LINK;

• Astronautix.com (“Enciclopedia astronautica”, “Soviet space tracking systems” - LINK;

• Sven's space place (“Soviet/Russian OKIK ground station sites”) - LINK;

• Sven's space place (“Space Frequency Listing, 8-50 MHz, Downlink”) - LINK;

• Sven's space place (“Sputnik-2 - was it really built in less than a month?”), LINK;

• Sven's space place (“Sputnik-2, more news from distant histor”), LINK;

• Sven's space place (“New revelations of frequencies for early Soviet spacecraft”), LINK;

la Repubblica del 29.10.2002, pagina 23 [vedi questo LINK];

Coelium - Astronomia, numero 55 del Settembre 2002 (“Compagni di viaggio”), pagg. 60-65;

• Planet4589.org (“Non human astronauts"), LINK;

• BBC News (“First dog in space died within hours”), LINK;

• Home.comcast.net (“Manned and man-related spaceships”), LINK [file pdf];

• Nasa Archives, Asif A. Siddiqi, (Challenge to Apollo: the Soviet Union and the space race, 1945-1974), pagg. 189-187, LINK [file pdf · 64 MB · 1034 pagine].

 

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